Ho il privilegio – perché lo considero tale – di aver seguito il regista pugliese Stefano Simone sin dalle sue prime acerbe prove, dai corti a un horror inquietante come Cappuccetto Rosso, persino Kenneth, fino a Gli scacchi della vita, Cattive storie di provincia e Il fantasma di Alessandro Appiani, ogni volta apprezzando notevoli miglioramenti. Omicidio al cimitero – dedicato a William Friedkin – è il suo ultimo riuscito lavoro, una commedia gialla, ambientata in un luogo ben definito, che si svolge in una sola giornata e vede sulla scena sei personaggi, più il morto, che torna in alcuni interessanti flashback. Diciamo poco sulla trama, perché un giallo non si racconta, come regola del buon critico rispettoso degli spettatori. Sei ragazzi, in visita a un cimitero di campagna per motivi diversi, scoprono il cadavere del custode strangolato ai piedi di un piccolo altare e subito si scatena la caccia al colpevole, che potrebbe essere uno di loro, ma non è detto. Di fatto vediamo che trovano due auto con il serbatoio perforato e tutti sono costretti a restare in quel luogo isolato (dove non c’è campo per i cellulari) fino all’arrivo della corriera. Si parte dalla scoperta del cadavere e lo spettatore cinefilo potrebbe pensare a un meccanismo alla dieci piccoli indiani ma non è così, la storia ci porta a conoscere un’indagine condotta dallo psicoterapeuta del gruppo (Christian) con la collaborazione di un esperto informatico (Gabriel), anche se il colpevole potrebbe essere uno dei due ragazzi. Gli altri personaggi della commedia thriller sono un’impiegata di banca (Victoria), un postino che pare abbastanza sciocco (Alan), una ragazza marginale un po’ volgare (Mia) e una molto più tranquilla (Nora). L’azione si svolge nel cimitero di Macchia, frazione di Monte Sant’Angelo, che il regista ribattezza Santa Cristiana come omaggio ad Agatha Christie. Unità di tempo, di spazio e di luogo, commedia teatrale dai tempi compassati, scritta con molta ironia, caratterizzata da un montaggio serrato (curato dal regista, consapevole di quanto sia importante il montaggio per un film), che rallenta solo nella parte centrale per giungere spedita a una conclusione inattesa e a un doppio finale ancor più sconcertante. Flashback usati benissimo dal regista per raccontare il passato, più o meno recente, e per illustrare anche la sequenza (bellissima) dell’omicidio e quella altrettanto riuscita della cattura del colpevole. Ottima la colonna sonora di Luca Auriemma che rielabora il tema Horror Cello; fotografia cupa ed essenziale di Marco Di Gerlando; sceneggiatura oliata alla perfezione da Roberto Lanzone; tecnica di regia compiuta, che passa dalla soggettiva alla macchina a mano, oltre alla camera fissa nei frequenti dialoghi, tra campi e controcampi. Commedia gialla di impostazione teatrale, perché giocata sul dialogo – non è una valutazione negativa -, stile La finestra sul cortile di Hitchcock, facendo le debite proporzioni. In ogni caso il regista mostra e non racconta le situazioni decisive che accadono e questo mi pare un passo avanti rispetto alla sua recente produzione.
Attori non professionisti ma bravi, una piccola factory che il regista si è costruito, ché Mangiacotti e Simone già li abbiamo apprezzati ne Il fantasma di Alessandro Appiani, mentre il bravo Filippo Totaro lo ricordiamo interprete di un eccellente personaggio ne Gli scacchi della vita. Totaro anche in questo lavoro dà vita a un personaggio singolare di custode del cimitero caratterizzato da un tic nervoso importante ai fini della scoperta del mistero. Il film racconta il phishing, le truffe online, si sofferma sul bullismo e sulla delinquenza minorile, termina con una morale non da poco contro il suicidio (la vita è un bene troppo prezioso perché si possa pensare di togliersela) e con una trovata geniale di un personaggio che dice Portateci alla stazione di polizia è avvenuto un … improvvisamente arriva il titolo del film Omicidio al cimitero, quindi scorrono i titoli di coda. Da notare che si tratta di un film indipendente girato con un budget modesto, quasi inesistente. Presto disponibile su Teca TV, nei vari circuiti televisivi regionali e in alcuni cinema selezionati. Prima cinematografica in Puglia, quasi sicuramente a Manfredonia.
Regia: Stefano Simone. Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Lanzone. Fotografia: Marco Di Gerlando. Montaggio: Stefano Simone. Aiuto Regia: Francesco Trotta. Assistente alla Regia: Giuseppe Bollino. Fonico di Presa Diretta: Robb Mc. Microfonisti: Robb Mc, Giuseppe Bollino. Runner: Alessandro Mirasole. Musiche: Luca Auriemma (brano Horror Cello remixato). Durata: 70’. Genere: Giallo. Interpreti: Giovanni Casalino (Christian), Matteo Mangiacotti (Gabriel), Luigia Riccardi (Victoria), Bruno Simone (Alan), Giada Latronica (Mia), Rossella Castigliego (Nora), Filippo Totaro (Ivan, il custode).