“Lo spostamento di migranti in Ruanda? Non è una iniziativa che stiamo prevedendo noi”, erano state queste le parole della premier Meloni lo scorso aprile in una conferenza stampa presso l’ambasciata italiana a Londra. https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/04/28/meloni-spostare-i-migranti-in-ruanda-noi-non-lo-prevediamo_c584a4ba-3b85-47d2-90d2-129ed2c3492c.html Nei giorni scorsi, però, la Meloni ha avuto un “cordiale incontro” con il presidente del Ruanda, Paul Kagame con il quale ha parlato ha “concordato di affrontare congiuntamente le sfide e le opportunità offerte dalle migrazioni, con approccio ampio e cooperativo”. https://www.governo.it/it/articolo/unga-il-presidente-meloni-incontra-il-presidente-del-ruanda-paul-kagame-presidente-del
Il problema migranti non lascia intravedere alcuna possibilità di soluzione. La Francia, dopo aver sospeso a ripetizione il Trattato di Schengen, ha quasi bloccato i valichi di frontiera e ha incentivato i controlli per cercare di fermare i migranti in ingresso dall’Italia (specie nella zona di Ventimiglia). E la visita a Lampedusa della premier fianco a fianco con la presidente della Commissione europea non sembra servirà a molto: il Parlamento europeo ha sospeso i negoziati sul testo per il database europeo per le richieste d’asilo e sul testo sullo screening congiunto degli arrivi a causa “dello stallo al Consiglio Ue sulla regolamentazione delle crisi migratorie”, il dossier che contiene un possibile meccanismo di redistribuzione dei migranti. Ad annunciarlo è stata l’eurodeputata del gruppo S&D Elena Yoncheva al termine dell’incontro del gruppo di contatto sull’asilo che si è tenuto mercoledì a Bruxelles.
Ma di questo i media non hanno detto nulla. Hanno preferito riportare il discorso del Presidente Mattarella che, in Sicilia per incontrare il presidente tedesco Steinmeier, dopo una visita al centro d’accoglienza di Piazza Armerina, ha parlato di “omogeneità di pensiero sul tema dei migranti, abbiamo entrambi la percezione che è un fenomeno epocale che va affrontato non con provvedimenti tampone, ma con una visione del futuro”. Lo stesso Mattarella ha però riconosciuto che “di questo si occupano i governi, non spetta a me e Steinmeier”.
Per il Presidente della Repubblica servono “soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e approssimative. Soluzioni europee da studiare approfonditamente e con serietà da parte dei governi”.
Non è stato l’unico a pensarlo. Nel suo discorso alla 78esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Segretario Generale Guterres ha ammesso che “l’Onu non funziona più e deve essere riformata subito altrimenti rischia di essere controproducente”. Secondo Guterres il mondo si trova ad affrontare nuove sfide. Diverse da quelle che avevano portato alla creazione delle Nazioni Unite dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sfide che riguardano i cambiamenti climatici “Solo nove giorni fa, molte delle sfide del mondo si sono coalizzate in un unico terribile paesaggio infernale. Migliaia di persone a Derna, in Libia, hanno perso la vita in inondazioni epiche e senza precedenti” ha esordito Guterres. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha concentrato buona parte del proprio discorso sui problemi ambientali, ma non ha dimenticato di sottolineare altri problemi: quanto è avvenuto in Libia “è una triste istantanea dello stato del nostro mondo: il diluvio di disuguaglianze, di ingiustizie, di incapacità per affrontare le sfide in mezzo a noi”. Ci troviamo “di fronte a una serie di minacce esistenziali – dalla crisi climatica alle tecnologie dirompenti – e lo facciamo in un momento di transizione caotica”. “Ci stiamo rapidamente muovendo verso un mondo multipolare”. Un cambiamento che ha degli aspetti positivi ma che potrebbe essere un rischio per la pace, perché “un mondo multipolare ha bisogno di istituzioni multilaterali forti ed efficaci. Eppure la governance globale è bloccata nel tempo”. “Il mondo è cambiato. – ha detto Guterres – Le nostre istituzioni no”. E senza un cambiamento radicale “non possiamo affrontare efficacemente i problemi così come sono se le istituzioni non riflettono il mondo così com’è. Invece di risolvere i problemi, rischiano di diventare parte del problema”.
Fino a che punto bisogna cambiare? I principi contenuti in documenti come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo UDHR o la Convenzione dei Diritti del Fanciullo, assi portanti dei diritti umani da moltissimi decenni (a dicembre saranno 75 anni dall’approvazione della UDHR) sono da rivedere? E in che termini? Pensare di riscrivere quelli che sono le basi della convivenza sul pianeta potrebbe essere un rischio di dimensioni inimmaginabili (specie considerando la qualità della classe politica internazionale e le pressioni a cui è soggetta da parte delle multinazionali). Per contro è pur vero che questi documenti vengono regolarmente violati. Le Revisioni Periodiche Universali (UPR), il meccanismo del Consiglio dei Diritti Umani che richiede che ogni Stato membro delle Nazioni Unite si sottoponga a una revisione paritaria dei propri record dei diritti umani ogni 4,5 anni, fanno emergere criticità molto serie.
E spesso proprio per problemi legati alle migrazioni. Gli USA hanno ratificato solo pochi dei 18 trattati internazionali sui diritti umani. E anche Paesi virtuosi, come quelli europei ne hanno ratificato 17 su 18: non hanno mai voluto trasformare in legge è proprio quello che riguarda la “protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”.
A febbraio il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Türk, ha espresso serie preoccupazioni per la nuova legge sulla gestione degli arrivi via mare una legge che ostacolerebbe la fornitura di assistenza salvavita da parte delle organizzazioni umanitarie di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo centrale e causare più morti in mare. Italia: La nuova proposta di legge sul salvataggio in mare mette a rischio più vite – Türk | OHCHR “Guardiamo tutti con orrore la difficile situazione di coloro che attraversano il Mediterraneo, e il desiderio di porre fine a quella sofferenza è profondo. Ma questo è semplicemente il modo sbagliato di affrontare questa crisi umanitaria”, ha detto Türk. “Più persone in difficoltà saranno fatte soffrire e più vite rischiano di essere perse perché non è disponibile un aiuto tempestivo, se questa legge viene approvata”. “La legge punirebbe efficacemente sia i migranti che coloro che cercano di aiutarli. Questa penalizzazione delle azioni umanitarie probabilmente scoraggerebbe i diritti umani e le organizzazioni umanitarie dal fare il loro lavoro cruciale”, ha aggiunto l’Alto Commissario.
Una legge che peraltro non pare aver sortito alcun effetto concreto. Come non lo hanno fatto gli accordi con la Tunisia presi dalla Meloni a braccetto con la presidente della Commissione europea e criticati da altri paesi UE. Accordi che, come quelli con la Libia o con la Turchia, sono serviti solo a far spendere soldi ai contribuenti. Ma che concretamente non sono serviti a fermare i flussi migratori.
E allora visto che pare che molti sul tema migranti siano a corto di idee, si è tornati a parlare di Ruanda…