Imprenditore napoletano torna in Italia dopo aver fatto fortuna tra il Libano e l’Egitto. Felice non vive più all’ombra del Vesuvio eppure Napoli gli è rimasta dentro e il bisogno di confrontarsi con l’odierna realtà partenopea è un forte richiamo. Dopo essere stato accolto dalla famiglia, l’uomo comincia a riprendere le misure di una cultura che aveva accantonato. L’incontro con un parroco lo riporta nella realtà cittadina venendo in contatto con anime cui il suo esempio è di grande aiuto. Felice però sente il bisogno di rivedere Oreste, un amico storico diventato esponente della camorra. Combattuto tra la figura del prete e quella del boss Felice deciderà di rimanere a Napoli per fare la sua parte senza fuggire imponendosi di dimenticare.
Nostalgia è il nuovo lavoro di Mario Martone con protagonisti Pierfrancesco Favino e Tommaso Ragno. Tratto dal libro omonimo di Ermanno Rea il film è un tributo alla cultura partenopea e alla sua dimensione. Una storia di redenzione che vede la figura di Felice tornare in quei quartieri da cui ha preso distanze obbligate per ricongiungere se stesso alla città. Martone racconta le molte facce di una Napoli viva che non è solo criminalità, ma soprattutto reazione e voglia di sovvertire schemi delinquenziali troppo spesso causa di una supposta arretratezza. Sullo schermo vanno le paure e i desideri di un uomo, Felice, che deve ritrovare i tempi di una realtà che si ricorda a fatica.
Il regista sceglie l’intimismo di passeggiate notturne e storie di vita, spesso rappresentate dai giovani parrocchiani con cui felice viene in contatto. Il bisogno di far pace con la dimensione giovanile è perfettamente rappresentato dalla figura di Oreste che ha scelto la via più facile. Il protagonista vede nel suo amico rimasto un presente che avrebbe potuto essere suo ma lasciare andare il passato richiede tempo. Nostalgia rispetta il titolo descrivendo i dubbi di un uomo e la difficoltà di brillare dove c’è poca luce, ma allo stesso tempo mostra quanta vita è in attesa di uscire. I dialoghi sono ottimamente adattati e riescono a trasportare nelle anime di una città incomprensibile e irrinunciabile allo stesso tempo.
La regia di Martone è silente a tal punto da eleggere la città a occhio assoluto, un occhio che alterna umanità a istanti disumani raccontati entrambi con estrema onestà. Favino è ottimo nel trasmettere il cambiamento di un protagonista che dalle iniziali difficoltà, dal dialetto alla realtà cittadina, torna a essere nella sua dimensione naturale. Una Napoli che diventa esperienza estetica con la sua varietà di anime e si oppone al male attraverso la cultura e quel pensiero in cui rimane maestra assoluta.