Penultimo lungometraggio di Mario Monicelli prima del canto del cigno con Le rose del deserto (2006) che approfondisce la storia di Parenti serpenti (1992) riflettendo in forma di pochade sulle vicissitudini di una famiglia marchigiana. Tutto ruota attorno alla ditta di caramelle alla cicoria, ricchezza dei Razzi, con Furio (Placido) a capo dell’azienda, che ha sposato Cinzia (Melato) – figlia del padrone -, e il nipote Camillo (Guzzo) che vorrebbe prenderne il posto, aiutato dal suocero Amedeo (Bonacelli). Alla morte improvvisa di Amedeo, visibilmente rincoglionito, le cose peggiorano e comincia una faida tra fratelli per la spartizione dell’eredità che vede uscire vincitrice una banda di albanesi. Non ci sono personaggi positivi in questa commedia all’italiana così grottesca da toccare la farsa, citando le comiche del muto e il cinema delle torte in faccia. Furio sarebbe il più previdente del gruppo ma ha un’amante e non ci mette niente a denunciare per pedofilia un figlio illegittimo di Amedeo (Proietti) pur di levarselo di torno. Cinzia, moglie di Furio, è ipocondriaca e non sopporta le discussioni, accetta persino l’amante del marito (Muti) per quieto vivere. Amedeo è rimbambito e vanesio, condivide l’idea del nipote di investire in pubblicità solo per apparire in televisione. Genesio (Haber) è un artista fallito in perenne bolletta che emette assegni a vuoto e sposa un’albanese che diventerà padrona di tutto. Rodolfo (Proietti) è il figlio illegittimo, forse il migliore del gruppo, che non vuole niente, cerca di aiutare la figlia di Furio, ma rimedia soltanto problemi. La famiglia è un nido di vipere, sembra dire Monicelli, che in questo film non mostra la stessa mano felice che in Parenti serpenti, soprattutto non caratterizza al meglio i personaggi che restano molto in superficie. Gli sceneggiatori sono di razza, l’intera famiglia D’Amico – Suso, Masolino e Margherita -, oltre allo stesso Monicelli, ma non tutto funziona alla perfezione, la visione della pellicola lascia qualcosa in sospeso e di irrisolto, soprattutto fa troppe concessioni alla farsa. Il montaggio rapido, organizzato per stacchi improvvisi, come se tutto fosse in funzione di una serie di gag comiche, non favorisce la complessità del tema. Attori quasi tutti molto bravi, anche se Proietti viene impiegato in un ruolo che ne riduce al minimo le caratteristiche comiche, mentre Francesco Guzzo – nipote intraprendente – è l’anello debole del cast. Tra i ruoli di secondo piano bene Marina Confalone nelle vesti di Lina, donna energica madre di Camillo che vorrebbe sposare Rodolfo (impossibile, è omosessuale). Partecipazione speciale per Gianni Morandi, ospite d’onore al matrimonio di Camillo che finisce in bagarre con richiesta di annullamento immediato. Panni sporchi è commedia corale, genere complesso da gestire, ricca di attori e di situazioni comiche, impostata come una pochade d’autore, risolta in bagarre nella maggior parte dei casi, poco equilibrata come sceneggiatura e gestione dei personaggi. Monicelli strappa il sorriso ma non è il miglior Monicelli, anche se l’accusa verso il mondo piccolo della famiglia e nei confronti della grettezza provinciale coglie spesso nel segno. Non circola molto ma merita la visione.
Regia: Mario Monicelli. Soggetto: Suso Cecchi D’Amico, Mario Monicelli. Sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, Masolino D’Amico, Margherita D’Amico, Mario Monicelli. Fotografia: Stefano Coletta. Montaggio: Bruno Sarandrea, Marco Mauti. Effetti Speciali: Paolo Ricci, Luca Ricci, Claudio Napoli. Musiche: Luis Enriquez Bacalov. Scenografia: Franco Velchi. Costumi: Carlo Diappi. Trucco: Danielo Marchetti, Simona Ortensi. Produttore: Giovanni Di Clemente. Casa di Produzione: Clemi Cinematografica. Distribuziuone (Italia): CDI. Genere: Commedia. Durata: 110’. Interpreti: Gigi Proietti (prof. Rodolfo Melchiorri), Paolo Bonacelli (Amedeo), Marina Confalone (Lina), Alessandro Haber (Genesio), Benedetta Mazzini (Tiziana), Mariangela Melato (Cinzia), Ornella Muti (Bruna), Michele Placido (Furio), Pia Velsi (zia Isolina), Gianfranco Barra (don Paolo), Roberto Della Casa (Rubattini), Francesco Guzzo (Camillo), Gianfelice Imparato (avv. Pierattoni), Cristiana Liguori (signora Pierattoni), Mimma Lovi (Fosca), Paolo Lombardi (dottor Collodi), Maria Gangale (signora Collodi), Alessandro Nuccio (Carlino), Angelo Orlando (Ginko), Elisabetta Perotto (Giada), Kassandra Voyagis (Fiore), Mia Benedetta (una collega di Rubattini), Vittorio Benedetti (barman), Nicoletta Boris (Samantha), Roberto Corbiletto (direttore della banca), Luca Di Girolami (Trimalcione), Francesco Gabbrielli (Andrea), Marisol Gabbrielli (signora Mari), Maria Grandi (Righetta), Luciano Luminelli (amministratore), Maria Cristina Maccà (amica di Bruna), Jessica Mazzanti (Simona), Mamadou Oumar Ba (portiere dell’albergo delle terme), Cornetti Caldi (orchestrina che suona al matrimonio), José Luis Puertas (Enver), Guido Polito (giovane accompagnatore), Renzo Martini (commissario), Donato Turco (tassista), Vittorio Viviani (maresciallo), Paolo Triestino (preside), Giulio Dell’Olio (bidello), Giuseppe Oppedisano (cameriere al Pappagallo), Paolo Paoloni (farmacista), Vittorio Rap (cameriere all’Hotel Centrale).