Sono giorni frenetici questi, quelli che si susseguono dal 16 Gennaio 2023, data di arresto del super boss latitante da 30 anni, Matteo Messina Denaro. Adesso è l’ora della verità ed è arrivato il momento di far luce su questi 30 lunghissimi anni di ombre e silenzi. Nella giornata del 19 Gennaio 2023 si è tenuta l’udienza del processo sulle stragi ordinate dal boss, imputato anche di essere uno dei mandanti delle stragi di via D’Amelio e Capaci; è certa invece la condanna in primo grado all’ergastolo. Nel frattempo proseguono le indagini degli inquirenti per far luce sui nascondigli utilizzati dal boss e sugli agganci che per 30 anni gli hanno garantito la latitanza; ad oggi sono tre i covi individuati.
Dalle indagini è emerso il ritrovamento, nell’appartamento in cui il boss ha vissuto negli ultimi sei mesi, di una agenda dove probabilmente annotava la fitta rete di fiancheggiatori, annotazioni che hanno inizio nel 2016, sono stati ritrovati anche documenti, cellulari, non risulta invece il ritrovamento di un libro mastro. Probabile ma non confermata è l’eventualità che qualcuno sia entrato nei covi di Messina Denaro dopo il suo fermo, per ripulirli. È finito in manette anche Giovanni Luppino, l’uomo che era alla guida della macchina con la quale il boss ha raggiunto la struttura sanitaria Maddalena, presso la quale era in cura.
La difesa di Luppino ha fatto leva sull’inconsapevolezza della vera identità del passeggero ma come scrive il pm Padova “Nessun elemento può allo stato consentire di ritenere che una figura che è letteralmente riuscita a trascorrere indisturbata circa 30 anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi”. È stata anche posta sotto sequestro l’abitazione di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, quest’ultimo accusato di essere il prestanome del boss.