Claudio Caligari attende quindici anni per girare il suo secondo lungometraggio, ma questa volta ha alle spalle una produzione importante, persino il sostegno ministeriale – l’opera è ritenuta meritoria da un punto di vista culturale -, l’aiuto del regista Marco Risi e la macchina produttiva della Rai. Se con Amore tossico, Caligari aveva compiuto una full-immersion nel mondo della droga, nella sua opera seconda indaga dall’interno il mondo delle rapine, dal 1979 al 1983, in un periodo caratterizzato da delinquenza comune e criminalità politica in espansione. L’odore della notte è fiction pura, interpretata da ottimi attori professionisti, mentre Amore tossico era narrazione mascherata da cinema verità, messa in scena da attori dilettanti ben preparati sulla materia trattata.
Il film racconta le vicende di un gruppo di rapinatori, come un lungo flashback narrato dalla voce fuori campo di Valerio Mastandrea, che interpreta Remo Guerra, lo spietato protagonista, un ex poliziotto diventato rapinatore per una sorta di insana passione. Remo lavora con Maurizio (Giallini), poi con Roberto (Tirabassi) e con Marco detto Il Rozzo (Bevilacqua), comincia con le rapine in strada, poi passa ad assaltare le case dei quartieri alti, in una guerra personale da borgataro nei confronti dei più ricchi e fortunati.
La pellicola è violenta e realistica, montata a ritmi forsennati, all’americana, in una sorta di noir neorealistico vediamo l’aggancio in strada delle vittime e l’ingresso nelle case per seminare terrore e trafugare gioielli e valori. Remo è un vendicatore non mascherato dei sorti subiti dalla povera gente, non fa politica e non gliene importa niente di farla, non vuole avere niente a che fare con brigatisti e terroristi, ma in fondo anche lui, con le sue azioni, punta l’indice accusatore sulle contraddizioni della società. Proprio questa consapevolezza metterà in crisi il capobanda e lo porterà a compiere errori che lo faranno arrestare per una rapina e infine riconoscere come il capo della pericolosa banda.
Caligari prende un romanzo non troppo noto di Dido Sacchettoni come Le notti di Arancia Meccanica e lo trasforma a suo uso e consumo, tra citazioni a Taxi driver (1976) di Martin Scorsese e Paul Schrader (Remo si allena a puntare e mirare con la pistola davanti allo specchio, poi con la gamba fa cadere la televisione a terra) e sequenze notturne di una Roma gelida e livida, fotografata senza concessioni alla retorica. Little Tony interpreta se stesso e viene costretto da un bandito (Giallini) a cantare Cuore matto sotto la minaccia delle armi, motivo che va a comporre una straordinaria colonna sonora, memorabile per alcuni assolo di tromba, basso tuba, trombone, sax, ma anche per pezzi di Rino Gaetano (Aida, Ma il cielo è sempre più blu) e per un Cicale di Heater Parisi che esce dallo schermo televisivo. Caligari cita pure Tom Mix in una breve sequenza con un film visto sul piccolo schermo. Poliziottesco impegnato, come dice parte della critica, ma è vero fino a un certo punto, perché Caligari rispolvera tutti i cliché di un genere e li attualizza, ma forse dobbiamo parlare più di rivisitazione del polar francese e del noir alla Fernando di Leo, ai tempi della criminalità politica.
Tecnica sopraffina, lunghi piani sequenza accompagnano le rapine ma anche la vita quotidiana della banda, molte soggettive, primi piani, panoramiche e un’intensa fotografia notturna. Attori molto bravi, soprattutto Mastandrea che ha sulle spalle gran parte della storia e se la cava con disinvoltura in un ruolo da cattivo senza redenzione. Bravi anche Giallini, Tirabassi e Bevilacqua, credibili come rapinatori di borgata, duri e spietati. Il film non ha personaggi positivi, come ogni buon noir che si rispetti. Girato quasi tutto di notte, come un on the road criminale per le strade di una Roma livida e inquietante. Cinema introspettivo, road movie nel mondo delle rapine, ma anche nell’animo di chi le compie, scandagliandone i motivi più inconfessabili.
A un certo punto Remo si sente prigioniero del bar che ha comprato, della borgata, persino del personaggio che si è creato. Si sente inutile, perché tutto sta modificandosi, comprende che anche il crimine è cambiato e che la borghesia che stanno attaccando non è più quella di un tempo. La società dei primi anni Ottanta, tra famiglie che si sfaldano e droga, non è di facile comprensione come una volta. Da non dimenticare il motivo della rivalsa sociale, il borgataro contro la borghesia, e la vendetta della società dei potenti che si organizza per catturare chi ha cercato di sfidarla dal basso. Nel finale vediamo il primo piano di Remo, arrestato dalla polizia, che pronuncia con un sorriso beffardo le fatidiche parole: “Avevo voglia di perdere”.
