Giuliano Carnimeo è uno di quei registi di cui si parla poco, capita che alcuni sbaglino persino il nome sui flani (Carmineo!); certo non è Fellini e neppure Antonioni, ma meriterebbe il suo spazio, non fosse altro perché attivo nei generi di consumo che appassionavano il pubblico negli anni Settanta – Ottanta. Nasce nel 1932 a Bari, muore a Roma nel 2016, comincia con Giorgio Simonelli, sceneggia film di Campogalliani, cura la versione italiana di Panic Button di Sherman, poi si dedica al western firmandosi Anthony Ascott, utilizzando spesso Gianni Garko.
Carnimeo è il creatore del filone commerciale legato al pistolero Sartana e di un Django apocrifo, ma anche di molti Ringo, Camposanto, Tresette e Alleluja che sono rimasti nel nostro immaginario di ragazzini frequentatori di sale di terza visione. Una volta finita la moda del western, Carnimeo si dedica a tutto quanto fa spettacolo, dalla commedia sexy (Nadia Cassini al cinema è una sua invenzione!) per arrivare a discreti lavori horror, passando per postatomico e commedie pure, soprattutto pochade e comico – grottesco.
Oggi ve lo presentiamo non con il western, dove è più popolare (ci ha pensato Matteo mancini nel suo stupendo Spaghetti Western a rendergli giustizia), ma con la commedia (quasi) sofisticata Prestami tua moglie (1980). Si tratta di un film che riunisce sul set attori di diverse generazioni come Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Diego Abatantuono e Massimo Boldi. Il cast femminile è interessante, visto che Daniela Poggi, Janet Agren e Claudine Auger si contendono la scena.
Pura commedia degli equivoci che poco a poco degenera in pochade, ma diverte con garbo e buon gusto. Lando Buzzanca vive insieme a una riccona (Auger) che possiede un’agenzia di pubblicità, ma quando riceve la visita della prima moglie (Agren) che deve sistemare le pratiche per il divorzio, per non far capire che è benestante, la ospita in casa di un amico spiantato (Boldi). Gli equivoci si susseguono a non finire. In casa dell’amico, regista pubblicitario per conto di Buzzanca, c’è un’attricetta svampita (Poggi) che si è ubriacata di birra dopo aver girato uno spot.
Inevitabile la confusione sul ruolo delle mogli, con Buzzanca che si spaccia per marito della Poggi davanti a un cliente (Montagnani) che deve firmare un importante contratto pubblicitario. La compagna scopre tutto e lascia Buzzanca che torna di nuovo povero ma medita il riscatto con in mano il contratto da far firmare. Alla fine si scopre che pure Montagnani è un imbroglione matricolato, tra l’altro ex compagno della Auger, con la quale torna di nuovo insieme.
Buzzanca si rimette con la prima moglie che sapeva tutto e stava soltanto al gioco. Boldi riprende la sua attrice e si scopre davvero innamorato. Un film che si racconta male per quanto è complessa (non confusa) e articolata la trama da commedia degli equivoci. Si ride parecchio grazie anche a un Abatantuono terrunciello nella parte di un agente che deve staccare i fili della luce a un moroso Boldi.
Daniela Poggi è bravissima come attrice svampita incapace di pronunciare la battuta giusta davanti a un esasperato Boldi, che fa ripetere la scena in continuazione, soprattutto la fa bere sino a ubriacarla. Nelle prime sequenze il caos sul set è tale che un carrello si sgancia e strappa il vestito di scena della Poggi che resta a seno nudo per la gioia di pubblico e operatori. Quando riesce a pronunciare la battuta non serve più perché il set è distrutto. Buzzanca e Boldi sono una strana coppia ma funzionano, Boldi è piuttosto bravo in questo primo lavoro da spalla, interpretato da cabarettista cresciuto accanto a Cochi e Renato.
Daniela Poggi ruba il ruolo di protagonista a Janet Agren, molto più espressiva, recita con bravura un ruolo non facile da donna ubriaca e poco intelligente. A livello di nudo la lotta Poggi – Agren vede uscire vincente l’attrice italiana, molto disinvolta, che tiene testa alla bellezza nordica, poco disinibita, al massimo in slip e camicia slacciata, se escludiamo una passeggiata casalinga seminuda con tacchi alti e seno prorompente. Il clima del film è da commedia all’italiana vecchia maniera con alcune parti sexy per aggiungere sale alla trama.
Ricordiamo la scena in cui la Poggi deve dire a tutti: “Mio marito torna subito!” con la bella attrice molto credibile in un ruolo da svampita. La commedia diventa pochade e si conclude con la consueta bagarre che apre alla risoluzione degli equivoci a danno del protagonista. Buzzanca ritrova la prima moglie che confessa di essere diventata miliardaria, quindi tanto male non gli va. Resta il problema che dovrà convivere con una tigre asiatica … Il film, scritto da Marotta e Toscano, viene rieditato nel 1982 come Lo strafico per sfruttare il successo di Diego Abatantuono, interprete di un siparietto esilarante abbastanza avulso dal contesto. Rivisto grazie a Cine 34.
Regia: Giuliano Carnimeo. Soggetto e Sceneggiatura: Franco Marotta, Laura Toscano. Fotografia: Sebastiano Celeste. Montaggio: Amedeo Giomini. Musiche: Fabrizio Frizzi. Scenografia. Vincenzo Morozzi. Produttori: Ugo Tucci, Fabrizio De Angelis. Distribuzione: Variety. Durata: 99’. Genere: Commedia. Interpreti: Lando Buzzanca (Alex), Janet Agren (Ingrid), Claudine Auger (Diana), Daniela Poggi (Marilù), Massimo Boldi (Vittorio Calvi), Renzo Montagnani (Mario Bonotto), Diego Abatantuono (esattore della luce), Carlo Ceruti (Carlo), Dino Emanuelli (Paolo), Giuseppe Caltagirone (Enrico), Walter Valdi (Peppino), Loris Zanchi (Loris), Aristide Caporale (Aristide)