Mimma Biscardi e le squillo di lusso

Articolo di Gordiano Lupi

La legge proposta dalla senatrice socialista Lina Merlin, approvata a larga maggioranza il 29 luglio del 1959, abolisce le case chiuse e ogni luogo di pubblico meretricio organizzato e decreta la fine di un’epoca. La prostituzione non diventa di per sé un reato ma lo Stato persegue penalmente il suo sfruttamento e per questo chiude le case di tolleranza. Va da sé che il mestiere più antico del mondo non può essere debellato per legge e quindi la prostituzione continua per strada, nei luoghi più insicuri e nascosta sotto varie forme. Possiamo dire, con il conforto del nostalgico Tinto Brass e del suo divertente Paprika, che forse adesso le cose vanno peggio di prima. Le prostitute di strada non hanno nessun controllo medico e sono in balia di malavitosi e di papponi di ogni risma. Le case chiuse clandestine prosperano e spesso le troviamo anche dentro insospettabili condomini popolari. Dopo la legge Merlin cominciano gli scandali legati alle case chiuse clandestine, spesso gestite da personaggi che riuscivano a far lavorare alcune squillo d’alto bordo che si vendevano per cifre da capogiro. Nel 1961 scoppia lo scandalo delle “squillo da un milione”, somma incredibilmente alta per la maggior parte degli italiani che avevano stipendi medi attorno alle centocinquantamila lire al mese.  La maîtresse di queste squillo è l’ex parrucchiera siciliana Maria Annunziata Fiore, in arte Mary Fiore, che gestisce a Roma un finto salone di bellezza “Jeunesse”, paravento per il giro di squillo. La stampa si occupa con curiosità dello scandalo e i giornali più informati sono Il Reporter diretto da Carlo Martinelli e il settimanale di destra Lo Specchio. Lo scandalo delle squillo si riveste di connotati politici e pare un affare interno al partito democristiano che vede molti suoi aderenti tra i clienti più assidui della casa. Tant’è vero che lo scandalo viene messo a tacere dai servizi segreti che si impossessano dei documenti fondamentali posseduti dal futuro regista Carlo Martinelli. Niente di illecito, per carità. Lo stesso Martineli confessa in un’intervista rilasciata all’Avanti! di aver riscosso diciotto milioni di lire per consegnare il materiale e non pubblicare nomi importanti. Purtroppo per noi restano ignoti anche i nomi delle squillo assoldate da Mary Fiore che poteva contare su bellezze scandinave, aspiranti attrici, modelle, studentesse e attricette di fotoromanzi. Lo Specchio del 10 marzo 1961 esce con una copertina che ritrae l’attrice Hanna Rasmussen accanto a Mary Fiore e il titolo bomba: “Sono stata una squillo di Mary Fiore” (1). Ricordiamo la Rasmussen per titoli non fondamentali del cinema italiano come Le olimpiadi dei mariti e Tu che ne dici? entrambi del 1960. Il settimanale pubblica un memoriale della bionda starlet che si lascia andare a piccanti confessioni.

Lo scandalo del 1961 viene bissato nel 1969 quando la Buoncostume fa irruzione in un attico molto elegante di Tor di Quinto e scopre una “casa squillo extralusso” che fattura (si fa per dire) diverse decine di milioni al mese. La tenutaria del bordello mascherato è Anna Ballerini, una quarantasettenne comasca che recluta un bel gruppo di giovani squillo pagate dalle trentamila alle trecentomila lire a prestazione. Tra queste squillo d’alto bordo  si trovano ragazze molto giovani e di buona famiglia, sposine di primo pelo e studentesse, ma quel che più ci interessa è il nome di Mimma Biscardi, una giovane attrice che sta muovendo i primi passi a Cinecittà.  Il meccanismo con cui la Ballerini recluta le squillo è semplice e ingegnoso. La donna è di professione disegnatrice di moda e offre buoni compensi per fare sfilate a giovanissime modelle. Le ragazze reclutate vengono da lei rivestite con modelli di alta classe e biancheria di lusso che viene offerta a pagamento dilazionato. Quando il debito tra le modelle e la Ballerini diventa molto alto scatta la proposta indecente: qualche marchetta con clienti facoltosi per sanare il dovuto. Le ragazze di solito accettano, anche perché molte di loro si accorgono che tutto sommato si tratta di guadagnare tanti soldi con poca fatica.

