Lucio Fontana: i tagli nella superficie dell’Essere

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 7 settembre 1968 muore a Comabbio, in provincia di Varese, Lucio Fontana. Nato in Argentina, nella città cosmopolita di Rosario di Santa Fe nel 1899 affronta e dà vita al tema del «taglio» nella sua pittura, soprattutto, in quanto i «tagli» che sono sempre ferite non mancarono nella vita dell’artista. Le ferite della separazione dei suoi genitori quando Lucio era ancora piccolo; l’allontanamento della madre; i numerosi anni in convitto. Affidato allo zio materno, il giovane Lucio Fontana, studia in Italia presso l’Istituto Tecnico Carlo Cattaneo di Milano – scuola di capomastri e costruttori edili – e contemporaneamente al Liceo Artistico annesso all’Accademia di Brera. Nel 1916 è ammesso alla Scuola Superiore di Arti Applicate all’Industria, nel Castello Sforzesco, dove studia presso la sezione di architettura.

Nella formazione umana, culturale, pittorica del grande artista si incastona il fascino per il barocco. Lucio Fontana amava affermare che l’arte del barocco ha saputo rappresentare l’inizio della rivoluzione scientifica dando il senso visivo dell’infinito.

Così come nelle sue opere Lucio Fontana – specialmente nelle sue tele intitolate «Concetto spaziale. Attesa»» attraversate da squarci e tagli – esse intendono rappresentare ma soprattutto esprimere un «gesto» che lascia audacemente un «segno». Un «segno» che «eterna» il modo di essere dell’artista in quel momento. Un «segno», una «ferita» che è un varco aperto rispetto al «di qua», dove siamo noi. «Concetti spaziali» che sono, che diventano, che si fanno pensieri.

Per capire l’origine dei «tagli» bisogna utilizzare e servirsi di ben due chiavi di lettura. La prima è che esse furono l’invenzione, il gesto creativo di un uomo, che era anche uno scultore; l’arte pittorica di Fontana procede dalla pittura futurista e in particolare da Umberto Boccioni, un artista da cui prende il «movimento». Infatti, l’elemento caratterizzante la pittura dei tagli di Fontana sta tutta nel fatto che la sua non è solo pittura, ma la sua è una scultura pittorica. La seconda chiave di lettura muove dalla teoria sulla relatività di Einstein e dalla competizione tecnologica e spaziale tra USA e URSS. I «tagli» di Fontana sono e rappresentano lo «spazio che continua».

La pittura dei «tagli» di Lucio Fontana ci induce a guardare, prima o poi, ma a guardare nelle «cicatrici» del nostro essere, del nostro vivere. Uno sguardo, uno scavo, un «taglio» per capire cosa potrebbe esserci al «di là» di quel «taglio», di quel «segno» che attraversa e squarcia la tela: l’immagine della tessitura della nostra esistenza.

Related Articles