Il 20 novembre del 1989 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York approvò il primo trattato giuridicamente vincolante che afferma i diritti di tutti i bambini. In Italia il provvedimento fu ratificato due anni dopo. La Convenzione cambiò sostanzialmente il modo di vedere i bambini dal punto di vista giuridico. Divennero soggetti di diritti e non più semplice oggetto di tutela e protezione.
Ai diritti riconosciuti universalmente come quelli al nome, alla sopravvivenza, alla salute e all’istruzione, ne furono affiancati una serie di nuova concezione. La Convenzione, infatti, riconosce per il bambino il diritto all’identità legale, al rispetto della sua riservatezza e della sua libertà di espressione. Nei tanti anni dall’approvazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia sono stati compiuti importanti progressi nella tutela dei bambini nel mondo, ma molto resta ancora da fare. Nessuno direbbe che alcuni bambini hanno meno diritti di altri.
Eppure, ancora oggi, molti bambini e adolescenti, anche nel nostro Paese, sono vittime di violenze o abusi, discriminati, emarginati o vivono in condizioni di grave trascuratezza e disagio. Una intera generazione, la classe dirigente del futuro, rischia di pagare danni,oggi non calcolabili,con l’avvento della pandemia #COVID19.Parliamo di loro.
E delle politiche per permettere loro di avere speranza e futuro. In Italia entro la fine dell’anno 1 milione e 140 mila ragazze rischiano di ritrovarsi tagliate fuori dallo studio, dal lavoro e da percorsi formativi. Il Covid accelera le diseguaglianze di genere, che cominciano sin dalla prima infanzia. Abbiamo una generazione intera da proteggere, una generazione per la quale il futuro si costruisce a partire da oggi.