Se ti dicessi che quando ascolto il Magnificat sento/ la verità indecifrabile che mi rapisce e senza oppormi lascio trascinarmi/ verso un altrove che non ha dimensioni? / Mi rapisce e pago il riscatto per lasciare/ ancora che mi estrometta da quei luoghi senza voce dell’anima/ me ne vado dove accadono i miracoli dove pensare non è un delitto/ a volte mi viene di gridare senza schegge di parole magnifica anima mea dominus/ Ma chi è che cos’è Dio? Non lo so, sento che è un arrivo, una rivelazione oltre i mondi/ oltre gli organi, oltre le ossa, potessi condividere il viaggio di esplosione/ ma con una semplice certezza mi ritrovo nella mistica atmosfera/ le parole servono a fornire le indicazioni/ (TheoScalzo44)
L’ascolto è la capacità di entrare in comunione con la vita e l’inizio della lettura del libro dove c’è scritta la storia di tutta l’umanità, prima di formulare parole è necessario che il singolo impari ad ascoltare ma tutti ascoltiamo tutti chi inizia a parlare? E’ la nostra coscienza , sono i suoni della natura ma è anche saper cogliere le esigenze di chi ha necessità di estrarre il proprio dolore che non tutti sono disposti ad ascoltare. La minaccia che incombe sul futuro cioè sulla precipitazione della comunicazione naturale sta diventando
realtà , c’è la preoccupazione nell’animo di molti è come se non si riuscisse a rompere il margine che crea resistenza. Accogliere l’essenza dell’altro significa percepirne quella parte di noi, l’ascolto l’umano coglie gli aspetti della vita, le emozioni che abitano e orbitano attorno a se stesso inducendo pertanto lo spirito a riflettere. a pensare ad intuire il futuro. Essendo che si vive una realtà alienata che ha come punto di riferimento alterazioni di euforie sintetiche, l’occhio –organo si sofferma alle dinamiche dell’apparenza, la connessione con lo spirito è sempre più rara, considerata come un disturbo della mente se non addirittura follia. C’è una simpatica vignetta che raffigura un uomo evoluto, che chiede ad un santone indios cosa sta accadendo al mondo e questi risponde che l’umanità ha perso la connessione con lo spirito . Non è che è dannoso usare i mezzi di comunicazione contemporanei ma è smodato l’utilizzo, i mezzi che la tecnologia mette continuamente a disposizione, dovrebbero essere il punto di partenza per instaurare nuovi rapporti che dal virtuale transitano alla conoscenza reale, potrebbe essere modo di approfondimento della conoscenza tutto sommato su internet C’è una grande biblioteca che permette di fornire all’uomo informazioni in tempo reale. Si rileva una forma compulsiva della necessità apparire, fornendo stralci di vita felice e meravigliosa, scorrendo il social più noto: Facebook , notiamo un marcatore costante, ovvero tutti puntano il dito verso tutti come se si fosse vittima sempre di qualcosa, l’uomo stesso è vittima e carnefice, perché far notare che si è sempre sorridenti, che si indossa la tuta del supereroe, non sono messaggi che hanno quel fine, come si crede, propositivo. La verità è mostrare, a sé stesso prima di tutto, che siamo fatti di sentimenti che oscillano tra gioie e dolori, frustrazioni e resurrezioni, cadute e rialzate.
Sicuramente siamo di fronte a guerre ideologiche computazionali, l’uomo non scende se non raramente a protestare se non attraverso questi mezzi di comunicazione a scapito della verità schiavizzata dalla dettatura del relativismo che censura ogni dimostrazione della verità e del bene assoluto, che si ricavano dalla nostra coscienza. L’uomo ha in sé il Il concetto di bene e di male ma abbiamo relativizzato anche questo, a volte si dice che le guerre sono utili quindi è opportuno domandarsi se l’uccisione, anche di una sola persona, cosa abbia davvero di utile, relativizzare la vita degli esseri viventi è la più grande bestemmia che si compie ogni qual volta siamo i fautori del dolore di qualcuno. Questa verità gnoseologica, non ha bisogno di dimostrazioni, il dovere praticare gli atti del BENE è predisporsi alla VERITA’, ovvero il compimento dell’ AMORE e della COMPASSIONE. L’umanità pare che si sia sottratta a se stessa ed il cammino verso gli Inganni è sempre pieno di adepti. La libertà come la si intende oggi non è vita ma è distruzione della vita stessa, l’attesa è considerata come qualcosa di improduttiva invece è come chi pianta dei semi, prendersene cura giorno dopo giorno, sicuramente dai germogli si raccoglieranno i frutti. Avere il tempo limitato non giustifica l’ossessiva ricerca del consumo, anzi ricercare attraverso il silenzio, l’attesa, sono la via verso l’apertura al trascendente,
La filosofia ha elaborato, per non cadere in contraddizione o ad una distorsione di senso, tre momenti della verità: verità gnoseologica indipendente dall’esperienza , la verità epistemologica che si basa sulla conoscenza scientifica e presuppone la sperimentazione, metodo indagato dalla filosofia e utilizzato dalla scienza, questa a sua volta si interroga sulla validità del metodo stesso. Tra gnoseologia ed epistemologia ci sono delle differenze sottili, la verità gnoseologica si pone anche il problema di capire che cosa noi possiamo pensare di più grande, l’epistemologia pensa come agire una volta ottenuto il risultato della verifica, ambedue sono unite dal filo del Com-Prendere, tutte due forme filosofiche però devono essere praticate. La scienza deve praticare il bene funzionale, la gnoseologia il bene morale. Amore-carità sono collegate, cosi come Scienza ed etica. La carità è l’atto pratico di dimostrazione del vero, dell’autenticità , quanto è difficile fare intendere la verità? Quanto è difficile capire se è verità o il suo contrario? La carità può essere riconosciuta come espressione autentica di umanità e come elemento di fondamentale importanza nelle relazioni umane questo disse Benedetto XVI nella enciclica e Caritas in Veritate: “Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. la Verità è la luce che da senso e valore alla Carità… Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto da riempire arbitrariamente… E’ il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario… è il Logos che crea il dialogo… e quindi comunicazione e comunione.
