La sola cosa straordinaria di questa modesta commedia italiana, senz’arte né parte, è il fatto che i due autori (Miccichè e Bonifacci) – il secondo responsabile anche di una sceneggiatura piena di incongruenze – siano stati candidati al David di Donatello come migliori registi esordienti. Il film narra la storia di David (Leo), aspirante scrittore che si adatta a inventare pubblicità per il presidente di un’azienda trentina (Marescotti), ingenuo quanto basta per finire nel mirino di un truffatore professionista come Marcello (Giallini) e delle complici Ellen (Menghia) e Mitra (Bor) che lo riducono sul lastrico, facendolo licenziare. David ritrova Marcello che si spaccia per cantante della band Loro (da qui il titolo, perché la gente si chiede: Loro chi?) e continua a truffare tutti, persino i mafiosi. David e Marcello mettono insieme una gigantesca stangata ai danni della città di Trani, facendo credere al sindaco che la cittadina pugliese è stata candidata come set di una fiction televisiva; non contenti i due nuovi amici rapinano la vecchia azienda per cui lavorava l’aspirante scrittore. Inutile dire che il truffatore resterà inaffidabile, ma insegnerà qualcosa a David che ingannerà un redattore editoriale bonaccione come Catania, pronto a pagare cinquantamila euro per un romanzo (in quale mondo?) inesistente. Siamo alle solite, non facciamo più commedia all’italiana, ma commedie italiane, se la prima definizione era sintomo di qualità, la seconda significa prodotto scadente, pronto per i passaggi televisivi, più farsa che commedia, dalla comicità ai minimi sindacali. Gli attori sono bravi, anche se Giallini resta ingabbiato nella parte del trucido arrogante e si mette persino a imitare Totò quando storpia il cognome di Gallinari nei modi più assurdi. Edoardo Leo sfoggia il solito cliché da imbranato belloccio che diventa improvvisamente furbo; Casagrande è sprecato come maresciallo dei carabinieri, mentre Marescotti è il solito commenda nordico che dirige un’azienda. Menghia e Bor sono due bellezze di contorno senza lo spessore di attrici, al massimo aspiranti modelle, ma quello serve, pare. Loro chi? Non è certo un’idea originale, tutto parte da La stangata del 1973, rivisitata dalla commedia all’italiana in diverse occasioni, da Gli amici di Nick Hezard (1976) di Fernando di Leo a In questo mondo di ladri (2004) dei fratelli Vanzina. Inutile dire che chi ha preceduto Miccichè e Bonifacci – che almeno dimostrano conoscenza cinefila – ha fatto di meglio. Questo passa il convento, purtroppo.
Lingua Originale: Italiano. Durata: 95’. Genere: Commedia. Paese di Produzione: Italia, 2015. Regia: Francesco Miccichè, Fabio Bonifacci. Soggetto e Sceneggiatura: Fabio Bonifacci. Fotografia: Arnaldo Catinari. Montaggio: Patrizio Marone. Musiche: Gianluca Misiti. Scenografia: Paola Bizzarri. Costumi: Daniela Ciancio. Produttore: Roberto Sessa. Casa di Produzione: Picomedia. Distribuzione (Italia): Warner Bros Entertainment Italia. Interpreti: Edoardo Leo (David), Marco Giallini (Marcello), Catrinel Menghia (Ellen), Lisa Bor (Mitra), Ivano Marescotti (il presidente), Vincenzo Paci (Melli), Antonio Catania (editore), Maurizio Casagrande (maresciallo Gallinari), Susy Laude (Cinzia), Patrizia Loreti (zia David), Uccio De Santis (sindaco), Pippo Lorusso (Gerardo), Alice Torriani (Antonella Zerbini), Mimmo Mancini (Don Ferrante).