Franco Amore sta per andare in pensione ma prima di farlo può cambiare la sua vita grazie a una collaborazione con la mafia cinese, un lavoretto facile, basta scortare un carico di diamanti e due delinquenti dall’aeroporto di Milano fino al luogo della consegna. Per far questo serve un complice poliziotto, individuato nell’amico Dino, che collabora alla missione perché ha bisogno di soldi per crescere un figlio dopo essere rimasto solo a causa della morte della moglie. Tutto si svolge nel corso dell’ultima notte di lavoro del poliziotto Franco Amore e non è lecito raccontare altro perché la storia vive di colpi di scena e di evoluzioni sorprendenti. La pellicola è stata accolta dalla critica con un entusiasmo eccessivo, almeno pari al disprezzo che a suo tempo ricevevano piccoli capolavori come La mala ordina e Milano Calibro 9 (per tacer de Il boss) di Fernando di Leo. In realtà la sola cosa che si ricorda in positivo del film è la panoramica iniziale sulla città di Milano, un lungo piano sequenza che ci conduce in casa Amore, dove si sta festeggiando la pensione del poliziotto. Tutto il resta sono banalità in salsa televisiva, una storia mal scritta e peggio sceneggiata, con un lavoro psicologico sui personaggi a livello fumettistico, una fotografia cupa e notturna, una colonna sonora fastidiosa e un suono in presa diretta che si mangia mezzi dialoghi. Vogliamo aggiungere che non è obbligatorio sapere il calabrese quando si va al cinema e che forse qualche sottotitolo avrebbe agevolato la comprensione della pellicola? L’ultima notte di Amore è la fiera dell’irreale versione cinematografica, dove quasi ogni cosa che accade è impossibile, ma il regista la fa accadere. Sequenze interminabili, scena del crimine nella quale un poliziotto si muove come un elefante in una cristalleria, improvviso colpo di scena che cambia i caratteri di tutti, sia di una moglie remissiva (Caridi) che di un poliziotto bonaccione. Pierfrancesco Favino è bravo, fa vendere di tutto (persino Il colibrì!), basta mettere in bella vista il suo nome (a caratteri cubitali), prima del titolo e prima del regista. In un film come questo, però, fatica pure lui a rendere credibile il personaggio, ma la critica è entusiasta – quindi va bene -, promuove pure un regista dilettante come Andrea Di Stefano, affermando che è l’erede di Fernando di Leo e di Umberto Lenzi. Ma avete mai visto un film poliziesco italiano degli anni Sessanta, signori della critica? Vi consiglio di farlo. Non può che farvi bene. Magari vi apre gli occhi e vi fa rendere conto che L’ultima notte di Amore è soltanto un modesto television – movie, un giallo televisivo di pessima fattura, una storia piccola dilatata per 124 inutili minuti, che un montaggio più accurato avrebbe sforbiciato a dovere …
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Andrea Di Stefano. Musiche: Santi Pulvirenti. Fotografia: Guido Michelotti. Costumi: Roberta Frangella. Produttore: Marco Cohen, Marco Colombo, Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Fabio Lombardelli, Francesco Melzi d’Eril, Daniel Campos Pavoncelli. Produttore Esecutivo: Alessandro Mascheroni. Casa di Produzione: Indiana Productions, MeMo Films, Adler Entertainment, Vision Distribution. Distribuzione (Italia): Vision Distribution. Paese di Produzione: Italia, 2023. Durata: 124’. Genere: Thriller. Interpreti: Pierfrancesco Favino (Franco Amore), Linda Caridi (Viviana), Antonio Gerardi (Cosimo Forcella), Francesco Di Leva (Dino), Matilda Vigna (Nureyev), Camilla Semino Favro (Daria Criscito), Martin Francisco Montero Baez (Ernesto), Carlo Gallo (Tito Russo), Mauro Negri (medico legale), Fabrizio Rocchi (Lupo), Katia Mironova (Rodica), Chandra Vivian Perkins (Sharon), Noemi Bertoldi (Anna).