Carnera compare in quotidiani, periodici, riviste, poster, gi-gantografie pubblicitarie, fumetti, fotoromanzi, francobolli ma le sue apparizioni in video si limitano ai match e a qualche rara intervista dell’Istituto Luce e della RAI. Dal punto di vista me-diatico, la fascinazione esercitata da Carnera sulle masse pog-giava fondamentalmente su due aspetti, due elementi eterni, senza tempo. Tra la nostra epoca e la sua, per quanto attengono gli strumenti e le tecnologie della comunicazione, sembrano es-sere passati mille anni, non ottanta. Eppure, quegli stessi due aspetti sono in grado di determinare anche oggi come allora il successo, la popolarità, l’attrattiva o appeal di un personaggio. In un’epoca in cui l’altezza dell’italiano medio non arrivava al metro e settanta, Carnera con i suoi due metri e 5 centimetri e i suoi 120 chilogrammi di peso esprimeva una fisicità assoluta-mente fuori dall’ordinario. Non era solo un atleta, un uomo prestante, era un gigante. Quasi un Ercole, quindi una figura che sta a metà tra l’umano e il sovrumano.
Vittorio Emanuele Miranda (Palermo, 1991), laureato in scienze storiche a Firenze. Autore del libro Io c’ero (2018), organizzatore di eventi culturali, collabora con Emmereports e Terpress Urbana Comunicazione. Questo libro su Primo Carnera unisce due sue grandi passioni: la boxe (che pratica ancora oggi) e la storia.