Kasia Smutniak torna in Polonia, suo paese natale, per mostrare il famigerato muro di 186 kilometri eretto (a costi altissimi) per impedire il passaggio dei profughi afgani, fuggiti dalla fame e dalla disperazione, dopo l’abbandono statunitense di una terra funestata dai fondamentalismi. Il muro era servito in seguito ad allontanare ogni tipo di profugo rifugiato nel bosco circostante, spesso torturato, maltrattato e ricacciato oltre il filo spinato. La Smutniak approfitta del viaggio per mostrare piccoli spaccati di normalità familiare, telefonate a casa rassicuranti, risvegli improvvisi, colloqui con i parenti, interviste a persone incontrate in loco. La parte più intensa è ambientata in un cimitero ebraico, vediamo la casa della nonna costruita dove un tempo c’era il ghetto, con tutte le similitudini del caso (mai forzate) sulle crudeltà passate e su gli orrori contemporanei. Tutto si svolge nel marzo 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, quando tra i paesi più attivi ad accogliere profughi c’è proprio quella Polonia che contro gli afgani aveva alzato un muro di paura e diffidenza. Il documentario ha come location una striscia di terra lungo il confine bielorusso, detta zona rossa, che impedisce persino ai giornalisti di avvicinarsi per vedere l’edificazione del muro. Kasia Smutniak debutta alla regia con tutti i difetti di un’opera prima, i tempi sono dilatati per le cose da dire, così come la scelta delle immagini da mostrare non è sempre felice. La ripetizione di concetti e sequenze è spesso in agguato, molte parti sembrano abbastanza inutili e la qualità del girato non sempre è importante. Macchina da presa sempre fissa su Kasia Smutniak, attrice unica insieme alle persone intervistate, ai pochi attivisti e ai familiari, anche se in un documentario dovrebbe essere in primo piano lo sguardo dell’intervistato. Non è facile improvvisarsi reporter e documentaristi, non basta essere un’ottima attrice e una persona dotata di grande sensibilità. Il diario intimo e la denuncia sociale sono le cose migliori del film, ma la confezione fotografica, la qualità delle riprese e la sceneggiatura profumano di improvvisazione dilettantistica. Un’occasione mancata, a nostro parere, anche se la denuncia sociale resta importante e l’aver messo il dito sulla piaga di un muro europeo per scacciare chi soffre vale il prezzo del biglietto.
Regia: Kasia Smutniak. Soggetto e Sceneggiatura: Kasia Smutniak e Marella Bombini. Musica: Lorenzo Tomio. Interprete: Kasia Smutniak. Durata: 107’. Distribuzione: Luce Cinecittà. Origine: Italia, 2023