Paparazzi rappresenta una nuova esperienza per Nino D’Angelo, finalmente attore comico puro, diretto da un regista specialista di cinema popolare come Neri Parenti. Primo di una trilogia da cinepanettone composta da Paparazzi, Tifosi e Body Guards – Guardie del corpo, soltanto i primi due vedono la partecipazione del cantante napoletano, per l’occasione efficace interprete di un personaggio farsesco. Trama abbastanza ridotta che vive di episodi, un contenitore di storie divertenti con protagonisti quattro paparazzi della Magica Press: King (Abatantuono), Faina (De Sica), Er Patata (Brunetti) e Ciro 3000 (D’Angelo). Paparazzo è un termine tutto nostro, un neologismo inventato da Fellini con La dolce vita, dal cognome del personaggio che fotografa volti noti per compiere scoop giornalistici. I nostri eroi fanno proprio questo, cercano di immortalare i personaggi del gossip nei momenti più intimi, ricorrendo a buffi stratagemmi, mettendo in pratica vere e proprie azioni di disturbo. I quattro paparazzi devono subire l’arrivo del catastrofico Bin (Boldi), in fuga da Milano, dopo aver fatto crollare niente meno che la Madonnina del Duomo per fotografare di nascosto la modella argentina Valeria Mazza. Bin è un vecchio amico di King, che non può fare a meno di accoglierlo in casa, con tutte le conseguenze disastrose che ne derivano. La caratteristica principale del film è il numero eccezionale di attori e di personaggi dello spettacolo che accettano di partecipare, nel ruolo di loro stessi, vittime del paparazzo di turno. Vediamo il compleanno di Alba Parietti fotografato da Er Patata grazie a uno spogliarello alla Full Monty; Emilio Fede e Mara Venier immortalati da King con lo scherzo dello scambio di rose; Sgarbi paparazzato con la sua amante dal Faina; Nino D’Angelo, nei panni di un finto tassista napoletano, fotografa un litigio – che lui stesso provoca – tra Aldo Biscardi e Maurizio Mosca. Tutto il preambolo serve per presentare i personaggi principali, proprio mentre Bin distrugge il simbolo del Duomo di Milano ed è costretto alla fuga. Il film prosegue con numerosi episodi farseschi, tra i quali ricordiamo D’Angelo finta puerpera che per poco non subisce un taglio cesareo per fotografare Martina Colombari dopo il parto. La lunga gag è molto ben fatta, umorismo di ambiente ospedaliero, vede De Sica in abiti da suora e il resto della banda all’opera per riuscire a compiere la missione. Paparazzi è un vero e proprio film a episodi, tema portante i vip da immortalare, che procede con Abatantuono tombeur de femme che seduce una bruttissima domestica brasiliana per entrare in casa di Eleonoire Casalegno. Molto divertente la messa in scena per immortalare il matrimonio di Anna Falchi: Nino D’Angelo prende posto in una bara che funge da cavallo di Troia, poi diventa parroco armato di macchina fotografica, quindi due finti poliziotti (De Sica e Brunetti) fermano l’auto diretta verso il viaggio di nozze e fotografano la coppia mentre fa la prova del palloncino. Brigitte Nielsen (molto sexy con un babydoll di pizzo nero) è un’altra star paparazzata da De Sica, anche se il nostro eroe se la vede brutta e rischia di perdere il pisello (scambiato per un wurstel da un cieco). L’azione passa in Costa Smeralda con Ela Weber a seno nudo, Barbara Chiappini che prende il sole e Anna Falchi perseguitata sullo yacht, immortalata da D’Angelo che per scattare una foto si fa portare in alto da un delfino. Alba Parietti ritorna come vittima predestinata di uno scherzo a base di alcuni sosia di attori e cantanti famosi, ma si rende conto della beffa ed è lei a vendicarsi dei paparazzi, mentre Boldi prosegue con i suoi disastri, questa volta sulla barca di Claudio Lippi. Gran finale con i nostri paparazzi che compiono l’ultimo scoop da 50 miliardi ai danni del Presidente degli Stati Uniti, fotografando una scappatella e provocando le sue dimissioni. Sono loro adesso i vip del momento, per questo fuggono dal mondo travestiti da frati, ma cinque donne in abiti da suora finiscono per scoprirli e li immortalano con una foto. Chi la fa l’aspetti, sembra dire il regista.
