Un film onirico e psichedelico che risente della temperie culturale dei primi anni Settanta, prodotto nel 1971, ostacolato dalla censura che permette l’uscita solo nel 1972, dopo alcuni tagli, non tanto per il contenuto erotico quanto per il messaggio anticlericale e contro la società dei consumi, giudicato estremo. La storia, in rapida sintesi. Maddalena è una moglie che lascia morire il ricco marito, dopo un incidente stradale, per liberarsene e vivere in maniera dissoluta con un gruppo di depravati. Una sera i singolari amici rapiscono un prete per fare un insolito dono d’amore alla donna; Maddalena finisce per innamorarsi del religioso e per metterne in crisi la vocazione. Il prete cambia parrocchia, dopo un’omelia recitata di fronte a Maddalena che si aggira tra i fedeli e lancia sguardi furtivi, per finire in una piccola chiesa affacciata su un Autogrill Pavesi (uno dei primi). Maddalena continua a tentare il prete, nel frattempo vive una breve storia di sesso con un pescatore, infine convince il religioso a liberarsi dalla tonaca e a tuffarsi con lei nel mare. Il prete sceglie il suicidio tra le onde, mentre la macchina da presa insiste su Maddalena in primo piano che approda disperata, tra i flutti che bagnano il corpo seminudo.
Un film non del tutto risolto dal punto di vista della regia e della sceneggiatura, salvato da un montaggio onirico e non consequenziale di Franco Arcalli, che s’inventa la ripetitività delle sequenze, vissute come in un sogno peccaminoso. La scena dell’incidente d’auto con la morte del marito viene inserita in due occasioni, sia in tempo reale che nel ricordo, inoltre Maddalena viene raffigurata con i capelli biondi quando rappresenta il peccato e la tentazione. Film girato con grande uso dei primi piani, soprattutto dell’affascinante protagonista, molte soggettive e scene riprese con la macchina a mano per conferire realismo. Si ricordano una sequenza tra i detenuti che si approfittano del corpo di Maddalena allungando le mani tra le sbarre, il rapporto in barca con il pescatore sotto un sole bruciante, la parte iniziale con Maddalena che danza flessuosa con sottofondo al piano di Morricone, il finale tra le onde e lo sguardo intenso dell’attrice … Il film vive tutto sulla straordinaria interpretazione di Lisa Gastoni (avrebbe rifiutato Anonimo veneziano – nonostante le insistenze di Enrico Maria Salerno – per fare questo ruolo), onnipresente e sensuale presenza erotica di donna tentatrice dal nome che segna un destino. Eric Woofe – unica interpretazione in carriera – non è il massimo dell’espressività nei panni del prete tentato dal peccato, troppo legnoso e uniforme in un ruolo che avrebbe meritato maggior tormento psicologico. Paolo Bonacelli è citato nei titoli ma si intravede in un paio di sequenze iniziali, poi scompare; Ernesto Colli – attore caro a Fernando di Leo – è uno dei carcerati eccitati dalla presenza erotica di Maddalena; Ivo Garrani è un marito sofferente che vediamo per poche sequenze; Ermelinda De Felice è una donna matura che partecipa alle depravazioni dei giovani. Il regista si ispira ad Antonioni per il tema dell’incomunicabilità tra uomo e donna (Non ci capiamo perché siamo uomo e donna, non c’entra niente l’abito che porti, dice Maddalena); rivediamo Pasolini per il messaggio anticonsumistico, per l’accusa verso una società che corre sempre più in fretta, che non ha tempo neppure per pregare (si veda la Chiesa costruita davanti a un Autogrill e il sermone del vecchio prete); infine c’è l’accusa al clero bigotto – pure qui Pasolini -, il messaggio che un prete è pur sempre un essere umano, può cadere nella tentazione d’amore per una donna. La censura – al tempo molto condizionata dalla Chiesa – crea diversi problemi al film, ritardandone l’uscita, soprattutto per il discorso critico sul celibato dei preti. Jerzy Kawalerowicz (Gwozdziec, 1922 – Varsavia, 2007) è un regista e sceneggiatore polacco, armeno per parte di padre, tra i fondatori della cinematografia nel suo paese, professore di cinema e autore di un pugno di pellicole, la prima La cellulosa (1953), l’ultima un remake di Quo Vadis (2001); tra le altre si ricordano Il treno della notte (1959), Il faraone (1966) e La morte del presidente (1977). Unica esperienza italiana con Maddalena. Pellicola interessante. Storicizzata, inserita nel contesto culturale del tempo, ancora utile per capire il cambiamento della società. Rivista in TV dopo anni grazie a Cielo.
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Jerzy Kawalerowicz. Fotografia: Gabor Pogany. Montaggio: Franco Arcalli. Musiche: Ennio Morricone. Direzione Musiche: Bruno Nicolai. Scenografia: Alberto Boccianti. Costumi: Enrico Sabbatini, Emilio Nasca: Assistente alla Regia: Valerio Castellani. Genere: Drammatico. Durata: 103’. Produzione: Italia/Jugoslavia, 1971. Interpreti: Lisa Gastoni, Eric Woofe, Ivo Garrani, Paolo Bonacelli, Ernesto Colli, Ermelinda De Felice, Vera Drudi, Pietro Fumelli, Paolo Gozlino, Ezio Marano, Barbara Pilavin, Rosita Torosh, Lucia Alberti.