Noma: il “volto della povertà” che uccide i bambini 

Articolo di C. Alessandro Mauceri

I tecnici dell’OMS la chiamano Noma. Il suo nome, però, è sconosciuto anche a molti medici. È una malattia dagli effetti devastanti. Colpisce soprattutto i bambini più piccoli, di età compresa tra due e sei anni, che vivono in estrema povertà. Spesso il loro sistema immunitario è indebolito dalla malnutrizione e dalle condizioni ambientali in cui sono costretti a vivere. La malattia si manifesta come una piaga sulle gengive. Rapidamente si diffonde. In poco tempo distrugge i tessuti molli, le ossa, i tessuti duri e la pelle del viso. Senza un trattamento adeguato il bambino che ne viene colpito ha una probabilità del 90% di non farcela, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Molti muoiono a poche settimane dalla comparsa della prima piaga.

Anche per quelli più fortunati, quelli che riescono a raggiungere una struttura sanitaria che riconosce che si tratta di Noma e praticano la profilassi corretta, la situazione non è piacevole. I sopravvissuti spesso riportano gravi deturpazioni facciali permanenti che spesso ostacolano la deglutizione. Anche bere e parlare diventano quasi impossibili.

La cosa assurda è che questa malattia potrebbe essere curata e prevenuta. Basterebbe che il bambino potesse disporre di cibo e acqua pulita a sufficienza. Ma in molti paesi questo non avviene.

É per questo motivo che la malattia è chiamata “il volto della povertà”. È l’ennesima  dimostrazione del fallimento delle misure per aiutare le fasce più deboli della popolazione. “Noma è come i canarini nell’indicatore delle miniere di carbone di dove ci sono problemi sistemici con la società. È una malattia della povertà”, ha dichiarato il dottor David Shaye, del Massachusetts Eye and Ear.

Non è una malattia sconosciuta, anzi. E non è una malattia “rara” di quelle per le quali si chiedono continuamente soldi in televisione. È una malattia dimenticata e nascosta. Basti pensare che non è facile trovarla nemmeno sui motori di ricerca come Google: una prima ricerca di solito non produce risposte immediate.  La dottoressa Bukola Oluyide, che collabora con Medici Senza Frontiere (MSF), afferma: “Si presume che non esista più. Dove lo vediamo è dove abbiamo povertà e nessun centro sanitario. È solo quando i bambini sono quasi sul letto di morte con un’altra malattia che [vengono portati] in una struttura sanitaria … Le persone non sanno di poter ricevere cure nelle prime fasi”.

Secondo gli esperti è per questo che la Noma è  ancora così pericolosa: perché colpisce i bambini più emarginati del mondo e ne uccide rapidamente la maggior parte.

Per cercare di far fronte a questa assurdità, Medici Senza Frontiere ha ideato una campagna per chiedere che questa malattia venga aggiunta alla lista delle malattie tropicali trascurate o NTD dell’OMS. Le NTD includono malattie come l’ulcera di Buruli, la malattia di Chagas, la dengue e il chikungunya, il dracunculiasi (malattia del verme della Guinea), l’echinococcosi, la trematodiasi di origine alimentare, la tripanosomiasi africana umana (malattia del sonno), la leishmaniosi, la lebbra (malattia di Hansen), la filariosi linfatica, il micetoma, la cromoblastomicosi e altre micosi profonde, l’oncocercosi (cecità fluviale), alcune ectoparassitosi, schistosomiasi, elmintiasi trasmesse dal suolo, l’avvelenamento da morso di serpente, la taeniasi/cisticercosi, il tracoma e altre treponematosi endemiche. Molte di queste malattie si manifestano soprattutto nelle aree tropicali e colpiscono principalmente le comunità più povere. Soprattutto donne e bambini. Si stima che le persone colpite o vittime di conseguenze sanitarie, sociali ed economiche siano oltre un miliardo. Un numero sufficiente a dedicare a questa malattia un po’ di più di attenzione. E magari ottenere le risorse economiche indispensabili per combattere la Noma, il “volto della povertà” di tanti bambini.

FOTO: WHO

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