Il 2020 è ed avrebbe dovuto essere il 250esimo anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven. Un anno di feste, concerti, celebrazioni in onore di uno dei più grandi geni musicali ma che quest’epidemia globale ha bloccato e fermato.
Beethoven è contemporaneo ma anche lettore di Immanuel Kant, Johann Wolfgang von Goethe e di Friedrich Schiller. Egli nasce a Bonn, nel 1770. La sua famiglia ha origine fiamminghe. «Sin dall’infanzia – scrive in una lettera datata 1811 – il mio zelo nel servire nel servire in qualsiasi modo la nostra povera umanità sofferente attraverso la mia arte non è mai sceso a compromesso con alcuna motivazione meno nobile». Per realizzare compiutamente tale esigenza espressiva ed artistica, Ludwig van Beethoven, si dedica soprattutto alla musica strumentale: al centro della sua produzione si trovano 32 sonate per pianoforte, 9 sinfonie (la Nona Sinfonia rappresenta la sintesi definitiva di tutte le componenti facenti parte il «linguaggio» e l’«arte» di Beethoven: l’idea di celebrare ed omaggiare il raggiungimento della gioia viene realizzata mettendo in musica l’Inno alla gioia di Friedrich Schiller) e 16 quartetti per archi. Molto più ridotta la sua produzione vocale comprendente un’unica opera: il tormentato Fidelio.
Nel corso della sua produzione sono riconoscibili tre diversi stili: quello giovanile, che raggiungendo il pieno controllo dello «stile viennese», ne rielabora i modelli; quello «eroico» e i cosiddetti «anni di transizione» (1809-1814); lo stile «ascetico» ed «enigmatico» delle sue ultime produzioni.
Per Ludwig van Beethoven, il più importante musicista dell’epoca, la musica è l’unico modo per esprimere la sua grande fantasia.
Muore il 26 marzo 1827 a Vienna. Il suo funerale, celebrato il 29 marzo, è un grande avvenimento pubblico. Le scuole quel giorno vengono chiuse, e la salma è accompagnata al cimitero da circa 20.000 persone.
Le opere di Beethoven sono un «mito» per tutto l’Ottocento e le sue sinfonie sono ancora oggi considerate l’essenza stessa della musica.