Paolo Gambi, un seme dell’ Utopia della Pace…in pochi…ma è possibile

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

“Una scrittrice in lacrime dice che odia tutti gli ebrei, che quando saranno tutti appesi per i piedi, sarà in prima fila a sputare loro addosso. l’Europa si riscopre antisemita e non voglio parlare di quanto trovo disgustoso ciò che ha detto, è sotto gli occhi di tutti, vorrei parlarvi di quanto sia disgustosa la mancanza di consapevolezza, di tanti che si dicono scrittori artisti , addirittura poeti, ma poi non sono capaci di dare al mondo uno sguardo che trascenda le opinioni di parte. Sono solamente portavoci di questo mondo in bianco e nero, in cui tutto si divide si polarizza e si estremizza, vedo troppi sedicenti artisti scrittori e poeti che si fanno megafoni di punti di vista cosi estremi, che non possono che creare reazioni altrettanto estreme. Il gioco del pendolo è cosi, se invece vogliamo costruire la pace dovremmo essere capaci di costruire ponti fra le isole delle diversità, invece per quattro danari e dieci like, questa gente, sta svendendo l’anima del’arte, della letteratura e della poesia, faccio una promessa: prometto che continuerò a fare ciò che faccio per tendere all’utopia dell’unione , per cercare strade di pace per il futuro, saremo forse pochi ma avremo la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta, e soprattutto la cosa più bella e umana, buona poesia a tutti.”

La concisa veritiera riflessione del Poeta Paolo Gambi, sintetizza gli scenari europei ai quali, sempre più frequentemente, assistiamo, e non ci si può sottrarre dallo sgomento quando l’occhio e l’udito tendono a vedere e sentire la notevole rarefazione dell’unione che attraverso il dialogo dovrebbe condurci all’itinerario della pace. Probabilmente l’arcaico spirito belligerante degli umani , anziché retrocedere, trova spunti per autoalimentarsi e creare fazioni atte a sgretolare il sentimento di pace. Come è possibile che ancor’ oggi siamo dentro ad un calderone dove l’entropia costruttiva non riesce ad assestarsi, a togliersi dal fuoco della dis-umanità, considerando un popolo superiore ad un altro? Paolo Gambi dichiara esplicitamente che è una semplice, quanto complicata, distorsione del pensiero che tuttavia non è evoluto e ciò che suscita “stupore” è che tutto ciò derivi da coloro che “credono” di essere gli artisti , se non addirittura poeti. In questa apocalisse della dissolvenza della PAX ci si ritrova come quei “quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”. Gambi, cosi come qualche altro/a , sono Quei Pochi, “Quei punultimi” e non ultimi, perché c’è ancora, se pur denutrita, l’immagine della Speranza, che malgrado tutto, non vogliono arretrare il passo. Ritornare alle discriminazioni razziali non è grave, ma gravissimo, è come se si fosse riportata la storia a ottantenni indietro e l’intenzione di procedere in avanti è mancante di volontà. La Poesia è lo “Spirito soave pien d’amore” quanto viene dimostrato, però, pare sia diventata una corsa verso l’accaparrarsi trenta talenti e qualche like. Che intenzione hanno tali sedicenti letterati ? I veri Poeti sapranno cosa aggiungere ai loro componimenti parole per denunciare ai secoli futuri che gli autori della distruzione sono stati degli esserini piccoli piccoli che hanno creduto di essere i conduttori del vascello delle arti. C’è troppa estremizzazione, Gambi esorta a rispondere con parole amorevoli, a non creare altrettante reazioni che hanno il potere di inclinare l’asse portante di chi, attraverso la bellezza della Poesia, fornisce i materiali per la creazione di ponti cosi da creare un unico territorio… : la diversità, ricchezza che espande e amplifica la cellula mondo.

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