Oggi si parla tanto di democrazia. Ma quanti paesi sono davvero democratici? Pochi. Anzi pochissimi. A dirlo è il Democracy Index, l’analisi condotta periodicamente dall’Economist Intelligence Unit (EIU) che misura lo stato della democrazia in 167 paesi (di cui 164 membri delle Nazioni Unite). Secondo i ricercatori, solo il 5,7 per cento degli abitanti del pianeta vive in paesi in cui c’è una vera democrazia. Per contro, il 35,6% vive in paesi “autoritari”.
Pubblicato per la prima volta nel 2006, questo indice si basa su 60 indicatori in cinque categorie per classificare i paesi in quattro tipi di regime: democrazie piene; democrazie imperfette; regimi ibridi; e regimi autoritari.
Secondo la classifica appena pubblicata solo 22 paesi sarebbero “democrazie complete”. Ai vertici della classifica, come ormai abitudine, i paesi scandinavi: primo fra tutti la Norvegia (che ha ottenuto un punteggio di 9.87/10), poi l’Islanda (9.58) e la Svezia (9.39), (ma anche la Danimarca segue poco sotto). Al quarto posto la Nuova Zelanda seguita da un altro paese scandinavo: la Finlandia (che ha scalato ben tre posizioni). Buona la performance anche di Canada, nel primo gruppo, seguito dall’Australia. Nel primo gruppo anche molti paesi dell’Europa occidentale, ma con un rating più basso.
Tra questi non c’è l’Italia. Il Bel Paese non è riuscito ad andare oltre un deludente 35esimo posto. Basti pensare che ha fatto peggio di paesi come Estonia o Botswana o Taiwan. Ma soprattutto non è riuscito ad evitare di essere inserito nel gruppo delle “democrazie imperfette”. A pesare sul giudizio gli indici relativi al “funzionamento del governo” e alla “cultura politica”: nel 2019, secondo i valutatori le performance dell’Italia sono state paragonabili a quelle di paesi come la Lettonia, la Slovenia o la Lituania.
Deludente anche la performance del Giappone (le dimissioni del premier sono un segno che qualcosa non va nel paese del Sol Levante). Ma anche di Malta e del Belgio.
Anche i “paladini della democrazia”, gli Stati Uniti d’America, non sono riusciti ad andare molto in alto: a lor è stato assegnato un punteggio elevato solo nell’indicatore “processo elettorale e pluralismo”. Per il resto deludente leggere che, a poche settimane dalle elezioni, la democrazia negli USA è giudicata “imperfetta”!
Molti i paesi europei finiti nel terzo gruppo, quello dei “regimi ibridi”: dall’Ucraina alla Macedonia del Nord, dalla Moldova al Montenegro. Sorprendente il risultato dell’India: al 51esimo posto tra le democrazie imperfette (poco sotto l’Italia!).
Grave il giudizio sulla Cina che ha perso diverse posizioni finendo al 153esimo posto: i valutatori hanno classificato il governo cinese come “autoritario”. A precederla, ma di poco, la Russia, al 134esimo posto.
Non sorprende trovare la Corea del Nord (con 1.03/10) in fondo alla classifica, preceduta dalla Repubblica Democratica del Congo (1.13) e dalla Repubblica Centrafricana (1.32), e poi da Siria e Chad. Interessante però notare come alcuni di questi paesi abbiano ottenuto un impietoso 0 nella valutazione di alcuni parametri. Zero in “processo elettorale e pluralismo” per l’Arabia Saudita che si trova in fondo alla classifica al 159esimo posto.
Interessante notare come la performance generale dei paesi del mondo è peggiorata: è la più bassa dal 2006, anno in cui per la prima volta venne utilizzato questo sistema per valutare la “democrazia” nel mondo.
E il fatto che in molti paesi, Italia inclusa, se ne sia parlato poco o per niente lo dimostra.