Il regista ha voluto mettere in scena il viaggio nell’anima di quattro ragazzi. Giovani che hanno quasi trent’anni e che non intendono rinunciare ai propri interessi e ai propri sogni. La storia è ambientata a Roma e la narrazione assume contorni particolari
È uscito il 28 settembre il film “Non credo in niente”, distribuito e prodotto da Daitona Flickmates, di Alessandro Marzullo. Un film con un meraviglioso cast artistico: Demetra Bellina, Giuseppe Cristiano, Renata Malinconico, Mario Russo, Lorenzo Lazzarini, Gabriel Montesi, Antonio Orlando e Jun Ichikawa. Il cast tecnico ha visto impegnati: Alessandro Marzullo, regia e sceneggiatura, Kacper Zieba, fotografia, Francesca Addonizio, montaggio, Maria Gorgoglione, scenografia e costumi, Riccardo Amorese, musica, Leonardo Paoletti, suono, Tommaso Ricci, effetti visuali. Tra i produttori, oltre ad Alessandro Marzullo, anche Lorenzo Lazzarini Lorenzo Giovenga, Valentina Signorelli, Nicholas Fiorentino, Giulio Rossi, Giancarlo Crocetti e Martina Cavazzana.
“C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno di un’anima”, con queste parole il grande Victor Hugo, scrittore, poeta, drammaturgo e politico francese, ha definito l’importanza della profondità dell’anima. Il regista ha voluto mettere in scena il viaggio nell’anima di quattro ragazzi. Giovani che hanno quasi trent’anni e che non intendono rinunciare ai propri interessi e ai propri sogni. La storia è ambientata a Roma e la narrazione assume contorni particolari. Relazioni “liquide” cosi come le definirebbe il sociologo polacco Zygmunt Bauman in cui emergono sentimenti contrastanti.
Una ragazza possiede numerosi talenti artistici e lavora come hostess di aerei; un aspirante attore molto riservato che cerca sesso occasionale; una coppia di fidanzati musicisti, che lavora in nero nella cucina di un ristorante. Questi ragazzi non si conoscono tra loro, ma sono accomunati dallo stesso destino. I loro progetti hanno subito alcuni cambiamenti e hanno intrapreso un percorso diverso, rispetto a quello che avevano immaginato. La società contemporanea non li soddisfa e provano un forte disagio. Non si rendono conto nemmeno delle motivazioni del loro forte turbamento. Infatti, compiono gesti irruenti e con difficoltà combattono le loro insicurezze. Tanti i loro dubbi e le loro incertezze che dimostrano quanto sia quanto difficile rinunciare alle proprie aspirazioni e sia quanto sia difficile realizzarle.
Io mi trovo d’accordo con il punto di vista di Alessandro Marzullo. I dati delle mie indagini sociologiche corrispondono alla sua visione della vita. Tante le devianze della rete dovute, sempre più spesso, ad assurde competizioni in cerca di “like” e “approvazioni”. Manca il rispetto e il senso di responsabilità nei confronti degli altri. Ormai è difficile per i giovani distinguere il mondo virtuale e il mondo reale, perché tendono a vivere in assoluta iperconnessione e visitano anche forum sconsigliabili come quelli dedicati al suicidio. In questo momento uno dei grandi temi è il suicidio. Le ricerche ci dicono che ogni 11 minuti nel mondo muore un adolescente, perché non riesce a sopportare il peso della vita.
I ragazzi dovrebbero aver voglia di sognare e dovrebbero essere più forti di fronte alle difficoltà. Ma in questo caos dell’anima, cosi come ci mostra Alessandro Marzullo, c’è sempre una speranza e il desiderio di continuare a lottare. Il regista è stato davvero abile e ha permesso allo spettatore di immergersi nelle emozioni dei suoi protagonisti. Uomini e donne che trasmettono le loro sensazioni grazie ai loro sguardi, ai loro movimenti e alle loro espressioni. La sua volontà è stata quella di mettere in risalto le molteplici sfaccettature della “società liquida” di cui tanto ha discusso il sociologo Zygmunt Bauman.
Purtroppo, anche le mie ricerche testimoniano quanto siano cambiati i sentimenti e la dimensione dell’amore, perché non sappiamo accontentarci e continuiamo a cercare ciò che può darci la felicità. Relazioni liquide, costruite sul consumo delle stesse. Quando un rapporto non ci dà le emozioni che vogliamo lo scartiamo perché in quest’epoca, definita “guardaroba”, è semplice cancellare tutto e tutti. On line basta solo un “click” per eliminare qualcuno o qualcosa. Questa facilità nel cancellare qualcuno o qualcosa dà prova della superficialità che ci circonda.
