Colti in flagrante, tutti da bambini abbiamo negato la nostra responsabilità e addossato la colpa ad altri, anche di fronte all’evidenza. Questa pratica sembra essersi ormai estesa ad ogni ambito della società italiana, fino a contagiare anche la nostra politica e la nostra amministrazione. Possiamo vederne le drammatiche conseguenze nel corso di questa crisi epidemiologica.
In Italia ormai nessuno vuole più assumersi una responsabilità. Si parla tanto di burocrazia, di rallentamento della macchina amministrativa, ma spesso si sottovaluta quanto l’abitudine diffusa di smarcarsi da ogni decisione sia collegata a questo problema. Nessuno vuole compiere delle scelte, nessuno vuole assumersi un onere, tutti temono le infinite cause legali, i ricorsi, i reclami. A livello apicale si sente di governo e regioni che si rimbalzano le decisioni pur di evitare il malumore dell’opinione pubblica e le contestazioni; a livello quotidiano ce ne accorgiamo personalmente entrando in un qualsiasi ufficio: “non è di mia competenza”, vada nell’altro ufficio e così via.
Per evitare problemi si moltiplicano le verifiche, i timbri, le firme, controfirme, il rimpallo da un ufficio all’altro, le liberatorie anche quando ci si sottopone ad un intervento. Si esce dal recinto della prudenza, l’unico desiderio è quello di riuscire a lavarsene le mani e passare ad altri la patata bollente. In questo modo il nostro paese si è a poco a poco condannato all’immobilismo.
È chiaro che i controlli e la vigilanza sull’azione dei decisori siano importanti al fine di garantire l’equilibrio fra i poteri, allo stesso modo non possiamo giungere agli estremi che finiscono per ingolfare anche il nostro sistema giudiziario e a inceppare il funzionamento della nostra amministrazione.
La crisi attuale ne è un esempio: quando ci sono delle irregolarità devono essere verificate, corrette ed eventualmente puniti i responsabili, ma allo stesso tempo si deve anche lasciare uno spazio di azione politica, senza che il controllo possa impedire le scelte politiche, soprattutto quando sono tanto difficili e pesanti.
Dobbiamo favorire le decisioni e l’assunzione di responsabilità anche nel piccolo di un ufficio, senza che un impiegato si debba sentire Steve McQueen per averci prodotto un semplice documento firmato.