Unica presenza italiana nella Settimana della Critica al Festival del Cinema di Venezia 1998. A tal proposito vediamo la critica, insolitamente benevola. Paolo Mereghetti (due stelle e mezzo): “Caligari, due film in quindici anni, questa volta è convincente nel ricostruire dal basso una fetta di passato prossimo: sa raccontare, ha un tono duro e rabbioso (ma non urlato e truculento, anche se producono Marco Risi e Maurizio Tedesco), e un occhio acuto e antitelevisivo. Piccole pecche: qualche citazione cinefila inutile (Assalto al treno, nientemeno) e una voce over fin troppo letteraria, come se avesse paura di fare del puro e semplice cinema di genere”.
Roberto Poppi (I Registi): “Film molto ben girato che cerca di riprendere il discorso avviato dal cinema poliziottesco degli anni Settanta, ma con le ambizioni stilistiche dell’autore con la A maiuscola”. Marco Giusti (Stracult): “Ossessivo, strano, in parte riuscito, diventa un piccolo cult coatto romano, grazie anche al suo cast fantastico. Rispetto al gemello, produttivamente, ma anche come ispirazione, Ultimo capodanno, è forse di minor culto, ma più riuscito, anche economicamente. Va a ruba nelle videoteche romane”. Una critica che lascia il tempo che trova, anche perché secondo Giusti la scena migliore del film sarebbe quella della rapina a Little Tony, quando Giallini gli impone di cantare Cuore matto e lui stona. E il resto? Forse non l’ha visto… Morando Morandini concede due stelle senza motivare. Pino Farinotti una soltanto, per via di un gergo – vero e metaforico -intollerabile. E le critiche sciatte, invece?
Regia: Claudio Caligari. Soggetto: Dido Sacchettoni (liberamente ispirato al romanzo Le notti di Arancia Meccanica, Tullio Pironti Editore). Sceneggiatura: Claudio Caligari. Fotografia: Maurizio Calvesi. Montaggio: Mauro Bonanni. Direttore di Produzione: Luciano Lucchi. Coordinamento alla Produzione: Paolo Buzzurro. Musiche: Pivio – Aldo De Scalzi. Edizioni Musicali: Emi – Music Publishing Italia. Scenografia: Maurizio Marchitelli. Costumi: Tiziana Mancini. Suono in Presa Diretta: Tommaso Quattrini. Aiuto Regista: Gianluca Mazzella. Produttori: Marco Risi, Maurizio Tedesco per Sorpasso Film, in collaborazione con Rai Radiotelevisione Italiana. Segretaria di Edizione: Fabrizia Iacona. Ispettori di Produzione: Elisabetta Garampi, Teo Casani. Segretari di Produzione: Giorgio Gasparini, Antonio De Santis, Antonio Spoletini, Serena Tedesco, Elena Boero. Operatore alla Macchina: Roberto Ruzzolini. Assistente Operatore: Alessandro Gentili. Aiuto Operatore: Luigi Conversi. Amministratori: Marina Angeli, Patrizia Mastrofini, Carlo Caputo, Marco Lupi. Assistente alla Regia: Giulia Mibelli. Coordinatore Scene Acrobatiche. Riccardo Mioni. Acrobati: Stefano Mioni, Emiliano Novelli, Mario Novelli, Ivano Silveri. Assistenti al Montaggio: Maurizio Palmisano, Antonella Lombardi, Sante Discepoli. Fotografo di Scena: Stefano Montesi. Assistente Scenografo: Cinzia Lofazio. Arredatrice: Laura Casalini. Aiuto Scenografo: Loredana Raffi. Attrezzisti: Franco Costantini, Luciano Tarquini. Aiuto Costumista: Cristiana Dell’Uomo. Assistente Costumista: Barbara Spoletini. Sarta: Gabriella Morganti. Assistenti Truccatori: Mario Pegoretti, Gaia Banchelli. Parrucchiera: Alberta Giuliani. Microfonista: Giancarlo Laurenzi. Capo Squadra Elettricisti: Massimo Millozzi. Elettricisti: Marco Raimondi, Raffaele Pette. Capo Squadra Macchinisti: Onofrio Massimo Galliano. Macchinisti: Maurizio Benvenuto, Luigi Rocchetti. Gruppista: Giovanni Battista