Quando il nostro partner supera i limiti che abbiamo stabilito siamo pronti a voltare pagina. L’amore ha perso il suo valore, poiché puntiamo ad appagare solo noi stessi. Fenomeni come ghosting, breadcrumbing, zombieing e orbiting generano molto dolore e sofferenza nelle persone. Un mondo dove prevalgono tanti “ismi” cattivismi, individualismi ed egoismi. Parole comparabili che hanno aspetti molto diversi e preoccupanti tra loro. Gli attori hanno interpretato in maniera eccellente il mondo moderno e hanno dato risalto al prezzo che stiamo pagando per far emergere la bellezza dei valori.
Alessandro Marzullo ha guidato i suoi collaboratori fuori dalla monotonia classica e ha scelto di spalmare le riprese nell’arco di 8 mesi, ma il film è stato girato in 13 giorni o meglio 13 notti. Un ragazzo abile, attento e scrupoloso che ha saputo dar vita ad un film originale. Location scelte con cura cosi come la musica e i dettagli. Un film costruito su piani antitetici con un ritmo musicale che ci conferma la relatività della vita e degli eventi che possono accadere. La produzione Daitona ha accettato la sfida di Alessandro Marzullo e ha assecondato il suo grande coraggio. Il tema è stato fin da subito considerato importante e la necessità di trovare delle soluzioni è urgente.
Marzullo ha raccontato le problematiche sociali ed esistenziali dei ragazzi in modo singolare. Lo spettatore avverte e percepisce quanto Marzullo ha provato, durante tutto il processo di scrittura. La produzione ha attenzionato la scelta dei luoghi e le parole che Marzullo fissava sulla carta diventavano pian piano una perfetta cornice. Tra le curiosità più interessanti bisogna evidenziare il “rumore” e i suoni che hanno fatto la differenza. Le musiche di Riccardo Amorese hanno abbracciato le parole del regista. Questo ha dato vita ad un puzzle meraviglioso, dove musica e narrazione sono diventate un punto di forza e il merito è del registra e delle persone che ha scelto.
Chi è Alessandro Marzullo? Nato a Modena, nel 1993, è un regista, sceneggiatore e produttore italiano. Si trasferisce a Roma per studiare Lettere e Filosofia all’ Università degli Studi di Roma La Sapienza. Dopo la laurea, realizza una web-serie satirica come progetto sperimentale assieme ai suoi compagni di corso. Nel 2017 vince il concorso europeo Italia-Spagna del Ministero dei Beni Culturali Noi Siamo Il Futuro per registi e sceneggiatori Under 25 con Looped Love, presentato ad Alice nella Città. Nel 2018 vince il bando di scrittura sceneggiature per serie tv del Mibact con All You Can Hate, una serie tv dissacrante ambientata in un ristorante.
Lavora come aiuto regia, mentre viene selezionato al Malaga Talent del Festival di Malaga. Nel 2018 vince il concorso di sceneggiatura di Yunus Emre a Instanbul. Nel 2019 inizia la lavorazione del cortometraggio Unica, una coproduzione Italia-Cina, girato a Chongqing, acquisito da Rai Cinema e presentato al Giffoni Film Festival nel 2022. Nel 2020 inizia a lavorare al suo primo lungometraggio Non credo in niente, terminando la lavorazione nel 2023 che è stato presentato in anteprima alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro.
Il regista, Alessandro Marzullo, trasmette messaggi importanti. Bisogna puntare agli affetti e ai sentimenti. I giovani devono essere compresi e non giudicati, amati e non abbandonati a sé stessi. Noi adulti abbiamo molte responsabilità e abbiamo bisogno di imparare cosa significa mettersi all’ascolto dei preadolescenti e degli adolescenti. Ma si sa, non sempre riusciamo a fare silenzio e a lasciare spazio a chi cerca di trasmetterci le sue paure. No, non siamo stati bravi.
Ringrazio Alessandro Marzullo perché, ancora una volta, mi ha dato la possibilità di riflettere su quanto sia necessario cambiare la nostra cultura. C’è bisogno di educare alle emozioni. C’è bisogno di tornare a splendere, a gioire e soprattutto di amare.