L’uomo della verità è un uomo che intuisce come entrare in comunione con il mondo sentire profondamente lo spirito della trasparenza, e soprattutto saper comunicare con L’ Antitesi, il rifiuto del confronto dice: “per me è così la verità” già questo è un grande errore. La Grazia è Luce che riceve l’uomo che interroga la propria coscienza, vedere qualcosa di oggettivo è vero, raccontare un episodio così come lo si è visto è verità ma l’indagine delle dinamiche rivelano la Verità , quindi la descrizione, pur essendo verità oggettiva non è la rappresentazione della verità autentica o verità sostanziale. A tal proposito è utile richiamare l’attenzione al famoso racconto dei tre setacci attribuito a Socrate, se il filosofo ritenne di non voler ascoltare il discepolo che voleva raccontare un pettegolezzo è perché il filosofo stesso capì che era un’opinione quindi non corrispondente a qualcosa di vero , di “vero” c’è stato il pettegolezzo ma non basato sulla verità quindi nessuna cosa poteva essere buona e utile per la evoluzione della coscienza. La nostra mente e la nostra coscienza devono essere filtrati da tutti quei detti che riguardano un’opinione pubblica quasi mai in comunione con il vero, quando comprendiamo che non c’è nulla di buono e di vero in una opinione e allora stiamo tendendo l’occhio verso la bellezza che è la percezione dell’Armonia della natura, che è la percezione del dialogo, e se lo percepiamo lo dobbiamo mettere in pratica, l’arduo compito della filosofia è stabilire per il bene degli uomini, i cardini principali della verità , intanto bisogna educarsi ed educare al rispetto, al dialogo non violento, quindi l’apoteosi del relativismo è un obbedienza cieca, che impedisce ai grandi valori di relazione e di comunicazione di portare avanti l’autenticità dell’essenza umana. La Verità è il Coraggio di esprimere l’Amore che sentiamo verso la vita, verso tutto ciò che ci è stato donato di cui noi siamo i custodi, quando entriamo in connessione con la natura, attiviamo la capacità di parlare con la Forza trascendentale. Molti libri sacri parlano di Amore, di condivisione , di compartecipazione, ma non dobbiamo oltrepassare la dimensione dell’altro in quanto esperienza tangibile del Creato. Dare la responsabilità all’altro delle proprie azioni non è bene né per l’uno né per l’altro. Queste ultime righe esprimono le ragioni dell’isolamento di molti uomini dalla vita sociale, preferendo una sorta di ascetismo, ciò accade perché è nella natura della ignoranza umana L’invasione dell’altro, la pretesa che l’altro debba essere la soluzione della nostra dimensione contingente. Quando l’allievo voleva raccontare a Socrate il pettegolezzo, stava invadendo la vita del maestro caricandolo di qualcosa, non solo di non utilità, ma di non appartenenza. Il compito di questa vita è elevarsi oltre le dinamiche naturali della storia quotidiana. Più si ambisce al dialogo interiore e più si manifesta la bellezza di tutto l’universo scritta dentro l’anima. Può un agnostico, un ateo, sentire la manifestazione della bellezza? Si, perché la natura superiore di ciascuno è una parte del tutto, dell’ unità, di solito si vuole trasportare queste percezioni sul livello Logico-Razionale, ecco che accade il fallimento del pensare in termini sensistici, le risposte non possono trovarsi, non perché inesistenti, perché la Bellezza va contemplata, vissuta, non può essere DETTA, se non attraverso le arti, che espandono la parola in suono, in colore, etc… .