Povertà e spose bambine in diversi paesi del mondo

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Ancora oggi, in molti paesi, non è raro che una bambina venga vendute per pagare i debiti della propria famiglia o per ricevere una dote che servirà a sfamare gli altri membri della famiglia.

Uno dei paesi dove questo fenomeno è più drammatico è l’India. È necessario fare una piccola premessa. L’India, come molti altri paesi asiatici, è un paese estremamente classista. Questo, insieme al fatto che i compensi sono sempre più bassi, ha portato una fascia sempre più ampia della popolazione a non avere abbastanza per vivere. Molte volte quel poco che si riesce a guadagnare, magari facendo qualche lavoretto di fortuna, basta appena per sopravvivere. Impossibile mettere da parte qualcosa per le emergenze. Quando si verifica un imprevisto, ad esempio, una malattia o un incidente, le famiglie prive di risorse sono costrette a chiedere aiuto agli strozzini. Molte volte si tratta di piccole somme, tuttavia indispensabili per andare avanti. Ripagare questi “prestiti” (e gli interessi) non è facile. Per questo, non è raro che gli “accordi” prevedano che il debitore fornisca una garanzia: estinguere il proprio debito “cedendo” la propria figlia (o più di una, a seconda dell’entità del prestito). Una volta riscosso il proprio capitale (umano), il creditore non lo tiene per sé. Lo vende a terzi. In una catena infinita di violenze e soprusi.

Gli esempi di questo stato di cose sono tantissimi. Recentemente un uomo che ha dovuto chiedere un prestito di 600.000 rupie (circa 6.300 sterline) per coprire le spese delle cure ospedaliere della moglie ammalata. Non essendo in grado di ripagare il proprio debito allo strozzino, è stato costretto a “consegnargli” la figlia che, in seguito, è stata venduta a un trafficante di Agra. Per la ragazza, ancora adolescente, è iniziato un inferno: “è stata venduta tre volte ed è rimasta incinta quattro volte”, ha detto la commissione indiana per i diritti umani.  Nell’India rurale alcune figure ricordano molto la mafia di un tempo. Sono stati registrati casi in cui hanno ordinato delitti d’onore di coppie che avevano osato violare la tradizione sposandosi in una casta o fede diversa.

Vijaya Rahatkar, presidente della Commissione delle donne del Maharashtra, ha detto che il suo gruppo ha deciso di condurre l’indagine dopo aver ricevuto segnalazioni di spose bambine ridotte in schiavitù nelle famiglie e vendute nei bordelli. “Molti di questi matrimoni non durano, e ora abbiamo visto casi in cui ci sono collegamenti diretti e indiretti con fenomeni di tratta”, ha detto Rahatkar.

In un caso, le autorità hanno scoperto che una ragazza era stata data in sposa e poi costretta a lavorare senza salario in una fattoria, dove è stata abusata e legata in modo che non scappasse. Le autorità hanno tenuto a sottolineare che questo modo di fare “è totalmente illegale”.

“La polizia sta indagando e faremo in modo che le vittime ottengano giustizia e che i colpevoli siano puniti”, ha detto Modi. Ma il numero di casi è impressionante.

Questo problema non riguarda solo l’India. Anche in altri paesi non è raro che una famiglia a corto di denaro sia costretta a vendere un figlio o una figlia.

In Afghanistan, non è raro vedere bambini anche molto piccoli che chiedono l’elemosina per strada o raccolgono la spazzatura per riscaldare la propria casa perché non hanno abbastanza soldi per la legna. Il collasso economico dopo la presa del potere da parte dei talebani ha costretto molte famiglie povere a compiere scelte disperate.

Murad Khan è un lavoratore a giornata. Non trova lavoro da mesi e ha otto figli da sfamare. “Siamo 10 persone in famiglia. Sto cercando di tenerne in vita dieci sacrificandone uno”, ha detto Khan quando ha venduto la propria figlia ad una famiglia iraniana. Lo farà quando raggiungerà la pubertà: ufficialmente dovrebbe diventare moglie di uno dei figli della famiglia che ha pagato a Khan duemila dollari. Soldi che gli serviranno per pagare qualche debito e per sfamare gli altri figli per qualche settimana.

