La sai l’ultima sui matti? (1981)inaugura la stagione del barzelletta movie ed è un film che si distacca in maniera netta sia dalla commedia sexy che dal periodo creativo di Laurenti. Si tratta di uno dei tanti contenitori di battute risapute usciti sulla scia dei Pierini che imperversavano nei primi anni Ottanta. Gino Capone è colpevole di aver scritto tante pessime barzellette sui matti e gli attori di questo film sono la mitica coppia Bombolo – Cannavale, Giorgio Porcaro (il rivale di Abatantuono come terrunciello ciento per ciento), Sandro Ghiani, Tuccio Musumeci, Gegia, Renzo Ozzano, Sergio Di Pinto, Nino Terzo, Mimmo Poli, Enzo Andronico e Mireno Scali (il terribile sosia di Benigni). Annamaria Rizzoli è la sola presenza femminile di un certo rilievo e riveste i panni (spesso svestiti) della dottoressa Vanessa Lelli che si prende cura di uno scatenato reparto psichiatrico. Mariano Laurenti è molto bravo, far ridere è il suo mestiere e i tempi comici sono ben scanditi, così come ci sanno fare Bombolo e Cannavale, ma il soggetto è talmente scontato e le barzellette così risapute che si fa fatica ad arrivare in fondo alla pellicola. Resta un cult del trash per le battute pecorecce di Bombolo, cose tipo: “Pronto, Ciampino?” “Si?” “Mettetelo ar culo!”, oppure “Pronto, casa Laterza?” “Sì?” “Metti la quarta e vattene affanculo!”. Annamaria Rizzoli si vede poco e nell’economia del film serve solo a gettare una spruzzatina di sesso in mezzo a tante barzellette scontate. Farinotti definisce il film volgare e insulso, ai limiti della sopportabilità e per giunta noioso.
Il sommergibile più pazzo del mondo (1982) è un film davvero brutto, ai limiti dell’inguardabile, un tardo prodotto della commedia erotica che ne annuncia la prossima fine. Milizia e Capone non riescono a mettere insieme una storia decente e a bordo del pazzo sommergibile naufragano miseramente Giorgio Ariani, Bombolo, Cannavale, Felice Andreasi e la bella Rizzoli. Il film è passato poco o niente al cinema, ma in compenso lo replicano a più non posso in televisione dove possiamo fare a meno di guardarlo. Girato all’Isola del Giglio a bordo di un sommergibile di polistirolo che fa acqua dappertutto, in piena sintonia con la sceneggiatura. Per Mereghetti si tratta di una farsa squinternatissima che cerca di parodiare i film demenziali americani, ma le sole cose che fanno sorridere sono poche barzellette di grana grossa e alcune trovate surreali. La trama parla di un gruppo di richiamati selezionati da un computer per dare la caccia a un sommergibile americano. Annamaria Rizzoli è la sola donna del gruppo e si arruola spacciandosi per il fidanzato operato.
Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi (1982) non ha niente a che vedere con la commedia sexy, ma va citato perché è una delle ultime pellicole interessanti girate da Mariano Laurenti. Il film è scritto e sceneggiato da Gino Capone e Giorgio Faletti, ma risulta del tutto privo di idee. Interpreti: Giorgio Porcaro, Massimo Boldi, Teo Teocoli, Manuela Gatti, Franco Caracciolo, Eleonora Vallone, Mirella Banti, Giorgio Faletti, Jimmy il Fenomeno, Leonardo Cassio, Elio Crovetto e Guido Nicheli. La pellicola è costruita su Giorgio Porcaro (terrunciello alla Abatantuono) che si spaccia per il paroliere di Mogol e diventa amico di Massimo Boldi (Max Bernasconi), proprietario di una televisione privata. A un certo punto si invaghisce di sua sorella (Manuela Gatti), comincia a insidiarla e Boldi diventa irascibile perché Porcaro non è proprio milanese ciento pe’ ciento, come lui dice. Laurenti cerca di costruire un film sul personaggio del meridionale (in questo caso pugliese) che cerca a ogni costo di integrarsi nella società milanese. Giorgio Porcaro ha portato per primo la gag sui palcoscenici del cabaret, ma al cinema l’ha resa famosa Diego Abatantuono, attore di ben altro spessore. Porcaro naufraga miseramente nel tentativo di far ridere e non sono migliori di lui un pessimo Teo Teocoli nei panni del finto marocchino e Massimo Boldi come milanese verace. Tutto molto televisivo, purtroppo. Giorgio Faletti è un posteggiatore zoppo che pare uscito dal Drive In di Ricci e pure lui non è capace di strappare un sorriso. Presenze femminili interessanti sono Eleonora Vallone e Mirella Banti, ma sono finiti i tempi della commedia sexy e risultano sempre troppo vestite. In ogni caso la pellicola si ricorda per molte battute e situazioni ai limiti del trash che la rendono un cult ancora oggi. Ricordiamo Porcaro che impara il milanese con i dischi e indossa un cappellone alla J.R., Massimo Boldi che ironizza su Berlusconi e Canale Cinque, Teo Teocoli che parla come un marocchino surreale alle prese con piatti da lavare, Jimmy il Fenomeno barista terrone e battute stile il vaffanculo è di prammatica. Il film si sarebbe dovuto intitolare Bello Marocco e al tempo non lo vide nessuno, ma si è rifatto con gli innumerevoli passaggi televisivi di questi tempi.
Nel 1983 Mariano Laurenti ha abbandonato del tutto la commedia erotica e gira un film scadente come Due strani papà scritto da Gino Capone e Giancarlo Magalli, fotografato da Federico Zanni, montato da Alberto Moriani e musicato da Franco Califano. Interpreti principali sono Pippo Franco (attore storico del regista) e Franco Califano (al suo secondo film dopo Gardenia, 1979, di Domenico Paolella). I due attori si sforzano di risultare credibili come padri adottivi di un bambino di colore che trovano alle porte di un asilo abbandonato. Franco è il genitore saggio e previdente che provvede a tutto, Califano sperpera soldi al gioco e in automobili. Si tratta di un film per famiglie di poco interesse, subito tolto di circolazione dopo l’arresto di Franco Califano per motivi di droga. Mereghetti lo definisce un tentativo di modernizzare con il turpiloquio una commedia scontata sul trionfo dei buoni sentimenti. Andrea Calise è il bambino, ma nel cast c’è anche Viola Valentino, al massimo del successo canoro. Evidente l’ispirazione a situazioni e ambienti dei film di Bruno Corbucci interpretati da Tomas Milian come Monnezza e Nico Giraldi.
Mariano Laurenti è un regista dal tocco personale e delicato, erede di Mattoli e Matarazzo prima maniera (L’avventuriera del piano di sopra, 1941), specializzato nel genere comico e ironico con una spruzzatina di sesso. L’avvento delle televisioni private fa esaurire la passione per il sexy – comico al cinema e così il regista romano diventa artefice delle fortune cinematografiche del cantante Nino D’Angelo.
Un jeans e una maglietta (1983) è il primo lavoro con protagonista D’Angelo che Laurenti rende interessante sfruttando la comicità di Bombolo e Cannavale. La discoteca (1983) prosegue sulla stessa falsariga e con identico cast miscela sceneggiata, fotoromanzo, commedia e film musicale. Uno scugnizzo a New York (1984) è pure peggio perché mancano Bombolo e Cannavale. Ci sono solo tante canzoni di Nino D’Angelo, mentre lo sviluppo di una trama inesistente è affidato a Enzo Cerusico e Angela Luce.
Tratto da Storia della Commedia Sexy Italiana volume 1 – Sensoinverso Edizioni