Il 10 dicembre 1934 muore a Roma Luigi Pirandello, Premio Nobel per la Letteratura nel 1934. Pirandello è un «classico» della Letteratura universale perché è stato, e tramite la sua opera continua ad essere, un acuto, attento, saggio indagatore dei costumi borghesi e della coscienza dell’uomo. Uno scrittore di novelle, romanzi e di teatro nelle cui pagine ha messo in scena «smascherandola» la crisi epocale che ha investito e che tuttora investe l’uomo contemporaneo. Un uomo e letterato saggiamente inferocito contro le convenzioni sociali, il perbenismo borghese che vestono e coprono la nostra individualità. Una delle sue grandezze è stata quella che davanti alla miseria morale dell’uomo e alle «maschere» sotto le quali tutti cerchiamo ripetutamente di nasconderla, è stato capace di provare anche pietà: di qui il suo riso amaro e l’umorismo, parola e punto cardine della sua poetica.
Raggiunge il successo nel 1904 con il romanzo «Il fu Mattia Pascal». Un romanzo scritto di notte, al capezzale della moglie Antonietta, impossibilitata a muoversi per la paresi che l’aveva colpita alle gambe. Un romanzo che apre le pagine del nuovo secolo e che dischiude alla Letteratura un nuovo modo di raccontare le storie o meglio la nostra «doppia identità».
Nel dramma incompiuto I giganti della montagna, steso intorno al 1933, Pirandello esplora la possibilità di una redenzione dell’umanità per mezzo dell’Arte, interrogandosi sul destino dell’Arte stessa nella moderna società del profitto, della tecnica.
In quest’anno dantesco, il settecentesimo dalla morte del sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321), non si può non ricordare l’eccezionale scoperta fatta nel 1995 quando nella Biblioteca Apostolica della Santa Sede fu trovata e rintracciata una copia della «Divina Commedia» annotata di proprio pugno da Luigi Pirandello, dai più ritenuto agnostico e poco interessato alle questioni teologiche. La scoperta fu fatta da Giuseppe Bolognese, docente di Letteratura italiana e stilistica comparata all’Università di Adelaide in Australia. Il professor Bolognese ha scoperto, infatti, che l’autore, tra l’altro, di «Uno, nessuno e centomila» non era interessato solamente interessato al simbolismo ed esoterismo dell’Infermo ma soprattutto alla cantica del «Paradiso» (cfr. Luigi Pirandello, Chiose al «Paradiso» di Dante. Edizione critica, introduzione e note a cura di Giuseppe Bolognese, Edizioni San Paolo, 1996). L’ esame del commento inedito (ricco di dati storici e puntualizzazioni scientifiche e teologiche) dimostra una grande conoscenza del sommo poeta Dante.