Continua il ciclo Gloria su Cielo, per me imperdibile, anche se in concorrenza alla riproposizione del ciclo L’insegnante interpretao da Edwige Fenech, su Cine 34. Come forse i miei lettori sanno, anche negli anni Settanta il derby italiano tra Guida e Fenech (una sorta di Inter – Milan del cinema sexy) mi ha sempre visto fan e sostenitore convinto della bionda ragazzina di Merano. In vecchiaia non posso certo cambiare squadra. Stasera su Cielo è la volta di un dramma erotico – Peccati di gioventù – girato da Silvio Amodio, uno dei migliori autori che ha diretto la Guida alle prime armi. E noi ce lo siamo rivisto …
Peccati di gioventù è un film di Silvio Amadio, siamo nel mini filone dei peccati in famiglia, ma per come vanno a finire le cose si potrebbe inquadrare pure tra i drammi erotici. Il film è scritto e sceneggiato da Roberto Natale e Silvio Amadio (che fa pure il montaggio), la fotografia è di Antonio Maccoppi, la scenografia di Demofilo Fidani e le musiche sono di Roberto Pregadio. Prodotto da Adriano Merkel per Domizia Cinematografica. Gli interni sono girati alla De Paolis mentre gli esterni fotografano una Sardegna stupenda fatta di mare, scogliere e terre bruciate dal sole. Il film è ambientato sulla costa tra Alghero e Bosa, certi scorci come la spiaggia di Sarchittu si riconoscono bene. Il cast: Gloria Guida, Dagmar Lassander, Fred Robsham (Sandro Romagnoli), Silvano Tranquilli, Felicita Ghia, Rita Orlando e Fulvio Sorrentino.
Peccati di gioventù è un film torbido e inquietante, giocato tutto sulla presenza di una splendida Gloria Guida, maliziosa come non mai. Ci sono anche due attori navigati come Silvano Tranquilli (reso famoso dal Carosello televisivo sul tè che faceva bene) e Dagmar Lassander che danno spessore alla pellicola. Erotismo e dramma si confondono in una pellicola che turba a più riprese, soprattutto in una scena di amore saffico tra Lassander e Guida, rimasta leggendaria per (de)merito della censura. Nelle versioni che passano in televisione (come quella vista in tempi recenti su La Sette Gold e su Cielo nel ciclo Gloria) risulta del tutto omessa.
Il film parte alla grande con una stupenda Gloria Guida distesa sul letto che parla con il suo ragazzo e subito si capisce che è contrariata perché il padre ha una nuova donna. La macchina da presa insiste sul corpo nudo di Gloria Guida che mostra un sedere abbondante accarezzato dal compagno con una catenina d’oro. “Non sa nemmeno quando sono nata”, afferma stizzita “io sono sagittario mica scorpione …”. Il boy friend di Angela è un ragazzo poco esemplare che si fa mantenere da una donna più vecchia di lui e va a letto con la ragazza, del tutto consapevole. Il regista immortala spesso la Guida in posizioni inquietanti, seduta sul letto con il seno nudo e i capelli che cadono maliziosi a coprire solo in parte i capezzoli. Nelle prime sequenze la Guida si vede subito completamente nuda e persino nelle copie televisive viene conservata tutta la malizia cinematografica della pellicola.
Angela (Gloria Guida) non accetta Irene (Dagmar Lassander), la nuova compagna del padre (Silvano Tranquilli), e insieme a Sandro organizza un piano per liberarsene. Angela e Sandro controllano la matrigna e i suoi atteggiamenti verso il padre, vedono che è molto premurosa e che si occupa di lui con amore. Gloria Guida incontra la donna al mercato e comprende che non è innamorata del padre (“L’amore è per i giovani come te”, dice Dagmar Lassander) ma che sta solo bene insieme a lui. Silvano Tranquilli si vede poco, scompare quasi subito di scena per compiti di lavoro e soprattutto per lasciare campo libero alle due donne, vere protagoniste della pellicola. Sandro è incaricato da Angela di fare la corte alla matrigna per farla cadere in trappola, ma lei resiste e manda in bianco il ragazzo. Dagmar Lassander è bella e sensuale, sebbene non sia più giovanissima non sfigura accanto a Gloria Guida. Ha occhi azzurri, capelli rossi, labbra piccole che contrastano con gli occhi verdi, i capelli biondi e le labbra carnose di Gloria Guida. Sono due bellezze differenti ma altrettanto intense che si completano e si contendono il primo piano della macchina da presa conquistando l’attenzione dello spettatore. La recitazione di Dagmar Lassander è così ottima da rendere credibile un personaggio difficile e tormentato. Interessanti le sequenze dove Lassander e Guida sono impegnate a ballare lo shake, danza di gran moda nei primi anni Settanta e giudicata immorale dai più anziani solo perché uomo e donna ballavano muovendosi e senza essere abbracciati. Lo shake era uno dei primi balli che facevano parlare di liberazione sessuale e di emancipazione femminile, perché il gioco non veniva condotto dal maschio ma tutto era paritario. Un bel cambiamento dai tempi di tango, valzer e dei lenti, che pure si danzavano: lo shake portava alle estreme conseguenze lo yè yè. In una scena