Nezouh in arabo significa spostamento di anime, acque e persone. E di questo parla il film, in forma allegorica, di un desiderio di fuga, mentre a Damasco infuria la guerra civile, i cecchini sparano e le case crollano sotto i bombardamenti. Il sottotitolo Il buco nel cielo, invece, fa riferimento al tetto della casa della quattordicenne Zeina – vera protagonista della storia – che si apre per colpa di una bomba e le permette di conoscere il primo amore adolescenziale. Storia di guerra e racconto di emancipazione femminile, narrato con toni surrealisti, sempre sopra le righe, impostato sulle vicissitudini di una famiglia siriana che – causa l’ostinazione paterna – resiste nel quartiere assediato mentre la casa crolla e le mura vanno in frantumi. A un certo punto madre e figlia decidono di fuggire senza il padre (che in seguito opterà per seguirle), non solo dalla guerra ma anche da un futuro di regressione culturale, senza scuola, senza lavoro, con un matrimonio prima del tempo deciso dalla famiglia. Incontro d’amore in un paese in guerra, scriverebbe Sepulveda, perché la bomba apre una feritoia nel tetto e una corda calata permette di conoscere a Zeina il ragazzo che scapperà con lei e con la madre, vera via di fuga verso la libertà. La regista franco – siriana Soudade Kaadan è al secondo film, dopo Il giorno che ho perso la mia ombra (2018), ma sfoggia uno stile di regia maturo e compiuto, mette in scena un panorama di guerra e di palazzi devastati dal conflitto, raccontando una storia dal taglio quasi fantastico, intrisa di ironia e senso dell’umorismo, nonostante gli argomenti affrontati. Film realista, calato nel dramma di un conflitto, che a tratti diventa onirico e sognante, descrivendo la voglia di madre e figlia di vedere il mare, di gettare sassi nelle acque, di poter scappare via da tutto quell’orrore. I sogni di Zeina sono il leitmotiv del racconto, quel suo aprire gli occhi e sorridere, immaginare il futuro, vedersi intenta a pescare nelle acque pacifiche del mare, perdersi negli occhi del ragazzino che le mostra un proiettore e la possibilità dell’avverarsi dei sogni. Nezouh è racconto di formazione e di liberazione femminile dal patriarcato, emancipazione verso il futuro e speranza di cambiamento, fede in un mondo senza guerra dove sia possibile realizzare i propri sogni, grandi o piccoli che siano. Cinema di poesia, avrebbe detto Pasolini, che amava gli scenari degradati e provava un senso di compassione per il Terzo Mondo. Cinema che commuove in un finale dove l’amore trionfa e il padre dimostra che anche gli uomini possono cambiare, partecipare a un’evoluzione, chiedere scusa, provare a sognare un futuro diverso. Premio Diritti Umani Amnesty International; premio degli spettatori alla Mostra di Venezia. Un film imperdibile che ricorda la commedia all’italiana, sempre intrisa di elementi drammatici e il miglior cinema neorealista italiano.
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Soudade Kaadan. Fotografia: Hélène Louvart, Burak Kanbir. Montaggio: Soudade Kaadan, Nelly Quettier. Effetti Speciali: Serdal Ates, Ahmed Yousry. Musiche: Rob Lane, Rob Manning. Paesi di Produzione: Francia, Gran Bretagna, Siria, Qatar. Durata: 103’. Genere: Commedia. Distribuzione (Italia): Officine Ubu. Case di Produzione: Berkeley Media Group, Kaf Production, Ex-Nihilo. Lingua originale: Arabo. Titolo Originale: Nezouh. Interpreti: Hala Zein (Zeina), Nizar Alani (Amer), Kinda Alloush (Ala), Samir Al-Masri (Motaz).