Regia di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi. Montaggio di Mario Morra. Commento di Gualtiero Jacopetti. Voce off di Stefano Sibaldi. Fotografia di Benito Frattari. Musiche composte da Nino Oliviero e dirette da Bruno Nicolai. Organizzatore all’estero di Stanis Nievo. Prodotto da Mario Maffei e Giorgio Cecchini per Cineriz. Distribuito da Cineriz.
Il grande successo di pubblico riscosso da Mondo cane e lo scandalo mondiale provocato dalle immagini scioccanti, convinse Jacopetti e Prosperi a realizzare un rapido sequel sfruttando buona parte delle sequenze scartate del film precedente. Il cast tecnico è leggermente modificato, perché mancano il regista Paolo Cavara e il musicista Riz Ortolani, mentre il montaggio è affidato al bravo Mario Morra. Jacopetti non ha mai riconosciuto la paternità della pellicola che pure gli viene attribuita, anche perché non ha curato il montaggio.
Mondo cane 2 è un contenitore di immagini efferate e violente ancora più sconvolgente del primo lavoro, unica strada percorribile una volta aperte le porte del genere e consumata la carta dell’originalità.
Jacopetti e Prosperi cominciano ancora una volta dai cani per sferrare un violento attacco alla censura inglese che ha vietato il primo film. Gli inglesi amano le bestie e soprattutto i cani, ma i veterinari britannici non esitano a tagliare le corde vocali in sede di operazione per evitare che gli animali possano abbaiare. I maltrattamenti ai cani sono all’ordine del giorno anche in Italia, dove si dipingono barboncini da compagnia e si maltrattano animali durante sfilate di moda. La macchina da presa insiste sui volti di brutte signore borghesi scavando nei particolari del viso con una tecnica molto pasoliniana per esprimere un atto di accusa nei confronti dei vizi borghesi.
Le parrucche per signora sono tornate di moda: una grande produzione è di origine italiana, la fabbrica di Sant’Antimo di Aversa ne manda un buon quantitativo anche in America. Per le donne di New York la parrucca è una necessità, visto che dedica molto tempo al lavoro non può perderne con il parrucchiere. Jacopetti espone un pensiero conservatore sul ruolo femminile nella società: preferisce una donna meno frenetica, che non lavora ma pensa a essere moglie e madre senza perdere femminilità.
In compenso vediamo uomini femminili e leziosi che indossano parrucche, si truccano, veri e propri transessuali. Jacopetti e Prosperi precorrono i tempi impostando il discorso di una donna sempre meno femminile e di un uomo che sta perdendo il ruolo virile nella società. Il commento fuori campo sostiene che non si comprende come certi uomini anormali possano ricevere proposte da altri sessualmente normali. Il problema è all’ordine del giorno e rappresenta uno dei temi più scottanti della nostra politica.
La macchina da presa ci conduce in Messico per assistere a un pericoloso tiro al bersaglio di poliziotti su cavie umane e alla festa del 2 novembre celebrata con finti crani ripieni di zucchero e crema chantilly. Il piatto forte sono i cadaveri dello zio Giuda in marzapane, realizzati a grandezza naturale, che vengono sezionati per rinvenire al loro interno le dolci frattaglie del traditore di Cristo. Il Messico ama i suoi morti e odia Giuda per il gesto vigliacco che condannò il Salvatore. Un’altra usanza messicana è sconvolgente: cimici mangiate vive nelle tortillas e usate come gioielli da sera ricoperte da uno strato d’oro. Non possiamo confermare la veridicità, perché con Jacopetti il confine tra realtà e costruzione scenica è sempre molto labile.
A Honolulu, nelle Haway, ritroviamo le vecchie signore bianche del primo film a caccia di finte emozioni in un paradiso tropicale divenuto ormai artificiale. Jacopetti decide di mostrare un rito di immersione nei fanghi vulcanici dell’isola per rinvigorire e abbellire la pelle.
Mondo cane 2 spinge sul sensazionalismo per scandalizzare ancora di più, ma i temi affrontati e i luoghi visitati sono quasi sempre gli stessi della prima pellicola. In questo sequel sembrano in maggior numero gli episodi costruiti a soggetto rispetto alle sequenze reali, ma quasi tutto è ispirato alla realtà storica.