vediamo Gloria Guida ballare un rudimentale tuca-tuca lanciato da Raffaella Carrà a Canzonissima. Gloria Guida indossa abiti alla moda molto sensuali: vestito bianco con spacchi anteriori che fanno intravedere il seno, ridotti costumi da bagno che fanno debordare natiche da ragazzona teutonica, pantaloni bianchi attillati e zampe di elefante ultimo grido. Tornando alla trama, Angela scopre per caso un rapporto lesbico nel passato di Irene, proprio con una sua insegnante, che una volta scoperta si suicidò, mentre lei venne espulsa da scuola. Gloria Guida si cala nella parte della ragazzina diabolica che cerca di mettere in trappola la compagna del padre. Fa di tutto per restare sola con Irene, le mostra le foto della scuola e le fa credere che da ragazzina ha avuto un rapporto lesbico con una compagna. La vista delle diapositive che ritraggono Angela seminuda sconvolge Irene al punto di farle tornare alla memoria vecchi fantasmi del passato. Questa parte è realizzata molto bene, siamo in presenza del miglior film di Amodio, perché le due attrici risultano credibili nella tresca erotica e nel legame torbido che le unisce. Irene è gelosa di Angela, non dorme quando lei è fuori, resta in piedi ad attenderla e soffre per la sua assenza. Angela la stuzzica mostrandosi distesa sul letto con il sedere nudo, recita parti da ingenua e da ragazza psicologicamente fragile per provocare la reazione lesbica della matrigna. Da citare una bella doccia di Gloria Guida che entra in camera di Dagmar Lassander e si esibisce quasi completamente nuda, mentre si insapona e scopre le natiche abbondanti. Lo spettatore vede la scena con la soggettiva della matrigna sconvolta e turbata dalla visione di un meraviglioso corpo nudo. L’occhio della macchina da presa scruta impietoso e lo stile della sequenza è sullo stile di Malizia di Samperi, ma risulta molto più torbida. L’infatuazione lesbica di Irene raggiunge livelli di guardia che il regista sottolinea con insistenti inquadrature su occhi e sorrisi complici di Guida e Lassander, molto brave nella caratterizzazione dei personaggi. L’argomento che il film affronta era un tabù, soprattutto perché il regista ne parla in modo serio e tormentato, inserendo il rapporto omosessuale in un credibile spaccato di gioventù anni Settanta. Gloria Guida dà la pennellata finale con la scena della finta violenza carnale compiuta dal fidanzato, rientra a casa con i vestiti strappati e si fa consolare da un’Irene sempre più sconvolta. Il finto pianto di Gloria Guida corona un’interpretazione esemplare da donna diabolica gelosa del padre al punto di rovinare la vita alla matrigna. Amodio prosegue mostrando alcune scene che ritraggono Angela seminuda sugli scogli mentre va al mare con Irene, al punto che le due donne sembrano fidanzate felici. Arriva la scena incriminata dalla censura con le mani di Angela e di Irene che si toccano sino a intrecciarsi. Tutto finisce con un bacio appassionato tagliato di brutto ma che nella versione originale ricordo di aver visto, non che fosse così osceno ma dobbiamo calarci nella mentalità di un’Italia bacchettona in mano a democristiani e pretori d’assalto. La soglia dell’oscenità era minima e l’offesa al comune senso del pudore scattava per niente, i solerti pretori si ergevano a custodi della morale e decidevano cosa potevamo vedere e cosa andava bruciato. Sandro fotografa ogni sequenza del breve rapporto d’amore per ricattare la matrigna, ma il ricatto pare non servire perché Irene, tormentata dal rimorso, decide di andarsene per non cadere nel suo peccato di gioventù. Sandro ha bisogno di denaro e ricatta lo stesso Irene contro la volontà di Angela, ma lui la sequestra e la chiude a chiave in casa. Sandro non si limita incassare l’assegno di quattro milioni, prezzo del ricatto, ma ubriaco fradicio di J&B svela a Irene che dietro alla turpe macchinazione c’è lo zampino di Angela. Il pentimento della figliastra giunge troppo tardi e quando comprende la gravità del gesto compiuto non ha il tempo per rimediare. Finisce male per tutti ma soprattutto per Irene che sconvolta dal dolore si uccide gettando l’auto in corsa in una scarpata. La corsa di Angela per fermarla non serve niente e il lungo inseguimento termina con un primo piano sulle lacrime di Gloria Guida e una ripresa sconvolgente sull’auto distrutta di Dagmar Lassander. Non esistono personaggi positivi nel dramma erotico di Silvio Amodio, pure se Angela si riscatta nel finale con un tardivo pentimento. Sandro è un ragazzo vizioso, il peggiore del terzetto, ma nonostante il peccato di gioventù, la sola innocente pare la matrigna, vittima di una terribile macchinazione.
Dagmar Lassander ha dichiarato ad Amarcord: “Gloria era una ragazza deliziosa. Abbiamo lavorato bene insieme e non c’è stato mai nessun imbarazzo”. Il film si ricorda pure per la canzone di Roberto Pregadio Against the light cantata da Christy.