La stampa si getta a pesce sulla succosa notizia e l’attenzione di quasi tutti i giornali è rivolta alla presenza tra le squillo di “una nota attrice ventenne”, che per il momento resta solo un nome che si mormora ma non vi è niente di certo (2). Nell’ambiente del cinema comincia un gioco morboso a chi sa dire il nome della giovane attrice che fa la squillo in casa Ballerini. Si guarda con sospetto a tutte le interpreti di ruoli sexy che hanno sfondato da poco nel mondo della celluloide, cominciano le illazioni interessate, le malignità da mondo dello spettacolo, i pianti delle attrici coinvolte nel giro di chiacchiere pettegole. Ci sono giovani attrici che minacciano di difendersi a colpi di querele dalle accuse infamanti, mentre la vera colpevole se ne sta in silenzio, forte del fatto che i clienti della casa sono tutta gente del bel mondo che avrebbe solo da perdere a rivelare i retroscena di una relazione illegale. E poi pare che l’attrice si concedesse solo a persone che era sicura di non conoscere e quando c’era il dubbio che potesse tradirsi indossava una mascherina nera. Il nome dell’attrice coinvolta nel giro delle squillo di lusso viene fuori quando è la stessa ragazza a denunciare l’attività della Ballerini. Il suo nome è Domenica (per tutti Mimma) Biscardi e, siccome non è così famosa, per molti la rivelazione rappresenta una sorta di delusione. Mimma Biscardi è una ragazza lucana di vent’anni, pochi film interpretati con ruoli di contorno e un amore sbagliato alle spalle che la porta sulla cattiva strada. L’attrice si trasferisce a Roma all’età di quindici anni e cova il sogno di entrare nel mondo del cinema che per la bellezza del suo fisico potrebbe essere alla sua portata. Mimma si affida a un agente e comincia con i fotoromanzi per piccole case editrici, mentre ha una sorella minore (Maria Luigia) che fa la cantante. Vince il concorso di Miss Viterbo, subito dopo viene incoronata Miss Lazio e conosce il produttore Oscar Brazzi, fratello del noto attore Rossano. Mimma Biscardi debutta nel cinema nel 1967 con una particina ne La Cina è vicina di Marco Bellocchio e si conferma nel 1968 con Sette uomini e un cervello diretto e interpretato da Rossano Brazzi. Il primo film erotico della Biscardi è Il diario segreto di una minorenne, diretto nel 1968 da Oscar Brazzi con la partecipazione del fratello Rossano. La pellicola è girata in bianco e nero ed è una storia sentimentale con un po’ di sesso che strizza l’occhio ai problemi giovanili di fine anni Sessanta. Il film incassa molto, anche se visto oggi fa soltanto ridere ma la pellicola deve essere storicizzata e al tempo Rossano Brazzi era davvero un sexy symbol. Vita segreta di una diciottenne è il sequel a colori che nel 1969 i fratelli Brazzi mettono rapidamente in piedi per sfruttare il successo del primo film. Mimma Biscardi è un’inquieta  e bellissima diciottenne alle prese con problemi di sesso e di cuore.  La cosa che fa maggiormente scalpore della pellicola è che esce contemporaneamente ai primi guai giudiziari di Mima Biscardi. Il film viene sequestrato, tagliato e riproposto a distanza di tempo, ma ottiene lo stesso un buon successo di pubblico. Oscar Brazzi firma la regia, Renato Polselli è tra gli sceneggiatori assieme a Rossano Brazzi che interpreta pure un avvocato puttaniere. Mimma Biscardi porta sul grande schermo una vicenda che per assurdo la vede interprete nella vita di ogni giorno. La giovane attrice lucana è la diciottenne Franca Francesconi che fa la mignotta di lusso a casa di una signora della Roma bene. A salvarla nella finzione filmica ci pensa il suo vecchio fidanzato, ma nella vita reale nessuno la salva dallo scandalo che lei stessa provoca con la sua confessione. Mimma Biscardi pubblica in esclusiva sulla rivista Men il suo diario, dove la protagonista del clamoroso processo a cinquanta squillo di lusso racconta i particolari di una vita dissoluta (3).  Per un gioco del destino, come in Vita segreta di una diciottenne è l’amore per un uomo che fa il garzone nella bottega di un macellaio che porta Mimma a prostituirsi. Questo fidanzato gioca ai cavalli e perde somme spaventose, tanto che finisce sul lastrico e Mimma non sa trovare altro sistema per aiutarlo a pagare i debiti che vendere il suo corpo a buon prezzo. Il padre di Mimma scopre l’occupazione clandestina della figlia ed è lui che la obbliga a denunciare il fidanzato e l’organizzazione messa su dalla Ballerini. Mimma Biscardi non vorrebbe mettere nei guai il fidanzato ma alla fine confessa che se si è prostituita lo ha fatto solo per lui e per salvare il loro amore. In ogni caso Mimma incassa tra le cinquanta e le centomila lire a botta, che nel 1969 sono quasi lo stipendio mensile di un impiegato statale. Il tribunale emette una sentenza esemplare e condanna Anna Ballerini, la tenutaria del bordello clandestino, a quattro anni e mezzo di reclusione, il fidanzato pappone si prende un anno e mezzo di reclusione, centomila lire di multa, un anno in casa di lavoro e due anni e mezzo di interdizione dai pubblici uffici. Mimma Biscardi ci rimette la carriera che è appena iniziata e si conclude presto con il pessimo Certo, certissimo, anzi… probabile di Marcello Fondato (1969).

