La dottoressa del distretto militare (1976) inaugura la serie interminabile delle dottoresse. Dopo questo film di Cicero – che dirige una stupenda Edwige Fenech – sono molti gli esempi di chi prova a stupire come sexy dottoressa di corsia. Ricordo solo: La dottoressa sotto il lenzuolo (1976) di Gianni Martucci con Karin Schubert e soprattutto Orchidea De Santis sexy infermiera, La dottoressa ci sta col colonnello (1980) di Tarantini con Nadia Cassini che sculetta per tutto il film e chiama Lino Banfi coglionello e La dottoressa preferisce i marinai (1981), sempre di Tarantini, che prova a lanciare un’anonima Sabrina Siani, volto del peplum e del cinema avventuroso. In questi film, ma pure nel ciclo della soldatessa che vedrà impegnata la Fenech, il cliché è lo stesso degli erotici scolastici, solo che al posto della scuola troviamo il distretto militare o una guarnigione di arrapatissimi soldati, con battute e situazioni che ne conseguono.
La dottoressa del distretto militare vede interpreti Edwige Fenech, Alfredo Pea, Alvaro Vitali, Gianfranco D’Angelo, Mario Carotenuto, Gianfranco D’Angelo, Carlo Delle Piane, Grazia Di Marzà, Alfonso Tomas, Nino Terzo, Renzo Ozzano, Tom Felleghi, Franca Scagnetti, Guerrino Crivello e Jimmy il Fenomeno. La sceneggiatura è del regista insieme a Francesco Milizia e Marino Onorati. Produttore (come sempre quando c’è la Fenech) Luciano Martino.
La trama è soltanto una scusa per mostrare le grazie di Edwige Fenech che in ogni caso lo fa con molta parsimonia. Si parte con un postino del distretto che percorre in moto le strade di Roma e consegna cartoline precetto alle future reclute. Cicero si scatena inventandosi la gag del cieco che scambia la biglietteria del tram per un vespasiano, ma è da citare anche il militare che paragona il pelo di una bella ragazza alla barba di Fidel Castro. Durante la consegna delle cartoline precetto, il militare ne combina di tutti i colori e alla fine arriva anche da Gianni (Alfredo Pea). Lui fa la bella vita all’Hotel Hilton e ha messo su un giro di accompagnatrici straniere con la complicità dell’amico Nicola (Alfonso Tomas) che fa il parrucchiere per cani. Gianni è sconvolto dall’idea di dover fare il soldato e cerca ogni pretesto per marcare visita. Nella parte iniziale citiamo una scena che rasenta il porno con protagoniste due anonime figuranti (una mulatta e una svedese) che si fanno praticare clisteri da Gianni e poi danno vita a una grande parte saffica. Gianni inventa il trucco della macchia nei polmoni per essere ricoverato all’ospedale militare del distretto. La scena della visita di leva è una delle parti più trash di tutto il film e vediamo sfilare una serie di sederi nudi davanti a dottori disincantati che ascoltano le simulazioni dei peggiori malanni. Erano cose che accadevano davvero nell’Italia degli anni Settanta, pure se in misura meno eccessiva di quel che racconta Cicero. Adesso che la leva obbligatoria è stata (finalmente!) abolita questo film rappresenta un documento storico del periodo. Al distretto incontriamo Alvaro Vitali (Pappalardo) che mangia un giornale per farsi venire l’ulcera e alla fine inghiotte pure una zampa di gallina. Davvero divertente la corsia di ospedale capitanata dall’infermiere Nino Terzo che parla nel suo tipico modo aspirato e dal dottor Frustalupi (Gianfranco D’Angelo), cattivissimo e inflessibile. D’Angelo recita la solita parte a base di risatine stile nazista pazzo ed eccessi mimici caratteristici, ma diverte nella caratterizzazione di un dottore a caccia di simulatori. Durante la visita in corsia uno dei degenti non ne può più della sua arroganza e lo aggredisce mordendolo a un orecchio. Per questo Frustalupi si deve far sostituire da Elena Dogliozzi (Edwige Fenech), assistente e futura moglie, che al distretto tenta di fare il medico ma alla fine comprende che i degenti vogliono solo evitare il servizio militare. Frustalupi manda avanti una casa di cura privata per vecchietti danarosi che sfrutta e tratta malissimo, ma organizza anche un traffico illegale di attrezzature mediche per il distretto con una ditta americana. Come sempre è molto bravo Mario Carotenuto, nei panni del colonnello Farina, pure lui un simulatore che cerca di ottenere la pensione di invalidità per causa di servizio. Il colonnello non crede nell’esercito e sta dalla parte dei soldati, a un certo punto protegge Gianni e lo fa rimanere al distretto perché serve come traduttore. Fa parte del cast pure Jimmy il Fenomeno, una volgarissima suora che ramazza il pavimento. La Fenech in corsia è uno spettacolo per gli occhi di soldati allupati che non la perdono di vista un istante. Inutile