Un film fondamentale nella commedia scollacciata italiana è L’insegnante (1975), indiscusso capostipite del sotto filone erotico dedicato alle professioni. Il maestro del genere è Salvatore Samperi con Malizia (pure qui l’ambientazione è siciliana), si sprecano i riferimenti erotici a situazioni standard, non ci sono docce nude ma non mancano occasioni di voyeurismo dal buco della serratura, calze a rete e reggicalze, in un gioco a mostrare e nascondere che fa seduzione. A partire da questo film comincia tutta una serie di pellicole scolastiche a base di studentesse e supplenti che vedono impegnate soprattutto Gloria Guida e Carmen Villani, ma anche Nadia Cassini e Lilli Carati. L’insegnante, scritto e sceneggiato da Tito Carpi e Francesco Milizia, è un grande successo commerciale e il merito va soprattutto al produttore Luciano Martino che ritiene la parte perfetta per Edwige Fenech. Rinuncia pure a cinquanta milioni che i distributori avrebbero anticipato se avesse utilizzato un’altra attrice. La scelta si dimostra azzeccata e il grande apprezzamento da parte del pubblico decreta il successo della bella franco-algerina, che a partire da questo film diventa una presenza fondamentale del cinema di genere. Gli esterni del film sono girati nella suggestiva location di Cefalù, che ricordiamo per le stupende spiagge e per una fotografia unica tra scogliere e mare. Il film parte alla grande e presenta Franco (Alfredo Pea) alle prese con i problemi erotici tipici di un diciassettenne che tenta di sfogare con una disponibile cameriera. Nell’economia del film la parte scolastica è fondamentale e le gag si sprecano: un ridicolo appello a base di offese in siciliano, un professore che addenta enormi panini ripieni di carta igienica e si fa prendere le mani in una trappola per topi, la cimosa che fa scintille, un insegnante in mutande e via di questo passo con altre prelibatezze. La Fenech è una bella professoressa di lettere classiche chiamata a dar lezioni private a Franco, figlio dell’onorevole Mottola (Vittorio Caprioli), un ragazzo ribelle che dev’essere promosso a ogni costo. L’idea delle lezioni private è del preside Carotenuto che non vuole perdere l’aiuto dell’onorevole per diventare provveditore, inoltre i due loschi figuri sono soci in diversi affari poco puliti. Il preside fa tutto il possibile perché Franco venga promosso e cerca di tirare dalla sua parte anche l’incorruttibile professor Puntiglio (D’Angelo), fidanzato della futura insegnante del ragazzo. La professoressa Giovanna è una Fenech giovane e bella, che recita una parte senza grande spessore, è evidente che per Cicero conta solo la sua indiscutibile presenza scenica. Giovanna ha studiato dalle suore, vive ancora in convento, il fidanzato non la tocca neppure, le concede solo casti baci, ma quando si reca a casa di Franco si presenta in minigonna bianca, al punto che il ragazzo sbircia le sue mutande dalla tromba delle scale. Cicero si lascia andare ad alcune riprese ginecologiche degne della peggior televisione anni Duemila. La macchina da presa insiste su primi piani del sedere della Fenech, su inquadrature particolareggiate delle cosce, soprattutto quando l’attrice si china per cercare dei libri e la cerniera lampo della gonna pare che debba saltare da un momento all’altro. Franco decide che deve fare colpo sulla professoressa, in un modo o nell’altro vuole portarsela a letto, quindi comincia a spiarla mentre va al bagno e le ammira il seno dal buco della serratura. In altre sequenze vediamo Franco sbirciare sotto le gonne di Giovanna, guardare le lunghe gambe appena possibile e cercare di circuirla. Il ragazzo mette in atto alcuni stratagemmi divertenti, il più clamoroso è fingersi omosessuale per avere campo libero in toccatine maliziose. La professoressa cade nel trucco, si dispera per lui, si lascia accarezzare le cosce, stringere il petto e palpare il sedere. La Fenech, su consiglio della madre del ragazzo, cerca di farlo ravvedere da una pericolosa scelta gay, si aggiusta le calze e sfoggia magliette trasparenti che mettono in mostra un seno rigoglioso. Tutte cose d’altri tempi che in una pellicola contemporanea non si potrebbero neppure accennare, indice ancora una volta di quanto il nostro cinema di genere simboleggi un radicale cambiamento dei costumi e sia utile per capire come eravamo. Il film termina con la Fenech che non si limita a dare lezioni scolastiche, ma finisce a letto con l’allievo che si fa rimandare in greco per averla vicina anche durante l’estate. Il professor Puntiglio è un cornuto contento che sghignazza sulla scogliera e dice: “Fate anche un po’ di esercizio fisico e di flessioni. Non studiate soltanto!”. Contento lui …
