“La violenza sulle donne è satanica e il sovraffollamento delle carceri è disumano”. Lo ha detto Papa Francesco, il Papa comunicatore e storyteller, capace di parlare a tutti, da sempre più vicino a chi ha di meno e soffre. E così anche nello speciale Tg5 Francesco e gli invisibili. Il Papa incontra gli ultimi, ideato e curato dal vaticanista siciliano di Mediaset, il bravissimo Fabio Marchese Ragona, riesce a far parlare le “vittime della cultura dello scarto”. Giovanna mamma di 4 figli vittima di violenze domestiche e disoccupata; Maria, senzatetto che ora vive a Palazzo Migliori, il dormitorio del Vaticano gestito dalla Comunità di Sant’Egidio; Pierdonato, ergastolano che ha scontato 25 anni di carcere; Maristella, una scout 18enne. Il Papa ha risposto con fermezza, onesta e tenerezza alle loro domande.
Perché Papa Francesco è un Papa speciale. Il 17 dicembre 2021, ha compiuto 85 anni. Ricordo, come fosse ieri, quel giorno in cui ho avuto l’onore di ascoltarlo in udienza, di incontrarlo da vicino e di stringergli la mano. Fortunatamente, non c’era ancora la pandemia ed era possibile stringersi la mano o abbracciarsi senza paura. Gli chiesi di pregare per me ma lui, con l’umiltà che lo contraddistingue, mi fece un cenno di croce sulla fronte e mi disse: “Prega tu per me” ed è stato un gesto che non dimenticherò mai nella vita. Un gesto che caratterizza questo papato che si fonda sui valori più importanti: l’umiltà, la generosità e l’altruismo. Infatti, il Papa è sempre stato dalla parte dei più deboli, dei migranti, di chi soffre e mai dalla parte dei più ricchi e dei più potenti.
Eppure, anche Papa Francesco è stato vittima di tante Fake News ed è stato coinvolto in episodi che poi non hanno trovato alcun fondamento. Addirittura, Nello Scavo e Roberto Beretta hanno scritto un libro Fake Pope: Le false notizie su papa Francesco, basato sulle tante Fake News che sono state create ad arte su Papa Francesco. Questo ci fa comprendere come un grande uomo di Chiesa può essere additato ed etichettato facilmente. Sappiamo bene quanto pericolose possano essere le bufale e con quale facilità circolino in rete. Papa Francesco ha vissuto questi 85 anni dalla parte della gente. Ha speso il suo tempo per aiutare gli altri ed è questa l’immagine più bella che abbiamo di questo Papa e di questo papato. Il Pontefice, nonostante le tante difficoltà, non si è arreso e sta cercando di portare avanti questa nave che è la Chiesa. Un uomo che possiede una grande capacità di comunicare e una grande forza per prendere, giorno dopo giorno, decisioni a volte molto impopolari in un momento particolarmente complicato per l’umanità.
Stiamo vivendo un momento difficilissimo, dove certamente c’è un problema di scristianizzazione e la pandemia sicuramente ha peggiorato la situazione. Molte persone hanno perso i propri cari e hanno pensato: “Ma cosa fa questo Dio per salvarci?”. Quindi, la Chiesa è diventata, in alcuni casi, il capro espiatorio di quello che è successo. Quanti di noi non hanno sentito vacillare la propria Fede?…
Il Papa in queste ore ci ha invitati a non cedere al gossip, alla vanagloria, all’adulazione, alla bugia, alla maldicenza alla calunnia e ci invita a comportarci un po’ come faceva San Giuseppe. Nella catechesi del mercoledì ha detto: “Cari fratelli e sorelle, impariamo da San Giuseppe a coltivare spazi di silenzio, in cui possa emergere un’altra Parola: quella dello Spirito Santo che abita in noi. Non è facile riconoscere questa Voce, che molto spesso è confusa insieme alle mille voci di preoccupazioni, tentazioni, desideri, speranze che ci abitano; ma senza questo allenamento che viene proprio dalla pratica del silenzio, può ammalarsi anche il nostro parlare. Esso, invece di far splendere la verità, può diventare un’arma pericolosa. Infatti le nostre parole possono diventare adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, calunnia.
È un dato di esperienza che, come ci ricorda il Libro del Siracide, ‘ne uccide più la lingua che la spada’. Gesù lo ha detto chiaramente: chi parla male del fratello e della sorella, chi calunnia il prossimo, è omicida”. E ha aggiunto: “Non dico di cadere in un mutismo. Tante volte stiamo facendo un lavoro e quando abbiamo finito cerchiamo il telefonino, stiamo sempre così – ha detto mimando il gesto di chi cerca qualcosa sul cellulare – Questo non aiuta. E noi abbiamo ricordo di quella canzone, ‘parole, parole, parole’, e niente di sostanziale”. Si è detto dispiaciuto per le tante parole che ascolta: “Il pappagallismo, il parlare come pappagalli dovrebbe diminuire un po’”. Papa Francesco, nell’omelia della Messa del mattino a Casa Santa Marta, pronunciò queste parole: “Attenzione al tarlo dell’invidia e della gelosia, che ci porta a giudicare male la gente, a entrare in concorrenza, in famiglia, in quartiere e sul lavoro: “È il seme di una guerra”, un “chiacchiericcio” con noi stessi che uccide l’altro, ma che se ci pensiamo “non ha consistenza” e finisce in “una bolla di sapone”.
Zigmunt Bauman, sociologo e filosofo polacco, ha scritto: “Chi è insicuro tende a cercare febbrilmente un bersaglio su cui scaricare l’ansia accumulata e a ristabilire la perduta fiducia in sé stesso cercando di placare quel senso di impotenza che è offensivo, spaventoso e umiliante”. Oggi l’ invidia è diventata il peccato capitale più diffuso dell’ era dei social, soprattutto tra i giovani, ed è più intensa per la facilità con cui commentiamo le foto postate dai nostri contatti su Instagram o su Facebook. Immagini che ci mostrano cosa è stato realizzato dagli altri e che possono generare la nostra invidia o la nostra gelosia. Molto spesso, non riusciamo a contenere questi sentimenti negativi e ci trasformiamo in haters per colpire il prossimo. Insomma, non abbiamo bisogno di vedere cosa fanno gli altri o di capire cosa fanno gli altri e magari spendere qualche parola in più per ferirli e offenderli. Riflettere in silenzio ci aiuta a comprenderci, a trovare una strada per credere in noi stessi e a lavorare sulle nostre fragilità e insicurezze. Dobbiamo seguire l’esempio di Papa Francesco, perché la sua energia pura ci può far essere cristiani cattolici in maniera diversa.