In Africa il fango organico delle donne masai serve per molteplici usi: combustibile, concime, calcina da costruzione e persino afrodisiaco. Non solo: le donne mangiano sassolini bianchi raccolti sulle rive di un fiume che le rendono sterili per un mese. Gli indigeni della Nuova Guinea, invece, vogliono essere sicuri della reciproca fertilità, quindi prima generano un figlio, poi si sposano.
Jacopetti prosegue un discorso critico nei confronti della società statunitense troppo automatica, in preda all’isterismo e all’apatia, che produce persino puttane tristi, prive di vocazione per il peccato, ma soprattutto persone che lavorano troppo e non hanno tempo per fare sesso. Per avvalorare una tesi estrema – ma non del tutto priva di fondamento – gira un’originale festa del bacio a pagamento.
Il cinismo di Jacopetti si sbizzarrisce su un terreno fertile: “Il bacio è una parentesi rosa tra le parole dollaro… l’amore è un dollaro con la D maiuscola…”. Gli statunitensi che mangiano in tristi ristoranti dove distributori automatici sfornano piatti anonimi è un’esagerazione della realtà, ma non troppo visto che di lì a poco apriranno i Mac Donald e conquisteranno i mercati mondiali.
Jacopetti e Prosperi continuano a filmare le superstizioni dell’Italia meridionale già oggetto di attenzione nella pellicola precedente. Questa volta ci troviamo in una chiesa del Cilento per assistere a un episodio di follia collettiva come le convulsioni dei tarantolati. Il confine tra realtà e fiction è labile, ma il fenomeno degli pseudo indemoniati è scientifico, non c’è niente di inventato.
Una processione di flagellanti che chiedono la grazia viene girata in Portogallo e mostra gruppi di fedeli che leccano i gradini di una chiesa coperti del loro sangue. A Cocullo, durante il sabato santo, i fedeli tirano la campana della chiesa usando la bocca e nessuno al mondo potrebbe impedirlo. La Spagna non è meno superstiziosa e mette in scena cerimonie assurde come la prova generale delle esequie, ma non siamo in grado di confermare la veridicità della fonte.
Jacopetti mostra i fachiri indiani che sconfiggono il dolore degli aghi che trafiggono le carni, si frustano il corpo, camminano sui carboni ardenti e si liberano per sempre del dolore.
Le scene più scioccanti di Mondo cane 2 sono girate a Saigon durante la persecuzione contro i monaci buddisti. Jacopetti afferma di aver rischiato l’arresto per realizzare momenti scioccanti, ma non tutte le parti di questo documentario sono girate in presa diretta. Vediamo bonzi picchiati a sangue e il sacrilegio di templi buddisti rasi al suolo, disordini, ribellioni di piazza e campi di concentramento per religiosi.
Purtroppo sono tutte sequenze di drammatica attualità, al giorno d’oggi cambiano gli scenari ma le intolleranze restano. Jacopetti filma un suicidio in diretta di un martire buddista, un bonzo che si dà fuoco nella pubblica piazza. Pare ormai provato che la sequenza non è vera, ma realizzata cinematograficamente e ispirata a un fatto storico.
La macchina da presa ci porta in Africa dove i guerrieri masai hanno le anime bianche pure se sono scuri di aspetto. Voli di aironi nel cielo vengono immortalati dalla eccellente fotografia di Benito Frattari. Si passa subito all’immagine scioccante di un lago inquinato dagli scarichi di una fabbrica di soda dove gli uccelli muoiono immersi in una putrida fanghiglia. Un lugubre commento musicale di Nino Oliviero scandisce i momenti della loro agonia.
Torna il rancore di Jacopetti per i cinesi con le immagini di una macabra lotta tra merli che combattono e si uccidono tra loro rinchiusi in gabbia, mentre ragazzi parteggiano per l’uno o per l’altro incentivando uno spettacolo cruento. Vediamo anche una singolare lotta tra pesci rossi che dura sino al tanto atteso trionfo della morte.
Torniamo a Honolulu per una lotta tra uomo e pescecane, ma lo squalo è ben nutrito, non ci sono pericoli di sorta, tutto viene realizzato per accontentare un pubblico pagante.