Paparazzi è stato girato in queste location: Roma (Piazza della Balduina, Via Boncompagni 11, Via di Vigna Murata 200, Bar Tempio, Grand Hotel Plaza, Ristorante Celestina ai Parioli, Parco dei Principi Grand Hotel & SPA), Bracciano (Località Vicarello), Poli (Villa Luana), Castelnuovo di Porto (Via Montefiore), Subiaco (Monastero di San Benedetto), Milano (Hotel The Gray) e Olbia (villa in Via della Vergine, Hotel Sporting, Punta Volpe). Tre curiosità. Diego Abatantuono interpreta un personaggio che si chiama Ugo Conti (recita con il suo caratteristico gergo da terrunciello), come il nome del suo caro amico. Il vero Ugo Conti possiamo vederlo in una scena come gestore di un locale per collaboratori domestici dei Vip. Alessia Merz figura nei titoli e nel cast, ma la vediamo solo nel trailer della pellicola insieme a Vittorio Sgarbi, mentre le sequenze con lei protagonista sono state tagliate in fase di montaggio. Il fotografo che cerca invano di entrare alla festa della Parietti è Rino Barillari, il vero re dei paparazzi romani.
Un film come questo vive sulla rapidità della sceneggiatura, sulle battute efficaci ma anche sulla bravura degli attori che si dimostrano tutti in gran forma. De Sica e Boldi sono dei veri mattatori di simile comicità, ma non è da meno Abatantuono che riporta in auge il vecchio personaggio del terrunciello, persino Brunetti se la cava a dovere. Nino D’Angelo sorprende dimostrando insospettate doti da comico napoletano, decisamente in parte e in uno dei ruoli migliori della sua carriera. Neri Parenti è un regista lineare ed efficace, buon direttore di attori, sa bene che non deve essere lui il protagonista ma la macchina comica, conosce a menadito i tempi della farsa.
La critica. Marco Giusti (Stracult): “Poche storie. Nessun film è più realistico, più vero, proprio nel vecchio senso di documento reale, da combat-film insomma, di Paparazzi di Neri Parenti. Dentro, nel bene e nel male, c’è tutto ciò che ha prodotto l’Italia di questi ultimi anni. Più che una versione italiana di Celebrity di Woody Allen. Il trionfo del nulla, del vippismo, delle pagine di cronaca mondana del Messaggero (Roma giorno e notte per intenderci), delle vuote malignità dei giornali per intellettuali di provincia, dell’orrore di essere noti e di saper riconoscere i personaggi noti. (…) I cinque attori protagonisti sono spesso disastrosi e poco comici come raramente si sono visti al cinema. De Sica è l’ombra della parodia della sua ultima parodia nel suo terribile Simpatici e antipatici, pauroso flop che ne precluderà le velleità registiche per un po’. Abatantuono, che cerca di rifare il terrunciello degli esordi, non fa ridere tragicamente mai ed è il nostro massimo sconforto, visto quanto lo abbiamo apprezzato. D’Angelo fa una versione napoletana poco in forma di Piero Chiambretti. Brunetti dovrebbe far ridere aprendo la bocca ed eruttando alito fetente che tramortisce gli amici, ruolo di un imbarazzo assoluto se si hanno amici o parenti che potrebbero essere presenti in sala. Boldi è l’unico che un po’ se la cava, ma oltre a venire da una serie di disastri (Festival, Cucciolo), è costretto al ruolo degradante di Mr. Bin, costruito a imitazione del comico inglese Mr. Bean. Il meglio che gli è affidato è dare e prendere botte sulle palle secondo un finissimo copione ormai risaputo della commedia natalizia all’italiana anni Novanta. Il miracolo è che malgrado i nostri comici siano quasi al peggio della loro forma, il film funzioni lo stesso se non meglio. Perché per quello che devono fare, cioè provocare i vip della tv e fotografarli per la gioia degli spettatori costretti così a riconoscerli e a riconoscersi come spettatori, è più che giusto che siano sciatti, sopra le righe, sballati. Il film è ancora più realistico nel suo puro orrore televisivo vippistico. Quello che conta è la sfilata di divi e dive ripresi nella loro nudità di ospiti pagati, nella loro condizione abituale di presenze buonadomenichiste o furoristiche. (…). Tutto è eccessivo, fuori