Una nuova casa chiusa clandestina è scoperta nella zona di piazza Bologna a Roma, dove uomini d’affari, politici, registi, attori e nobili sono assidui frequentatori. La maîtresse è Rosa Vurro che può disporre di studentesse, attricette, fotomodelle e ragazze di buona famiglia. Tutta merce pregiata che cede alla modica cifra di circa cinquecentomila lire a prestazione, ma si narra di un caso da novecentomila lire offerte per una vergine quindicenne.

Pochi mesi dopo viene scoperta un’altra casa chiusa sulla Flaminia Vecchia, dalle parti di Tor di Quinto, e la tenutaria è Anna Maria Trippetta, una vecchia conoscenza dei carabinieri del ramo Buoncostume. Pure qui il giro delle squillo pare formato da ragazzine insospettabili, studentesse e attrici alle prime armi che si vendono per cifre molto basse che si aggirano attorno alle trentamila lire. C’è chi dice però che durante la notte lavorino dalla Trippetta anche alcune attrici dal nome importante che si fanno pagare anche cinquecentomila lire a prestazione. I nomi delle attrici restano però sepolte dalla polvere degli archivi della polizia e non c’è una nuova Biscardi disposta a confessare tutto a qualche giornalista a caccia di scoop (4).

Pure in tempi recenti si è parlato di fantomatiche case chiuse che ospiterebbero porno star in disarmo e attrici di fiction televisive, come si è sempre favoleggiato di attrici del cinema erotico e porno che si farebbero pagare prestazioni particolari e ruoli da accompagnatrici galanti di attempati ricconi disposti a pagare molto bene i loro servigi.  I nomi però restano top secret. Peccato.

Note

(1) Hanna Rasmussen – “Sono stata una squillo di Mary Fiore” – da “Lo Specchio” del 10 marzo 1961

(2) Redazionale – “In una casa squillo extralusso anche una nota attrice ventenne” – da “Il Messaggero” cronaca di roma del 9 settembre 1969

(3) Mimma Biscardi – “Il diario di Mimma Biscardi” – da “Men” del 28 settembre 1970

(4) Franco Grattarola “Mimma e le compagne” – Cine 70 – Anno III – N. 3 – Primavera 2003 – Coniglio Editore – Roma, 2003

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