Proviamo a capire, ogni tanto, se siamo felici…

Articolo di Francesco Pira

Non abbiamo il tempo di pensare e di interpretare i nostri desideri, non ci ascoltiamo e non ascoltiamo nemmeno gli altri. Non siamo in grado di leggere nemmeno la nostra tristezza o il nostro sconforto. Papa Francesco ci esorta a far emergere la bellezza, la gioia, le certezze, la semplicità, la gratuità e soprattutto i sogni.

Che cos’è la felicità? Potrei rispondere come ha fatto Gesualdo Bufalino: “La felicità esiste, ne ho sentito parlare” oppure potrei citare Zygmunt Bauman e ritenere che la felicità è il superamento dei grandi problemi che la vita ci presenta o le grandi sfide che il destino ci pone davanti.

Secondo Bauman la “liquidità” e la precarietà, figlie del nostro tempo, possono essere la chiave della felicità, ma bisogna cambiare il concetto di competizione con condivisione e cooperazione per dare spazio alle relazioni costruttive tra le persone.

Spiegava Bauman: “La caratteristica principale della felicità è quella di essere un’apertura di possibilità, in quanto dipende dal punto di vista con il quale la esperiamo”. Infatti, credeva che la felicità dovesse essere cercata: “La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità”.

La felicità è vivere la vita reale e non soltanto quella virtuale. La felicità è vivere nei luoghi e non nei non luoghi. Le mie ricerche hanno evidenziato come l’uso delle tecnologie e conseguentemente dei social siano motivo di continua connessione e iperconnessione. Tutte le nostre attività prendono vita sugli schermi dei pc, dei tablet e degli smartphone. La multidimensionalità rende evidente quanto sia cambiato l’ambiente in cui sviluppiamo le nostre azioni sociali. Luoghi che si sovrappongono, che si intersecano, che sono espressione di comunità e di gruppi all’interno dei quali ci muoviamo continuamente.

La domanda è: di quali luoghi stiamo parlando? Secondo il filosofo Luciano Floridi come la biosfera è il luogo in cui tutti gli esseri viventi formano la loro vita biologica, così l’infosfera è l’ambiente, costruito dall’informazione, in cui sperimentiamo la nostra vita quotidiana. Egli sostiene nel volume “La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo” che: “La maggior parte delle persone vive tutt’ora nell’età della storia, in società che fanno affidamento sulle ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) per registrare, trasmettere e utilizzare dati di ogni genere. In tali società storiche, le ICT non hanno ancora preso il sopravvento sulle altre tecnologie, in particolare su quelle fondate sull’uso di energia, in quanto risorse di importanza vitale. Con l’avvento delle ICT siamo entrati nell’età dello zettabyte e dei big data. Che tipo di ambiente iperstorico stiamo costruendo per noi stessi e per le future generazioni?” La risposta breve è: l’infosfera”.

Questa è la società che lascia spazio alla flatness e alla filter bubble, quella in cui le piattaforme sfruttano quell’annullamento dei confini che altera profondamente la capacità di comprensione del contesto da parte degli individui. La società delle piattaforme, come definita da Van Diick, Poell, de Waal (2018), si caratterizza per generare conflitti tra sistemi di valori diversi e si muove sulla base di dinamiche opache.

Spopola il Metaverso, che ormai è diventato uno degli argomenti di cui più si discute. Mark Zuckeberg ha deciso di dare una nuova veste alla holding che controlla le piattaforme più famose e utilizzate al mondo: Facebook, Messenger, Instagram e Whatsapp. Un mondo virtuale in cui diventa sempre più difficile distinguere la realtà dall’irrealtà. Una prospettiva del tutto nuova che ci permetterà di salutare gli avatar dei nostri colleghi muovendo il nostro alter ego digitale in un ufficio virtuale o di abbracciare un nostro amico o una nostra amica in maniera assolutamente virtuale. Si tratta di un universo ancora poco conosciuto e che ha degli aspetti che vanno capiti e compresi. Un abbraccio o un bacio scambiato nel Metaverso potranno mai sostituire un abbraccio o un bacio reale? Possiamo accontentarci di una dimensione che non dona calore e non regala quella forza che garantisce il contatto fisico? Davvero ci serve un pianeta parallelo per essere felici?.

La felicità ha un altro sapore che è quello descritto da Papa Francesco nel suo ultimo libro: “Ti voglio felice (Il centuplo di questa vita)”, uscito il 16 novembre, che ha già venduto tantissime copie. Un volume che completa il bestseller “Ti auguro il sorriso”.

Così come scrive il Fatto Quotidiano, il nuovo libro di Papa Bergoglio punta a creare un cammino consapevole e pronto a superare le difficoltà dell’esistenza. I passaggi del testo sono davvero meravigliosi e le parole sono straordinarie: “Leggi dentro di te. La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato, e proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie. Sant’Agostino lo aveva compreso: “Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità”. È l’invito che voglio fare a tutti, e che faccio anche a me. Leggi la tua vita. Leggiti dentro, come è stato il tuo percorso. Con serenità. Rientra in te stesso”.

Non abbiamo il tempo di pensare e di interpretare i nostri desideri, non ci ascoltiamo e non ascoltiamo nemmeno gli altri. Non siamo in grado di leggere nemmeno la nostra tristezza o il nostro sconforto. Papa Francesco ci esorta a far emergere la bellezza, la gioia, le certezze, la semplicità, la gratuità e soprattutto i sogni. Alla cultura dello scarto e dell’instabilità bisogna rispondere con coraggio: “Sii rivoluzionario, va’ controcorrente. Nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di impegnarsi, di fare scelte definitive, perché non si sa cosa riserva il domani. Ti chiedo di essere rivoluzionario, di ribellarti a questa cultura che, in fondo, crede che tu non sia in grado di assumerti responsabilità. Abbi il coraggio di essere felice”, scrive il Pontefice.

Mi piacerebbe chiedere a quanti leggeranno questo articolo se sono capaci di elencare cosa li ha resi felici o cosa li rende felici, perché compiere un viaggio introspettivo è molto complesso e non siamo abituati ad analizzare noi stessi.

In tempo così difficile dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre le barriere, dobbiamo circondarci degli altri e ricordarci che “nessuno si salva da solo” e nessuno può essere felice da solo. La felicità è soprattutto amare e non far finta di amare. Nella nostra società manca il valore dell’amore e deve essere ritrovato, perchè l’amore e la felicità vivono insieme e sono indissolubili.

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