dire che Gianni s’innamora della dottoressa e la fa assurgere a protagonista di alcuni sogni erotici, che poi sono le parti più sexy del film. La prima sequenza onirica vede Gianni nelle vesti di dottore mentre visita una Fenech vestita di bianco, la spoglia lentamente, la fa restare a seno nudo, le tocca le parti intime, infine si fa pagare cento milioni di lire per fare l’amore con lei. Peccato che sul più bello Gianni si sveglia e la Fenech torna a essere l’irraggiungibile dottoressa di corsia. Da citare pure la scena di Alvaro Vitali che aspira un uovo con il sedere e lo deposita in una catinella. L’uovo si rompe a causa dell’arrivo improvviso dell’infermiere. “Fai le uova rotte?”, chiede Nino Terzo. “Per forza, c’ho l’ulcera”, risponde Vitali. Carlo Delle Piane caratterizza bene la figura dell’analista appassionato di teatro e annoiato del lavoro. Gianni fa scivolare il sangue nelle sue urine pure se l’esame lo fa davanti al medico, ma la Fenech non cade nel trucco e per smascherarlo minaccia di operarlo. Qui c’è la seconda parte onirica con Gianni che sogna di operare la dottoressa per un’unghia incarnita. Nel sogno la Fenech ci sta sempre e il soldato la fa denudare completamente, sino a mostrare seno e sedere. Al risveglio la dottoressa gli fa capire che lo ha smascherato. Gianni non si arrende e prova a scambiare le sue lastre con quelle di un soldato riformato perché privo di coglioni. La dottoressa pare convinta, prova pena per il ragazzo, ma quando gli chiede di spogliarsi si rende conto che l’ha presa in giro ancora una volta. Un’altra parte da citare vede Alvaro Vitali masturbarsi con il filo della calza di un’infermiera, ma la cosa non finisce bene. Un’altra scena da ricordare vede protagonista Nino Terzo mentre lava i piedi a Vitali e gratta via quattro centimetri di sporco per farlo riformare. L’acqua è nerissima. Terzo: “Da quanto tempo non ti lavavi i piedi?”. Vitali: “Perché si lavano?”. La Fenech non ne può più di lavorare in un ambiente dove tutti la vogliono fregare, persino il comandante, per questo a Carotenuto che mostra lastre contraffatte, grida: “Se l’appenda al culo!”. Un altro scherzaccio di Gianni è quando si finge ragazzo padre e spaccia un ragazzino per suo figlio, la dottoressa s’intenerisce ma alla fine capisce il trucco. Intanto il colonnello e il medico Frustalupi architettano la truffa delle attrezzature sanitarie da vendere alla ditta americana. Frustalupi promette la famosa pensione di invalidità in cambio del via libera all’affare. Era il periodo dello scandalo Lockeed e di simili truffe con tangenti, se si vuole nel film troviamo pure un minimo di critica sociale, per tacere di un antimilitarismo di fondo. Gianni, intanto, organizza al colonnello una serata all’Hilton ma le cose vanno male e lui finisce in camera con una mostruosa donna di nome Addolorata. Altro leitmotiv dei film di Cicero quello relativo alle donne orrende e mostruose. Lieto fine tra Fenech e Pea che fanno l’amore sul lettino della sala operatoria sotto gli sguardi esterrefatti del colonnello, del fidanzato cornuto e degli affaristi americani. Una breve scena erotica piuttosto sensuale. Il finale è comico-trash con Gianni che resta a fare il militare nonostante la dottoressa e incontra di nuovo Alvaro Vitali. Quest’ultimo si è sposato con una donna che sembra molto bella ma che al momento di urinare si scopre fornita di attributi maschili. Pea: “Ma come hai fatto?” Vitali: “Sulle prime è stata dura, poi mi sono abituato”. Vitali cammina a fatica e mostra evidenti dolori al sedere.
Non vi fidate della trama raccontata da Marco Giusti su Stracult perché (come spesso accade) non è affidabile. Se il critico ha visto il film forse lo ricorda male o lo confonde con altre pellicole. A Mereghetti la pellicola non è piaciuta e la ritiene una delle più deboli tra le commedie sexy del periodo d’oro che si limita ad accumulare in maniera meccanica momenti più volgari che comici. A mio parere il film è piacevole e le parti grottesche rappresentano la sua forza comica. Tutti ricordiamo Vitali che aspira l’uovo con il sedere, la recluta Delle Piane che beve l’urina al posto del tè, l’infermiere che lava diversi centimetri di sudicio dai piedi di Vitali per farlo riformare, Jimmy il Fenomeno truccato da suora e via dicendo. Una scena cult è quella della visita medica dove arriva di tutto: dai soldati senza palle ai superdotati. La Fenech si mostra nuda soltanto nei sogni di Pea, che si materializzano alla grande. Per Marco Giusti il film è addirittura un capolavoro del genere, ma senza arrivare a tanto si può definire un lavoro divertente che conserva intatta la sua freschezza.