“Nuova canzone felice”, si rivolge al mondo guardandolo dalla parte degli ultimi

Articolo di Gordiano Lupi

Marco Saya è un editore che dimostra tutta la sua passione per la poesia sin dalla cura con cui pubblica i suoi libri, dal prezzo contenuto (12 euro per 135 pagine) e dalla scelta felice degli autori. La collana Sottotraccia diretta da Antonio Bux – autore che apprezzo per averlo pubblicato con Il Foglio Letterario – contiene vere perle che vanno da Gabriele Galloni (L’estate del mondo) allo stesso Antonio Bux (Sativi), passando per Sergio Bertolino (La sete) e Valentina Murrocu (La vita così com’è). E poi sono libri così belli che fanno venire la voglia di collezionarli tutti, con una copertina bianco lucido, una carta anticata di color giallo e un formato accattivante, per restare al solo aspetto esteriore. Parliamo un po’ di Melillo e della sua poesia civile, molto pasoliniana, dalla parte di Malvolio, se vogliamo rievocare una polemica storica tra due giganti della letteratura. La nuova canzone felice del poeta napoletano si divide in quattro sezioni: Mediterraneo, Disperanza, Dalle case d’altri e Invisibile mondo; liriche che parlano di mare e naufragi involontari, di profughi e persone senza una terra in cerca di approdo sicuro, si rivolge al mondo guardandolo dalla parte degli ultimi. Opera prima intensa e piena di contenuti, matura e compiuta, di un autore quarantenne, già vincitore del premio Ortese, pubblicato da Poeti e Poesia diretta da Elio Pecora, finalista del Premio Napoli e del Città di Conza. Una colta prefazione di Enzo Rega introduce l’opera facendo riferimento alla funzione della poesia come incontro con gli altri, cosa che Melillo compie fino in fondo, cercando le parole giuste per esprimere la sua compassione con tutti gli emarginati. Poesia di libertà e di sensazioni, di principi morali e sofferenze, di dolore e rimpianto, ma anche di lotta per un mondo migliore. Vi lascio alcuni testi in lettura, ché la poesia va letta più volte, persino mandata a memoria – come dice uno che stimo di nome Nicola Crocetti – ma spiegata proprio no …

Partiamo dall’incipit della prima sezione Mediterraneo:

Per navigare l’incerta lettura del mondo la mappa è l’agire politico, l’acquisizione di segni stranieri dove vive il tu per intero senza sillabare le forme che veste la logica, finché il potere è una patria mortale.

Entro in cielo divoro il libro

fisso sull’asfalto una canzone.

L’orrore

La notte sbaglia la di sopra di loro.

Facile dare la colpa a chi scappa chi spinge qualcosa di vivo nel mare inautentico dell’abbondanza.

Facile pure il parlare purché la vergogna abbia tratto lezione dalla stessa legge

l’errore

oltraggiando un confine deciso dalle istituzioni una muta di scogli spacciando parole.

Tratto dalla Sezione seconda – Disperanza

Cos’è poesia? Andare via star lontani dai corteggiamenti di chiunque sia, perché il giorno che venga a cercarti chi c’era caduto davvero non sia un giro inutile tra chi ti scansa di spalle bifronte coi suoi sentimenti e chi vive sperduto tra i sensi del mondo, ammesso ai suoi pentimenti.

(si fa riferimento ad Alvaro Mutis e alla definizione di poesia come moneta inutile che paga i peccati altrui con le false intenzioni di offrire agli uomini la speranza)

Dalla Sezione Terza – Case d’altri

C’è un silenzio portentoso accanto alla ginestra, quando giungi per la sua finestra godi la sua veglia originale la tempesta di sterilità che ci circonda, fissa addirittura il gusto del pensiero le sue forme, noi che siamo epura come docili carogne.

Dalla Sezione Quarta – Invisibile mondo

Digiuna l’aria il lamento, ti prendo allora che senza pensieri non stringi, ti fai sicura di traffico ancora alle mani. È il vivo abbraccio dei morti raccontano che non bisogna fermare questa polveriera di sogni, di poesia senza bandiera.

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