Pat una donna particolare (1982): il pessimismo cosmico leopardiano di Cavallone

Articolo di Gordiano Lupi

Regia: Baron Corvo (Alberto Cavallone). Soggetto e Sceneggiatura: Alberto Cavallone. Fotografia: Maurizio Centini (Maurice Arceau). Montaggio: Alberto Cavallone. Musiche: Ubaldo Continiello (e brani di repertorio). Produzione: Gioia Cinematografica. Interpreti: Dominique Saint Clair, Mica Lin Yu (Mika Barthel), Ndine Roussial, Pauline Teutscher, Stewart, Joseph Fine (Franco Coltorti), Alex Eusebi, Sabrina (Mastrolorenzi), Petit Loup, Serwan A. Hoshyar.

Un nano, un transex e uno stallone, attirate nella loro villa giovani ragazze con vocazione di attrice, le coinvolgono in filmini hard e poi le ammazzano. Una, però, riesce a fuggire a ad avvisare la polizia…

Siamo nell’estate del 1981 quando Alberto Cavallone dirige – con lo pseudonimo di Baron Corvo – due film porno: Il nano e la strega (noto come Baby-Sitter o Il nano erotico) e Pat una donna particolare. Produce Pietro Belpedio, due film girati in un paio di settimane in una villa di Riano Romano, la stessa di Rosso sangue di Joe D’Amato e de La gemella erotica. Attori sconosciuti, un nano che si fa chiamare Petit Loup, una diva del nascente porno italico come Sabrina Mastrolorenzi e un’attrice hard francese, la Saint Clair, che in questo film si segnala per un “rapporto al sangue” con la vittima prescelta.

C’è anche Micha Bartel, pornostar americana, che finisce impalata sopra un vibratore elettrico. Pat viene dopo Il nano erotico – film di traino – anche perché di fatto replica storia e personaggi, oltre a trasgressioni erotiche che vedono protagonista un nano. Cavallone ci mette del suo, tra dialoghi surreali e motivazioni psicanalitiche si concede a eccessi poco ordinari in un film hard. Sabrina Mastrolorenzi è la ragazza di cui s’innamora il buono del gruppo di aguzzini e che riesce a fuggire dalla villa degli orrori e ad avvisare la polizia.

La storia. Tre fratelli (Frank, il nano Peeping e il transessuale Pat) pubblicano annunci sui quotidiani per convogliare ragazze che violentano, torturano e infine uccidono in una villa degli orrori. I tre fratelli si spacciano per registi e produttori di pellicole erotiche piuttosto trasgressive – in realtà hard – che finiscono per diventare veri e propri snuff-movie quando le ragazze vengono uccise. Andrea Napoli su Cine 70 lo definisce “un hard d’autore”, nonostante il budget modesto, per la caratterizzazione di “una famiglia bizzarra che vede la mancanza di un donna, compensata dalla presenza di un nano libidinoso e di un transessuale”. Napoli è condivisibile su tutta la linea, perché non è facile trovare un film hard nel quale la componente eterosessuale sia utilizzata soltanto in funzione speculativa o per provocare la morte della donna.  Si può parlare di pessimismo cosmico leopardiano per Cavallone che si trova a dire che la rappresentazione della morte e il sesso sono finalizzati al profitto. Paradossalmente è un film porno girato con il solo scopo di condannare l’industria del cinema hard, oltre a essere confezionato con una cura scenografica, musicale e fotografica insolita per un prodotto destinato allo squallido mercato delle luci rosse.

Soltanto due i commenti critici che abbiamo rinvenuto, a parte le note di Andrea Napoli. Non sono molti i critici così lungimiranti da occuparsi di cinema hard. Rocco D’Amato: “Il regista vuol produrre un’opera porno – surrealistica, ma l’operazione non convince, soprattutto per la scarsità di mezzi produttivi e per l’impossibilità di usare in maniera originale la fotografia” (DizionHard. Il porno italiano in pellicola e in videocassetta dalle origini al 1990). Davide Pulici: “Hard estremo, caleidoscopico, coloratissimo, che si diverte a spiazzare le attese della libido e a prendere per il culo tutto e tutti: cinema, pubblicità, attori e soprattutto il pubblico” (Nocturno Dossier n. 19)

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