misura, grottesco, oltre il trash, il comicarolo. Non è un film, è la messa in scena di quello che non avremmo voluto sapere. Cosa vediamo, come lo vediamo, e soprattutto chi siamo”. Ora che ho scritto tutto lo dico: non condivido una parola. Morando Morandini (una stella per la critica/ quattro stelle per il pubblico): “Cinque paparazzi sulle spiagge dell’estate alle costole dei vip di turno a cercare lo scoop dell’anno. Più che i 5 protagonisti comicaroli, al peggio della loro forma, conta la sfilata dei divi, divetti, divazzi che la tremenda Italia televisiva degli anni 90 ha prodotto. (…). Grottesco, trash fuori misura”. Morandini che cita Giusti, davvero siamo al delirio. E insieme riportano identico giudizio. Pino Farinotti (tre stelle): “Il primo impulso era quello di liquidare il film come si è sempre fatto in questa sede con le vanzinate e le loro diramazioni più o meno degeneri: storie banali per chi si diverte davanti al televisore il sabato e la domenica. In realtà Paparazzi offre molto di più, rappresentando, involontariamente crediamo ma con grande efficacia, la degenerazione sociale da televisione”. Risparmio il resto, perché si tratta di una recensione offensiva e delirante anche nei confronti del pubblico. Se proprio vi interessa, comprate il Farinotti. Paolo Mereghetti (una stella e mezza): “Farsa scombiccherata che finge di stigmatizzare l’invadenza dei fotografi nella vita privata delle persone e invece sfrutta l’esibizionismo del demi-monde televisivo, con un momento di autentico orrore massmediologico nella serata con i sosia a casa di Alba Parietti. Pochissima epidermide in bella vista”. Il Davinotti on line pubblica una serie di commenti negativi che seguono la falsariga di quanto avete appena letto (apoteosi del trash, inguardabile, attori fuori forma …), mentre altri riportano un’opinione simile alla nostra, sottolineando come si tratti di uno dei migliori cinepanettoni di Boldi e De Sica, invitando a rivedere il film tra qualche anno per ricordare un po’ di storia della televisione italiana. Quasi nessuno parla in termini positivi di Nino D’Angelo, che a noi è parso in gran forma. Qualcosa non torna.
Regia: Neri Parenti. Soggetto: Neri Parenti. Sceneggiatura: Neri Parenti. Fotografia: Carlo Tafani. Negativi: Kodak. Montaggio: Sergio Montanari. Musiche: Bruno Zambrini. Edizioni Musicali: Radiofilmusica. Scenografie: Maria Stilde Ambruzzi. Costumi: Vera Cozzolino. Direttore di Produzione: Matteo De Laurentiis. Produttore Esecutivo: Maurizio Amati. Produttore: Aurelio De Laurentiis. Casa di Produzione: Filmauro. Genere: Commedia. Durata: 103’. Interpreti: Christian De Sica (Cesare Proietti, detto Faina), Massimo Boldi (Giacomo Colombo, detto Bin), Diego Abatantuono (Ugo Conti, detto King), Roberto Brunetti (Remo Cartocci, detto Er Patata), Nino D’Angelo (Ciro Cuccurullo, detto Ciro 3000), Paolo Conticini (fidanzato Eleonoire Casalegno), Roberto Farnesi (marito di Anna Falchi), Barbara Chiappini (amica di Ela Weber), Stefano Antonucci (chirurgo), Patrizia Loreti (cameriera di Alba Parietti), Brando De Sica (cameriere hotel), Ugo Conti (Toni), Morena De Pasquale (infermiera), Mario Parodi (amante di Brigitte Nielsen), Sacha M. Darwin (vecchia suora), Carlo De Palma (bagnino), Massimo Pittarello (guardia del corpo Anna Falchi), Cristina Parovel (Stefania), Riccardo Parisio Perrotti (cieco), Moahammed Badr-Salem (paziente). Sosia di: Michael Jackson (Marco Ricci), Michael Schumacher, Ronaldo, Richard Gere, Mel Gibson, Leonardo Di Caprio, Sylvester Stallone, Elvys Presley. Nella parte di loro stessi: Ramona Badescu, Rino Barillari, Aldo Biscardi, Nathalie Caldonazzo, Eleonoire Casalegno, Martina Colombari, Carlo Conti, Carmen Di Pietro, Natalia Estrada, Anna Falchi, Emilio Fede, Tiziana Ferrario, Gabriel Garko, Eva Grimaldi, Claudio Lippi, Valeriano Longoni, Valeria Mazza, Maurizio Mosca, Alessandro Nesta, Brigitte Nielsen, Alba Parietti, Sandro Paternostro, Luana Ravegnini, Mara Venier, Ela Weber, Vittorio Sgarbi, Alessia Merz.