Parwana Malik, una bambina afgana di 9 anni è stata venduta in sposa ad un uomo di 55 anni. I genitori della bambina hanno detto di non aver avuto scelta: per quattro anni, hanno vissuto in un campo profughi afgano nella provincia nord-occidentale di Badghis. Sono sopravvissuti grazie agli aiuti umanitari e facendo piccoli lavoretti da pochi dollari al giorno. Da quando i talebani hanno preso il potere in Afghanistan la situazione è cambiata: non sono più in grado di permettersi beni di prima necessità. Nemmeno il cibo. Il padre di Malik aveva già venduto un’altra figlia di 12 anni. Ora ha venduto anche lei. “Giorno dopo giorno, aumenta il numero di famiglie che vendono i loro figli”, ha detto Mohammad Naiem Nazem, un attivista per i diritti umani a Badghis. “Mancanza di cibo, mancanza di lavoro, le famiglie sentono di doverlo fare”.

L’UNICEF ha definito “preoccupante” l’impennata dei matrimoni precoci in Afghanistan. “Abbiamo ricevuto segnalazioni credibili di famiglie che offrono figlie di appena 20 giorni per un futuro matrimonio in cambio di una dote”, ha dichiarato Henrietta Fore, direttrice esecutiva dell’UNICEF.

In Kurdistan una ragazzina è stata costretta a sposarsi quando aveva solo 15 anni quando. I genitori l’hanno venduta per pagare un debito. “È la sensazione peggiore del mondo essere scambiati in questo modo dalle persone che dovrebbero proteggerti”, ha detto l’adolescente venduta. Diventata adulta ha raccontato la sua storia in una recente intervista. Il marito aveva 25 anni più di lei. Per decenni le ha ricordato che era “solo una merce di scambio”. “Mi ha maltrattato per 22 anni e non ho mai osato dire una parola. Mi feriva fisicamente, mi picchiava per qualsiasi motivo, mi insultava usando le parole più irrispettose. Ricordo che una notte continuava a colpirmi con un bastone, urlandomi ‘Tu non sei nessuno, io ti possiedo. Tu non vali niente’. Ho pianto ogni notte per 16 anni”, ha ricordato.

Secondo alcuni studi in molti di questi paesi la povertà sta diminuendo. Ma più di studi e analisi sulla povertà multifunzionale e i suoi molteplici indicatori, contano i fatti. Come quelli riportati dal delegato dell’India, Petal Gahlot alla riunione delle Nazioni Unite dell’11 ottobre scorso. Anzi non i “fatti”: i “non fatti”. Gahlot ha detto che l’India ha costruito scorte alimentari “resilienti” (figurarsi se non si usava questo termine!), garantendo la sicurezza alimentare per oltre 800 milioni di suoi cittadini negli ultimi tre anni. Quello che non ha detto è che altri 600 milioni di persone (l’India è il paese più popolato con oltre un miliardo 400 milioni di abitanti) vivono in condizioni di insicurezza alimentare. https://press.un.org/en/2023/gaef3590.doc.htm E la disperazione che deriva dalla impossibilità di sfamare la propria famiglia spesso è una delle cause che porta un genitore a vendere il proprio figlio.

Situazione analoga in Afghanistan dove più della metà della popolazione sta affrontando un’insicurezza alimentare acuta. A confermarlo un rapporto delle Nazioni Unite del 2021. Più di 3 milioni di bambini sotto i 5 anni dovranno affrontare la malnutrizione acuta nei prossimi mesi. E da quando i talebani sono al potere, i prezzi dei generi alimentari sono saliti alle stelle. Le banche sono a corto di soldi e non concedono presiti. E i lavoratori non vengono pagati. https://www.fao.org/newsroom/detail/FAO-WFP-half-of-afghanistan-s-population-face-acute-hunger-251021/en

Fino a che non si risolverà questo problema non sarà facile debellare il problema della vendita delle figlie. In India, in Afghanistan e in molti altri paesi, le famiglie più disperate continueranno a farlo.

Senza considerare che, molte volte, i soldi ricavati dalla vendita di una figlia non risolvono i problemi della famiglia. Bastano solo per far fronte ad una spesa imprevista o per sopravvivere per qualche mese. Poi tutto torna come prima. E si pensa di vendere un’altra figlia. Nella più totale indifferenza da parte dei paesi ricchi.

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