La notte fra il 1° e il 2 novembre 1975, viene massacrato ed ucciso, all’idroscalo di Ostia, Pier Paolo Pasolini. «Lo scrittore è stato massacrato a colpi di bastone […] a circa duecento metri dal mare. La prima a scorgere il cadavere è la signora Maria Teresa Lollobrigida. Ma non capisce subito. È scesa per scaricare i pacchi dalla macchina del marito. Sono le 6.30 e la luce è incerta» (cfr. Ulderico Munzi, «Pasolini assassinato a Ostia», Il Corriere della Sera, 3 novembre 1975).
Nato a Bologna il 5 marzo 1922, da Carlo Alberto, un ufficiale di fanteria, e da Susanna Colussi, una maestra elementare. Per tutta l’infanzia Pier Paolo Pasolini è costretto a seguire gli spostamenti del padre militare, e ad adattarsi continuamente alle nuove sedi: le scuole elementari a Sacile (Pordenone), le medie a Cremona, dove anche inizia il ginnasio che poi conclude a Reggio Emilia. Nell’autunno del 1936, a quattrodici anni, si iscrive al liceo classico «Galvani» e poi all’«Alma Mater». Nel 1942 pubblica il suo primo libro di poesie, Poesie a Casarsa, che fu recensito più che favorevolmente dal critico letterario e filologo romanzo, punto di riferimento insostituibile della e per la nostra cultura, Gianfranco Contini.
Nel 1943 Pasolini fu chiamato per pochi giorni sotto le armi, dal 1° all’8 settembre. Il fratello Guido, invece, tre anni più piccolo di lui, decise di andare in montagna a fare il partigiano armato con la divisione Osoppo e non tornò più: fu ucciso nel 1945 da un gruppo di comunisti di Tito che intendevano annettersi una parte del Friuli. La perdita del fratello fu un dolore che rimase sempre vivo in Pasolini per tutta la vita. Molto forte è il suon legame con la madre; difficile, invece, sono i rapporti con il padre.
Il successo editoriale arriva nel 1955 con la pubblicazione del romanzo Ragazzi di vita che suscita però dure reazioni e denunce. L’autore deve subire un processo per «pornografia» da cui viene comunque assolto. In questo periodo stringe amicizie, importanti e durature, con Alberto Moravia, Elsa Morante, Laura Betti. Il 1955 è anche l’anno di fondazione della rivista «Officina» che vede impegnato Pier Paolo Pasolini in un’intensa attività culturale. Nel 1957 esce la raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci: uno dei più originali risultati poetici della Letteratura del Novecento italiano. Alla fine degli anni Cinquanta e agli anni inizi degli anni Sessanta passa all’attività cinematografica che prende avvio con Accattone (1961) e che prosegue con Il Vangelo secondo Matteo (1964), Edipo re (1967), Teorema (1968), Medea (1970) ecc.
Del Sessantotto è da ricordare soprattutto l’atteggiamento polemico, condiviso ad esempio dall’amica Oriana Fallaci, nei confronti del movimento studentesco di sinistra che palesa nella poesia dal titolo «Il PCI ai giovani!» che suscita grande scalpore: difende i poliziotti di origine proletaria ed accusa, si rivolge contro gli studenti «figli di papà borghesi e piccolo-borghesi»
La poesia, il cinema, la produzione da romanziere e saggista di Pier Paolo Pasolini sono come un «diario intellettuale» (G. Ferroni)
Ai funerali (5 novembre 1975) di Pier Paolo Pasolini l’«Orazione», che trascrivo quasi per intera di Alberto Moravia, riassume con sagacia ed acuta intelligenza, la figura «solitaria», «corsara» e «luterana» di uno dei più grandi intellettuali del Novecento: «Abbiamo perso prima di tutto un poeta. e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo. ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo un poeta dovrebbe essere sacro… abbiamo perduto anche un romanziere … il romanziere delle borgate, il romanziere dei ragazzi di vita, della vita violenta. Un romanziere che aveva scritto due romanzi anch’essi esemplari, nei quali, accanto ad una osservazione molto realistica c’erano delle soluzioni linguistiche, delle soluzioni, diciamo così, tra il dialetto e la lingua italiana che erano anch’esse estremamente nuove. Poi abbiamo perso un regista che tutti conoscono… ha fatto alcuni film alcuni dei quali sono ispirati ad un suo realismo, che io chiamo romanico, cioè un realismo arcaico, un realismo gentile e al tempo stesso misterioso; altri ispirati al mito, ai miti, al mito di edipo per esempio.
Poi ancora al grande suo mito, al mito del sottoproletariato, il quale apportatore, secondo Paolini, di una umiltà he potrebbe riportare aduna palingenesi del mondo …. Infine, abbiamo perduto un saggista … anche quella era una nuova attività. A cosa corrispondeva questa nuova attività? Corrispondeva al suo interesse civico… Pasolini aveva un’attenzione per i problemi sociali del suo paese, per lo sviluppo di questo paese …. Un’attenzione, diciamolo pure, patriottica che pochi hanno avuto. Tutto questo l’Italia l’ha perduto. Ha perduto un uomo prezioso. … ora io dico quest’immagine che mi perseguita: Pasolini che fugge a piedi, è inseguito da qualche cosa che non ha volto e che è quello che l’ha ucciso. È un’immagine emblematica di questo Paese. Cioè un’immagine che deve spingerci a migliorare questo paese come Paolini stesso avrebbe voluto».
Infine, il 6 novembre 1975, nella chiesa di Santa Croce a Casarsa, vengono celebrati i funerali casarsesi di Pier Paolo Pasolini. Ad accoglierlo, nel cuore dell’umile Friuli, c’è un intero paese ed oltre. A celebrare i funerali un altro grande poeta segnato dal «fuoco della Parola»: David Maria Turoldo.