La visione di Sono tornato di Luca Miniero (2018) mi ha fatto venire la curiosità di andare a vedere il tedesco Lui è tornato, tratto dal best-seller omonimo di Timur Vermes. Devo dire che il film italiano non è un remake ma un plagio bello e buono dell’opera germanica, con Mussolini nei panni di Hitler, togliendo qualche parte (per esempio Mussolini non scrive libri di successo) e modificando alcune situazioni, di fatto rifacendo lo stesso film in salsa italiana. Non solo, il film tedesco mette in guardia contro i pericoli di un nuovo Hitler, dispensa una buona dose di ironia, crea un sottofinale con il giornalista che vorrebbe uccidere Hitler per liberarsi delle sue paure, infine non fa mai capire che il redivivo dittatore nazista quando parla potrebbe anche avere ragione. Il populismo è alla base del successo televisivo di Hitler, così come la sua interpretazione e le sue parole non sono mai prese sul serio da chi ascolta, ma si cerca di fare ironia e imbastire gag comiche. Premesso che parlare di un ritorno di Hitler in Germania è sempre pericoloso, diciamo che Wnendt e Vermes trattano il tema con maggior consapevolezza di Miniero e Guaglianone, soprattutto con più delicatezza e comicità, senza cadere in tentazioni assolutorie o compiaciute revisioni politiche. Oliver Masucci interpreta Hitler con un taglio serioso che contrasta con le cose che dice e con le reazioni delle persone, così come in certe sequenze recita improvvisando in mezzo alla gente e viene quasi aggredito. Fabian Busch nei panni dell’inetto giornalista televisivo scopritore di Hitler è ben altra cosa rispetto a Frank Matano, se non altro siamo in presenza di un vero attore. Fotografia d’un color ocra anticato; montaggio rapido, a tratti la fiction è interrotta da sequenze documentarie in presa diretta (alcune realistiche); colonna sonora a base di valzer e musica classica. Distribuito in Italia da Netflix, dove è possibile vederlo. Un film come Lui è tornato non è utile a nessuno, tanto meno il romanzo, ma almeno sono due prodotti che hanno il pregio dell’originalità, mentre il remake italiano adattato a un ipotetico ritorno di Mussolini è soltanto un plagio di un’idea altrui. Basta vedere in sequenza i due film per rendersi conto che Sono tornato è un remake peggiorativo di Lui è tornato, quindi risulta incomprensibile che sia stato assegnato il Premio Flaiano a una sceneggiatura che non presenta alcuna originalità. Misteri del cinema italiano.
Regia: David Wnendt. Soggetto: Timur Vermes (romanzo). Sceneggiatura: David Wnendt, Johannes Boss, Minna Fischgartl, Timur Vermes.Fotografia. Hanno Lentz. Montaggio: Hans Funck. Musiche: Enis Rotthoff. Produttori: Lars Dittrich, Cristopher Muller. Distribuzione (Italia): Nexo Digital. Durata. 116’. Genere: Fantastico. Interpreti: Oliver Masucci (Adolf Hitler), Fabian Busch (Fabian Sawatzki), Christopher Maria Herbst (Christoph Sensenbrink), Katja Riemann (Katja Bellini), Franziska Wulf (Vera Krömeier), Michael Kessler (Michael Witzigmann), Thomas Thieme (Karmer), Lars Rudolph (edicolante), Frank Plasberg (se stesso), Bernardo Arias Porras (ragazzo goth).