“Occhi blu”, un noir psicologico, ambientato in una Roma spettrale e decadente

Articolo di Gordiano Lupi

Michela Cescon è soprattutto una brava attrice che nelle vesti di regista prima di Occhi blu si era occupata solo di teatro. Diciamo che non è proprio la stessa cosa, perché i tempi cinematografici sono diversi, forse qualcosa resta da imparare, soprattutto il montaggio e la sceneggiatura, per rendere una storia più fluida e scorrevole. Occhi blu non è comunque un esordio negativo. Tutt’altro. Vorrei mettere in luce le cose positive di un noir psicologico, ambientato in una Roma spettrale e decadente, tra lunghi silenzi e attese sospese. La colonna sonora di Andrea Farri è notevole, con una base jazz al clarinetto, fino alla canzone romana intonata in un piccolo locale notturno dal protagonista. La storia, molto ridotta per sostenere un lungometraggio di 86 minuti, ruota attorno alle gesta di una rapinatrice motorizzata e di un giovane complice, con il commissario di polizia (De Matteo) che le dà la caccia e non riesce ad acciuffarla. Trentatre rapine in tre mesi, fino a quando il commissario non chiede aiuto a un collega più anziano che tutti chiamano Il Francese. Una piccola sottotrama, non meno importante, riguarda il poliziotto transalpino (Jean-Hugues Anglade) che sta cercando chi gli ha ucciso la figlia per vendicarsi. Tutto è raccontato per sottrazione, che va pure bene ma il troppo stroppia si dice in Toscana, al punto che sia del francese che della rapinatrice in motocicletta non sappiamo quasi niente. Pure del commissario sappiamo solo che si è innamorato di una ragazzina e che non riesce più a guardare in faccia moglie e figli, poi lo seguiamo nella caccia infruttuosa alla rapinatrice e soltanto alla fine comprendiamo che ama cantare. Credo che tutto questo mistero sia voluto dalla regista, come la faccenda degli occhi blu del titolo, che sporgono dalla visiera del casco e caratterizzano sia la rapinatrice (Golino) che il complice (Olivetti). Il problema è che non si capisce fino in fondo come il francese sia arrivato a individuare la misteriosa rapinatrice, pare che sia risalito a Valeria dal fatto che è una provetta guidatrice di moto. Altri pregi del film sono una fotografia notturna romana, grigia e plumbea (Cocco), molte riprese con il grandangolo, primi piani mai banali e scontati, riprese dal basso con particolari in soggettiva. Valeria Golino è molto brava nei panni della rapinatrice motorizzata, recita con lo sguardo e con i silenzi più che con le parole. L’impianto del film, alterna il teatrale dei dialoghi ad alcune riprese esterne davvero ben fatte, impaginando dissolvenze poetiche a originale stacchi fotografici che sostituiscono l’azione. Michela Cescon, nonostante sia alla prima prova da regista dimostra di conoscere bene la materia da un punto di vista tecnico, mentre va rivista alla prova come sceneggiatrice. La responsabilità di un montaggio troppo diluito è di Sara Petracca, ma è anche vero che una storia esile e dei personaggi appena abbozzati non potevano che spingere verso tale direzione. Cinema d’autore versione noir con citazioni del vecchio poliziesco italiano, thriller crudo e realistico, un film del quale tutto sommato consiglio la visione, prendendo il buono che è capace di offrire. Lo trovate su Rai Play.

Regia: Michela Cescon. Musiche: Andrea Farri. Soggetto e Sceneggiatura: Michela Cescon, Marco Lodoli, Heidrun Schleef. Fotografia: Matteo Cocco. Montaggio: Sara Petracca. Genere. Thriller. Durata: 86’. Paese di Produzione: Italia, 2021. Interpreti: Valeria Golino (Valeria), Ivano De Matteo (Murena), Jean-Hugues Anglade (Il Francese), Matteo Olivetti (Marco), Teresa Romagnoli, Ambrosia Caldarelli, Ludovica Skofic. Case di Produzione: Tempesta con Rai Cinema, in coproduzione con Palomar e Tu Vas Voir, con il sostegno di Regione Lazio – Fondo Regionale per il Cinema e DG Cinema.

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