In un villaggio africano sul lago Vittoria, invece, regnano povertà e tristezza, perché gli abitanti si cibano da anni solo di carne di coccodrillo che con il tempo rende sterili. Infatti è nato solo un bambino negli ultimi trent’anni e si cerca di alimentarlo con pesce di lago (una carpa imperiale dorata) per evitare che la tribù scompaia.
Nella civiltà occidentale la donna resta il più grande affare di tutti i tempi, afferma Jacopetti. Si leggono molti libri gialli, ma credete che sia per il loro contenuto? No davvero. Il merito è delle ammiccanti copertine a base di atteggiamenti erotici. Il regista mostra una serie di trucchi a base di sangue e sesso con un montaggio a velocità innaturale per sdrammatizzare. L’affare donna esiste anche nelle civiltà meno progredite, ma è molto più truce, visto che alcune ragazze africane vengono vendute come schiave a dodici – sedici anni. Jacopetti e Prosperi realizzano immagini disturbanti all’interno di un mercato di schiavi dove si sfruttano bambini, ridotti in condizioni strazianti con opportuni marchingegni, per farli mendicare. Sono immagini terribili e ripugnanti che devono servire da monito e come atto d’accusa per il mondo così detto civile.
In Sudan piove pochissimo. Gli indigeni di un villaggio sacrificano un cane sotto il sole cocente per vincere la siccità, le donne raccolgono persino le gocce di rugiada in appositi contenitori. Torna la tecnica del montaggio a contrasto tipica del primo film, anche se in Mondo cane 2 non è Jacopetti a occuparsene ma il bravo Mario Morra. Vengono mostrate immagini della civiltà occidentale dove lo spreco di acqua è evidente. Pure questo – non sembra inutile dirlo – è un problema di stringente attualità e Jacopetti va definito un precursore.
Il documentario prosegue con altre sequenze meno interessanti come i quotidiani usati per fare sigarette in Nuova Guinea, l’angolo di Hyde Park a Londra dove ognuno può dire ciò che vuole e le mucche ingrassate negli Stati Uniti per dare più latte che muoiono in Africa per mancanza di pascoli. Altre scene fanno rivivere l’epopea americana a base di ricordi western, funerali in anticipo a Los Angeles (“morite oggi pagherete domani!”), donne imbalsamate dopo la morte e un carnevale per dare sfogo liberatorio alla follia collettiva.
Il discorso qualunquistico di Jacopetti di tanto in tanto viene fuori, ma non è così negativo, rappresenta il modo di ragionare dell’uomo comune che si ribella al potere ma comprende che non ha la forza per modificare le cose: “I malintenzionati siamo noi e siamo tanti. Se potessimo avere una bandiera!”. Il sud Italia è ancora al centro delle accuse di eccessivo tradizionalismo, superstizione e usanze barbare. I giovanotti ballano tra uomini perché le donne devono rincasare presto e non possono uscire da sole.
In Sardegna si celebra la sagra delle teste dure con i giovani del paese impegnati a sfondare a testate una serranda per portare fuori generi alimentari. Non giuriamo sula veridicità delle sequenze. Tutto si presta, in ogni caso, per impostare un discorso politico sul sud depresso e arretrato culturalmente, anche perché il pubblico di Jacopetti è la borghesia del nord che si diverte di fronte alla messa in ridicolo dei così detti terroni. Il regista racconta anche le imprese di alcuni meridionali ignoranti che aspirano a fare gli attori ma non sanno parlare l’italiano. Sono brevi sequenze farsesche che possiamo definire un’operazione di metacinema.
Jacopetti non perde occasione per ribadire che l’arte contemporanea, astratta e informale, non è arte e questa volta inventa di sana pianta la figura di un singolare pittore stomacale. I suoi modelli si ingozzano di colore e subito dopo lo sputano sulla tela, ma è il genio a porre il sigillo finale con il suo sputo d’artista. Un’altra sequenza inventata chiude la pellicola e racconta le gesta di una singolare orchestra che fa musica a suon di schiaffoni. Gli orchestrali sono gli strumenti umani che si disperano quando uno spettatore chiede il bis.
Mondo cane 2 è meno interessante del primo film, perché ripete discorsi già fatti, approfondisce questioni già sviscerate e aumenta il numero delle sequenze realizzate con strumenti di pura fiction. Resta un documento interessante, uno specchio dei tempi costruito per contrasto e con la finalità di scandalizzare, sconvolgere e incuriosire.