Lontano dagli occhi (1962 – 1964): il film inedito di Cavallone di cui è rimasta soltanto la sceneggiatura

Articolo di Gordiano Lupi

Regia: Alberto Cavallone. Soggetto e Sceneggiatura. Alberto Cavallone, Sergio Lentati, Massimo Magrì. Fotografia. Graziano Cappelli. Assistente Operatore: Dante Spinotti. Montaggio: Gianni Mazzotti. Musiche: Lino Patruno. Produzione. Nuovo Mondo Cinematografico. Interpreti: Paride Calonghi, Sergio Lenatti, Arturo Corso, Ornella Sannoner.

Lontano dagli occhi è la prima fiction di Cavallone, ma è un film ancora più irreperibile di Maldoror, un lavoro inedito di cui è rimasta solo la sceneggiatura, ritrovata da Paolo Mereghetti. Pure la sceneggiatura è incompleta, proprio come il film, perché Cavallone scrisse altre due parti a fine riprese, ma non le girò. La pellicola non è stata mai distribuita. Per sapere qualcosa dobbiamo risalire alla fonte autentica, a un’intervista rilasciata dal regista a Nocturno Cinema nel 1997. Si tratta di un film sui crimini nazisti e sul fatto che la Germania stava cominciando a prendere coscienza degli orrori compiuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Interprete principale è Paride Calonghi nei panni di un giornalista dell’Unità che da Milano si reca a Francoforte per raccontare il processo ai criminali nazisti organizzato in un chiesa sconsacrata.

Il giornalista incontra un amico che lavora per un’industria della nuova Germania e una donna che è stata una sua vecchia fiamma e che per motivi oscuri si trova ricoverata in clinica. Calonghi è il solo attore del film – a parte un amico tedesco che incontra a Francoforte – che si avvale di molti inserti documentaristici quasi da mondo movie sul nazismo. Gli interpreti sono persone reali che non recitano ma mettono nel film la propria realtà. “Un film strano per l’epoca. Furono filmati gli interrogatori dei criminali, le reazioni della gente…”, ricorda Cavallone. La produzione era inesistente, un vero e proprio film a zero budget, con regista e attori che si tassarono per poterlo realizzare. Cavallone ricorda che per risparmiare si fece Milano – Francoforte in Cinquecento e che interpretò un piccolo ruolo nei panni di un prete.

In realtà i produttori erano Canevari e Colombo, amici di Cavallone al punto di fare i testimoni alle sue nozze con Maria Pia Luzi (Jane Avril), che il regista conobbe proprio in quel periodo dirigendola in Caroselli Dulciora e San Pellegrino. La Nuovo Mondo Cinematografico di Canevari e Colombo avrebbe dovuto distribuire Lontano dagli occhi, da loro coprodotto insieme al regista e a suo padre, dirigente Rinascente e proprietario della Itve che realizzava documentari e pubblicità. Non abbiamo certezze sulla data del film, perché il regista nega che sia stato girato nel 1962 – come risulta da quasi tutte le filmografie – ma lo ricorda come un lavoro del 1963 – 64. Gran parte della sceneggiatura racconta il processo ai criminali nazisti, rubato per frammenti, con lo scopo di condannare il nazismo. Un semidocumentario, di fatto, ricco di materiale di repertorio, condito da un pizzico di erotismo, girato con lo stile della nouvelle vague.

Il processo viene filmato dal vero con una 16 mm. nascosta nella borsa, ma quasi tutto il film viene girato a Francoforte, esterni con il protagonista, sfondi, torre di Hellinger e altri spaccati di colore locale che insistevano sulla distruzione bellica dei quartieri ricostruiti all’americana. Altre scene vennero girate a Milano: il protagonista va a trovare la ragazza in ospedale, la grande festa… ma il nocciolo duro del film è il racconto del processo nazista da parte di un giornalista comunista in crisi. Cavallone voleva raccontare in maniera indiretta quel che gli stava a cuore, senza eccedere nella fiction. Tra i tecnici ricordiamo Dante Spinotti (assistente operatore), Graziano Cappelli (direttore della fotografia), Gianni Mazzotti (montaggio). Il film è ispirato alla lezione civile di Michelangelo Antonioni, molte scene (tutto quel bianco in ospedale, per esempio, ricorda Notte) sono condizionate dall’opera del grande regista. La Nouvelle Vague è un altro movimento che ispira il regista, interessato soprattutto a fare un racconto politico. Il regista non ha mai girato la scena dell’incontro con un prete e il rapporto sessuale con una spogliarellista. Il finale è sospeso, tipico di un lavoro sperimentale, già molto cavalloni ano anche nel messaggio: “L’uomo è violento e ha paura di morire. Per tenere lontana la morte uccide il suo prossimo”.

Lontano dagli occhi non fu distribuito per motivi economici. Subito dopo registriamo un progetto incompiuto che doveva avere tra gli interpreti Gian Maria Volonté, Jane Avril e Corrado Pani, una coproduzione italo – tunisina che non decollò mai, ispirata alla lettura di Composizione nr. 1, un romanzo sperimentale scritto dal francese Marc Saporta. I produttori non capirono il senso di un’operazione che sembrava troppo surrealista e irrazionale per essere redditizi sul piano economico.

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