Nel cast troviamo un ottimo Vittorio Caprioli, il caratterista insostituibile Mario Carotenuto, Carlo Delle Piane (non ancora attore avatiano), Enzo Cannavale, Alvaro Vitali, Stefano Amato, Gianfranco D’Angelo, Francesca Romana Coluzzi, Ugo Fangareggi e Dada Gallotti. Tra le comparse in classe ricordo il futuro regista Michele Soavi, l’avvocato Simone Ciotti e Lorenzo Mammì. Il gruppo di attori che in seguito sarà impiegato in pellicole sexy-scolastiche (e non solo) è al gran completo e in questo lavoro di Cicero sfila il meglio della commedia all’italiana di quel periodo. Si segnalano D’Angelo e Vitali, ancora poco utilizzati ma che diventeranno baluardi insostituibili della commedia scollacciata. Alvaro Vitali è l’alunno Tatuzzo che si esibisce nella mitica scorreggia-lanciafiamme e in una comica masturbazione praticata da un’orribile prostituta della zona portuale con le mani sporche di fichi d’india. Stefano Amato è l’alunno La Rosa, amico grasso del protagonista Franco Mottola, che insieme a Vitali completa il trio degli insubordinati. Amato proviene dal set di Malizia di Samperi, così come Vitali viene fresco di esperienza con Federico Fellini in Amarcord (1975). Gianfranco D’Angelo è un professore di ginnastica (Puntiglio) che ride come un isterico e sfoggia due baffetti da nazista. Enzo Cannavale è Peppino, simpatico bidello amico del professor Calì (Carlo Delle Piane), insieme progettano di fare grandi cose nel campo della musica leggera. Vittorio Caprioli è l’onorevole, il padre di Franco che a un certo punto accompagna il figlio in una casa di appuntamenti su consiglio del medico (sic!). Francesca Romana Coluzzi è la madre di Franco ed è brava nel tratteggiare la parte della donna in ansia per un figlio che crede omosessuale. Per parlare della colonna sonora, composta e diretta da Piero Umiliani, ricordiamo che in un paio di sequenze si possono ascoltare Bella senz’anima di Riccardo Cocciante e La bambola di Patty Pravo. Interessante.
Marco Giusti afferma su Stracult che L’insegnante è molto spinto sul sesso, infatti era vietato, e la scuola ha un ruolo meno forte che nelle storie successive. Non concordo con il critico romano perché la caratteristica fondamentale del film non è tanto l’erotismo, quanto la solita comicità tra i banchi, con battute di grana grossa. La Fenech non si spoglia molto, la pellicola punta soprattutto sul lato comico-farsesco di taglio scolastico, qualche scena mostra la bella franco-algerina a seni nudi, per il resto soltanto maliziose gonne che si sollevano e niente più. Da segnalare un rapporto sessuale tra la Fenech e Pea in una vasca da bagno ricolma di sugo di pomodoro dove il ragazzo finge un suicidio. Poco prima ricordiamo una sequenza bollente con la Fenech drogata e Pea che si ingegna sul letto per palpare seni e cosce. Marco Giusti ha scritto un trattamento per un sequel del film che ha proposto a Luciano Martino, ma non è mai stato realizzato.
L’insegnante è il primo, storico prodotto che inaugura il sottogenere scolastico e contiene tutte le situazioni base che saranno sviluppate in seguito. Michele Massimo Tarantini fa l’aiuto regista e trae ispirazione per girare, nel 1975, La liceale con Gloria Guida nei panni della studentessa Loredana. Il filone delle insegnanti è molto redditizio e produce una serie di titoli interminabile. A parte quelli con Edwige Fenech (L’insegnante va in collegio e L’insegnante viene a casa del 1978) ricordo: L’insegnante balla… con tutta la classe (1977) di Giuliano Carnimeo con Nadia Cassini, che resta nell’immaginario collettivo per lo spettacolo del sedere della bella protagonista disteso su un lettino per massaggi, L’insegnante al mare con tutta la classe (1979) di Tarantini con Annamaria Rizzoli, e il modesto L’insegnante di violoncello (1989) di Lorenzo Onorati con Serena Grandi.