L’ultima casa

Articolo di Massimo Rossi

La dimora è come lo scrigno dei pensieri e delle emozioni. Si nasce in casa dei genitori e si cresce dove, di fatto non si è scelto di stare, ma si è accettato di stare e si è amato dove stare. La casa dei genitori è la partenza ed è la casa delle fantasie e delle coccole. È la casa che non si dimenticherà mai, quella dove si è giocato e studiato, pianto e riso, aspettato Babbo Natale e capito che non esiste. La casa dove chiudi gli occhi la sera e sai che sei come in una fortezza. Nessuno mai potrà toccare quella pace e quella tranquillità. La casa della tua infanzia, della tua adolescenza e della giovinezza sino al diploma ed anche oltre. Sarà la casa del cuore. Di seguito c’è la casa della costruzione. Si intraprende un cammino da soli o in coppia e si ha la casa della costruzione. Quella dove il cammino della vita si fa più arduo, dove si pagano le bollette, gli affitti ed i mutui.

Dove se si è in coppia si fanno nascere i figli e dove si da loro quello che c’è stato dato a noi. Talvolta, quella casa resta l’ultima che prima è piena e poi si svuota, ma non è sempre così. Talvolta, la vita ci porta a desiderare ed abitare un’altra dimora in età non più giovane. La casa dell’anima. La dimora dove vi è il riposo di tutta una vita e dove si celebrano i vizi e le virtù. La casa della calma e della pace. La casa in cui la serenità arriva e poi è seguita dalla morte. La morte non è che una tappa che va accolta con serenità. La morte è la pienezza dello spirito e la fine di una presenza in terra. In questa casa dell’anima si sfugge a tutti i bisogni e restano solo le naturali essenze. L’uomo per salvarsi deve abbattere i muri dei bisogni etero imposti e percorrere le vie delle necessità genuine e vere. Il resto è solo perdita di tempo ed il tempo non si perde, ma si trascorre.

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