Nicola Fornabaio, docente di lettere di Stigliano in provincia di Matera, torna in libreria per i tipi di Eretica, dopo Simmetrie esistenziali e Sauro assolato con i versi intensi ed evocativi di Qui tutto come sempre, ribadendo i temi fondamentali della sua poetica. Fornabaio parla della sua terra, di un luogo da ricercare e da ritrovare, del suo cantuccio d’ombra romita dove poter tornare a essere se stessi, dopo tanta assenza. Filo conduttore della raccolta – composta da 47 liriche, due in dialetto stiglianese – la nostalgia e il ricordo, il rimpianto del tempo perduto e delle cose passate, di stagioni che non torneranno ma che è stato bello aver vissuto. Basterebbero due liriche per giustificare la lettura dell’intero corpus poetico. La prima è dedicata al paese natio (Stigliano), che sembra di vederlo, vuoto e assolato, in un giorno d’estate, il giorno della partenza del poeta, con una cadenza languida e triste, dolente e affettuosa.
Era il mio paese
il mio paese vuoto.
Sono partito d’estate
un pomeriggio alle tre.
Il mio paese era vuoto
quel pomeriggio d’estate.
Non c’era in giro nessuno
quel pomeriggio alle tre.
Nei bar chiusi strade deserte
panchine solitarie nessuna voce.
Ma io lo vedevo pieno
il mio paese lo sentivo vivo.
Era sempre il mio paese
quel paese vuoto
era il mio paese
il mio paese vuoto.
La seconda ricorda le Candele spente di Kavafis, impregnata di un senso di morte, di un ineluttabile trascorrere del tempo, di anni che avanzano e lasciano indietro soltanto ricordi. Il titolo è Chi sente sei tu. Ve la propongo per intero, perché la poesia va letta e assaporata, non certo spiegata, soprattutto la lirica di poeti come Fornabaio, semplici ed essenziali, come (a mio parere) dev’essere un vero poeta.
Gli anni avanzano
lasciano dietro soltanto una scia.
Di tutta la bellezza rimasta
resta niente. Vivere
è lasciare dei vuoti.
La nostra ombra
riflessa sui muri. Crescere
una lotta interiore. Pigra
la lentezza ci avvolge.
Di tutto ciò che diciamo
resta soltanto polvere
impigliata nelle mani.
Non neve attaccata ai capelli.
Chi sente sei tu.
Qui tutto è come sempre è una raccolta che solo con la sua essenza fa capire quanto sia necessaria l’esistenza della poesia, perché in poche frasi si concentra tutto il sentire umano, dall’amore per il luogo natio, alla nostalgia delle cose perdute, alla gioia di poterle di nuovo assaporare. Angelo Colangelo, forbito e colto prefatore, accosta (non a torto) la poesia di Fornabaio alla lirica contadina di Rocco Scotellaro, sia per costruzione formale che per motivi ispiratori. Sono versi in cui pulsa la vita, pregni di luoghi, persone, atmosfere, dove la presenza del luogo natio aleggia, a volte persino ingombrante, come un sogno perduto, come una meta da perseguire, una piazza assolata di paese dove un giorno poter fare ritorno.