Squillace. Autisti: Marino Biancifiori, Gino Refe, Claudio Mattia, Eugenio Notarianni. Effetti Speciali: Zed Sfx, Ditta Battistelli, Germano Natali. Armieri: Ditta Battistelli. Costruzioni: Bernardino Zapponi, Nuova Scenografia Italia. Direzione del Doppiaggio: Marco Mete – SEFIT CDC. Assistente al Doppiaggio: Ivana Fedele. Sviluppo e Stampa: Technicolor. Tecnico del Colore. Carlo La Bella. Edizione, Doppiaggio e Sonorizzazione: Fono Roma. Fonico del Doppiaggio: Maurizio Petroni. Fonico Mixage: Alberto Doni. Montaggio AVID: Grande Mela, ID4 Digital Entertainment. Titoli e Truke: Videogamma. Telecinema: Augustus Color. Effetti Speciali Sonori: Soundtrack di Luciano e Massimo Anzellotti. Registrazione Musicale: Studio Orange (Genova). Tromba Solista: Andrea Pandolfo. Basso Tuba: Leonardo Combriati. Bombardino: Salvatore Combriati. Trombone: Antonio Olivieri. Tromba: Salvatore Lavena. Macchine da Presa e Mezzi Tecnici: Arco Due. Steadycam: Steady Master Service. Trasporti: Transport Cine TV. Lampade e Gelatine: Ditta Alessio Petracca, Elettroenergy, Bianconi. Pellicola: Kodak. Nastrio Magnetici: Tape Magnetic Sound. Laboratorio Fotografico: Cinefoto Service di Cavicchioli. Arredamento: Postiglione, Cinears, Immaginoteca, Rancati, G.R.P., Tonino Testa, Imel Service, Artigiana Arredamento e Tappezzieri, Antiquariato Europeo, Mcs. Props Management: Show Time. Piante e Fiori: Nuova Rossiello. Costumi: Wilma Silvestri, Sartoria Nori, Ferroni. Calzature: CCT. Auto di Scena: Ata, 21st Agency. Catering: Immobiliare Micol. Assicurazione: Ina Assitalia. Collaborazione: Ufficio del Cinema Comune di Roma, Banca nazionale del Lavoro – Filiale di Roma Nord, Roy De Vita, Alberto Gozzi, Antonino Caruso Argenti, Artemide, Bitossi Diffusione, Com Studio Linea, Daewoo Electronics Italia, Dionisio Anselmo Cravatte, Coloma Clips, Chiarugi by I. F.C., Fontana Arte, Flos Artluce, F.lli Marzi, Gioielli Moonlight Firenze, G.P. Ricami Firenze, Giuggiù di Angela Caputi, Lisa Tibaldi Couture, Pepe Pelliccerie Alta Moda, Richard Ginori 1975, Confezioni Siriem, Sitel, Occhiali Harley-Davidson, Occhiali Guess, Swarosky Internazionale d’Italia. Canzoni: On Broadway (Barry Mann/ Larry Leiber/ Cynthia Weil/ Mike Stoller), Boogie Takeover (D. Runswich), Shake Shake Shake – Shake Your Booty (H. W. Casey, R. Finch), Getaway (Beloyed Taylor, Peter Cor), Cuore Matto (A. Ambrosino, T. Savio – eseguita da Little Tony), Cicale (De Vita, Testa, Silvio Testi, Miseria, Ricci – eseguita da Heater Parisi), Ma il cielo è sempre più blu (Rino Gaetano), Aida (Rino Gaetano). Interpreti: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Giorgio Tirabassi, Alessia Fugardi, Emanuel Bevilacqua, Francesca D’Aloja, Little Tony, Giampiero Lisarelli, Elda Alvigini, Federico Pacifici, Stella Vordemann, Lele Vannoli, Marino Bellanich, Serena Bonanno, Claudia Botticelli, Giuseppe Calcagno, Silvano Camerini, Lorenzo Cantorio, Eolo Capritti, Anna Casalino, Fabrizio Casula, Alessandro Cavalieri, Cristiana Ciacci, Sebastiano Colla, Ginevra Colonna, Giorgio Conti, Massimiliano D’Epiro, Viviana Di Bert, Mario Donatone, Clemenza Fantoni, Pino Ferrara, Fabrizio Ferri, Susanna Forgione, Renzo Granelli, Patrizia Leonet, Luciano Luminelli, Cosimo Mamone, Elena Marchesini, Marcello Mazzarella, Giuseppe Mille, Stefano Molinari, Antonio Obino, Mario Patanè, Antonella Pierangeli, Claudio Pierantoni, Augusto Poderosi, Elena Poli, Renzo Rossi, Tecla Silvestrini, Nicola Siri, Natale Tulli, Mimmo Valente, Eva Vanicek, Marina Viro, Catherina Zago.