Pare che per alcuni personaggi ormai sia di moda parlare male della Sicilia e dei siciliani, soprattutto dei giovani.
Nel 2015, fu Vecchioni che durante una conferenza alla Facoltà di Ingegneria di Palermo, si concesse una “licenza poetica” che ha fatto arrabbiare molti siciliani: “è inutile che ti mascheri dietro al fatto che hai il mare più bello del mondo. La Sicilia è un’isola di merda” ha detto dinnanzi ad una platea che ha cominciato a mugugnare. Poi, forse dopo aver capito di aver usato parole sbagliate, il cantautore aggiustò il tiro: “La mia è una provocazione d’amore”. Davvero uno strano modo di esprimere il proprio amore per la Sicilia. https://lavocedinewyork.com/homepage/2015/12/04/sicilia-isola-di-merda-cosi-parlo-il-poeta-vecchioni/
Nei giorni scorsi, è stata la volta dello “stilista” Domenico Dolce. Anche lui ha usato parole che con lo stile hanno poco in comune: “Stanno sempre su Facebook e da me vorrebbero solo soldi. Non possiamo dare la colpa allo Stato” (come ha riportato Il Giornale che ha anche pubblicato il video con le sue dichiarazioni “Andate a lavorare”. La sfuriata di Domenico Dolce sui giovani siciliani – ilGiornale.it ). Pare che il suo giudizio fosse rivolto in particolare ai giovani polizzani: “Quello che trovate a Polizzi è l’immobilità di un paese. Quando abbiamo aperto questa fondazione [la PG Cinque Cuori, n.d.r.], mi ha scritto tutto il Paese, ma a parte questi quattro pirla che sono sempre qua, nessun giovane viene a fare servizio dal primo giorno”, ha affermato e premesso lo stilista, come si ascolta in un video rilanciato da Repubblica. “Il problema è di voi siciliani. Se un padre sta sdraiato sul divano, con il figlio che lo guarda che non lavora, che insegnamento dà a un figlio”.
Immediata (per una volta) la risposta di alcune autorità. Il primo è stato l’On. Figuccia che ha pubblicato una lettera aperta indirizzata proprio a Dolce.
“Caro Domenico Dolce,
figlio fortunato della nostra bellissima terra, francamente ho trovato di cattivo gusto le parole che hai speso nei confronti dei giovani siciliani da te definiti: “sfaticati senza dignità e senza voglia di lavorare”. Conversando giornalmente con i giovani provenienti da ogni angolo della Sicilia, posso dirti invece che la maggior parte di loro hanno le idee chiare e sanno cosa vogliono, risultano spesso più intuitivi e creativi degli adulti talvolta resi più cinici e scoraggiati dalla vita. Questo credo sia normale e penso sia un ulteriore merito in una terra che li sottopone a mille difficoltà e disagi, dove non sempre è una scelta decidere se andare via o rimanere. Chi è cresciuto al Sud conosce la privazione, la fatica, l’arte si inventare e adattarsi e non sempre questo è un esercizio divertente. Colpevolizzare i ragazzi dall’alto della tua posizione di privilegio, non ti rende onore e di sicuro non serve a cambiare lo stato attuale delle cose, in un mondo sempre più arido di umanità, dove, chi come Te dopo aver trovato fortuna lontano da casa, sembra aver cancellato e dimenticato le proprie origini. Ci sono tanti giovani che ogni giorno faticano, inseguono i loro sogni e lavorano duro, con intelligenza e creatività, malgrado i luoghi comuni, i facili giudici e le stupide generalizzazioni esternate con un senso superiorità di cui francamente avremmo fatto a meno. io prima da padre e poi da uomo delle istituzioni, mi limiterei a dirti che sento il dovere di appoggiarli e stare dalla loro parte. Ma da Siciliano a Siciliano mi spingo a dirti che l’hai proprio “scafazzata”….”
Anche il sindaco di Polizzi, Gandolfo Librizzi, chiamato direttamente in causa, ha risposto: “Ogni estate la presenza di Domenico Dolce a Polizzi, per quanto privata, assomiglia ad un meteorite. Se poi partecipa a un evento pubblico, ogni sua parola è sotto i riflettori. Gli ho chiesto del perché di queste sue parole che non condivido. È suo solito dire provocando, sferzare per stimolare a osare di più. Ma è indubbio che ha urtato diverse sensibilità”.
Pare che ormai vada di moda tra i vip arrivare in Sicilia, godere delle spiagge, del mare (magari a bordo di un panfilo a pochi metri dalla riva – se no chi lo vede?), visitare il suo patrimonio storico monumentale. Magari sfruttare tutto questo come immagine sui social o per scopi di marketing: lo scorso anno fu proprio Dolce, con Stefano Gabbana, a presentare la propria “collezione” in piazza Duomo a Siracusa. 106 modelle su una lunghissima passerella nella piazza centrale. “Amiamo la Sicilia, i colori, le pietre, i suoni, il feeling con le persone” furono le loro parole pronunciate in quell’occasione. Parlando di uno dei temi della collezione, dissero: “Ci sarà il sacro, la fede, la famiglia e naturalmente la Sicilia”.Il colore predominante fu il nero: “Nell’immaginario collettivo le donne siciliane vestono di nero: il nero è sensuale ma anche mamma”. Dolce e Gabbana: “la Sicilia è uno stile di vita” – Moda – Ansa.it
Ecco, è questo che per molti è la Sicilia: uno stereotipo (anche le donne più anziane non indossano più il nero da decenni), un’immagine da sfruttare per presentare prodotti da vendere in tutto il mondo. Per il resto parlare della Sicilia dei suoi abitanti, specie dei più giovani usando parole discutibili (per usare un eufemismo). Senza pensare alle difficoltà che incontrano questi i ragazzi e le ragazze che nascono in Sicilia per trovare un lavoro dignitoso. Il tasso di disoccupazione in Sicilia è tra i più alti d’Italia, è vero, ma non perché i giovani non hanno voglia di lavorare. Bensì perché il lavoro in Sicilia, molte volte, non c’è. Perché le aziende aprono le proprie sedi altrove. E Dolce ne è la prova vivente. Lui stesso, per trovare lavoro, lasciò la Sicilia per andare al nord.
Chi tiene davvero la Sicilia (e non la usa solo “stile”), forse farebbero meglio a creare opportunità per questi giovani (perché non ha aperto un centro di “alta” formazione magari in collaborazione con i tanti IPSIA che ci sono sull’isola? Stando al sito, la fondazione creata a Polizzi Generosa finora si sarebbe occupata solo di fotografia Eventi – Fondazione P.G. 5 Cuori (fondazionepgcinquecuori.com)). Perché non pensare di offrire ai più giovani un futuro in Sicilia? Eppure, un tempo, il settore della moda, in particolare dei jeans, era “siciliano”: non tutti lo sanno ma molte marche famose di jeans venivano prodotte a Bronte e poi commercializzate in tutto il mondo.
Invece, ha fatto quello che fanno sempre tutti: “usare” la Sicilia, anche come “stile”, e poi pronunciare parole che a molti sono sembrate, a dir poco, prive di… “stile”.