“Occhiali neri”, il ritorno di Dario Argento al giallo classico

Articolo di Paolo Quaglia

Durante un’eclissi solare l’atmosfera a Roma si dirada mentre l’ombra prevale sulla città. Un assassino prende di mira alcune prostitute uccidendole. Diana l’unica superstite riesce a fuggire dal killer che scappa con un furgone bianco. La donna, diventata cieca in seguito all’aggressione dovrà ripensare la sua vita al buio e senza sapere quando il carnefice si farà di nuovo vivo. Terrorizzata e sola Diana può contare solo su Chin , un ragazzino rimasto ferito con lei durante l’agguato. La coppia sarà costretta a fuggire dal criminale portando in dote l’equipaggiamento e i consigli di un’insegnante per non vedenti. Occhiali neri segna il ritorno di Dario Argento al giallo classico, ad anni di distanza dal Dracula il maestro decide di tornare sul campo che lo aveva visto trionfare.

Lo fa presentando un buon soggetto che sfortunatamente non si sviluppa per gli standard qualitativi cui il regista aveva abituato. Personaggi poco approfonditi e dialoghi quantomeno discutibili fanno da cornice a un film poco comprensibile anche per il più grande fan di Argento. La storia sembra campata in aria e il procedere degli eventi non prende alcuna posizione. Si passa da un antefatto, sufficiente, a un seguito che poco ha a che fare con lo stile del regista. Anche la parte bucolica certamente non brilla, Argento sceglie uno sviluppo di difficile comprensione che ha bisogno di molta fantasia nel pubblico.

La protagonista e il ragazzino al seguito non stimolano alcuna empatia, sceneggiatura da rivedere e l’elemento nascosto, cifra stilistica di Argento, necessita ipotesi estranee all’intrattenimento. Un prodotto che, prologo a parte, non rende onore alla filmografia di quello che rimane un maestro del cinema in grado di proporre storie che sono entrate nell’immaginario di genere al livello mondiale. Va applaudita la voglia di mettersi in gioco di un artista che, non avendo più nulla da dimostrare, non si preoccupa di poter sbagliare. Anche i migliori a volte procedono faticosamente, passo più meritevole che rimanere fermi.

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