Spegni i miei occhi: io ti vedrò lo stesso,/sigilla le mie orecchie: io potrò udirti,/e senza piedi camminare verso di te/e senza bocca tornare a invocarti./Spezza le mie braccia e io ti stringerò/con il mio cuore che si è fatto mano,/arresta i battiti del cuore, sarà il cervello/a pulsare e se lo getti in fiamme/io ti porterò nel flusso del mio sangue.
Rainer Maria Rilke .
Mancava qualche anno all’ inizio del 1900 quando Rilke compose questi meravigliosi versi, ma non il solito canto d’amore, è un inno al riconoscimento della capacità di amare. In questi versi , la presenza della fisicità supera lo spazio tempo fino a riconoscere le congetture che persistono e preesistono nell’animo umano. Oltrepassare il piano materiale fino a raggiungere la vetta del flusso del sangue, significa che quella parte interiore, intima, quasi segreta , ha toccato l’atmosfera della trasformazione, dove non esiste nessun capovolgimento o ritorno allo stato originario. L’amore che supera quel confine imposto dall’uomo, è pura esperienza mistica.
Riporto una parte pubblicata sul “FOGLIO” di Francesca D’ Aloja
[…]“Non conformerò mai la mia vita a dei modelli, e non lo faccio per principio, ma c’è qualcosa dentro di me che brucia, e quel qualcosa sono io”.
L’essersi messa al pari degli uomini, senza promuovere battaglie, lanciare slogan (Salomé non si è mai sentita portavoce del genere femminile, non ha mai considerato l’uomo come nemico), anche attraverso il suo corpo androgino da ragazzo mancato, un corpo moderno e inclassificabile che attrae e spaventa perché rovescia, con la sola presenza, ciò che ci si aspetta da una donna, la promuove da oggetto a soggetto. Considerando l’epoca in cui è vissuta, è già moltissimo. Il fatto che gli uomini di cui si sentiva pari e che tale la consideravano fossero le più grandi menti del suo tempo (e forse per questo non videro in lei una minaccia, piuttosto una risorsa), la rese leggendaria.
E’ sono proprio quei versi che hanno dichiarato apertamente Rilke come Uomo-Poeta d’amore, infatti sono dedicati alla sua grande Musa ispiratrice, Lou Salomè, lei già matura ed il poeta un giovane che “subiva” la fascinosità dell’intelletto rispetto al corpo. Infatti di una persona ci si innamora nel momento in cui vogliamo conoscere la sua anima indipendentemente dall’incontro carnale. Purtroppo questa società ha classificato l’Amorevolezza, l’autenticAzione del sentimento, al mero incontro fisico, ed un uomo come Rilke, sicuramente oggi incontrerebbe (se già non le ha incontrate) grandi difficoltà. Il Poeta congiunge sensi e intelletto , considerando i primi come porta di accesso allo spirito. Su una scala 1/100 , molto più della metà si convince che la prova della possibilità di innamorarsi è di incontrarsi corpo a corpo, beh si è già perdenti in partenza. Molti studiosi contemporanei della Psicologia dell’ Amore, hanno affermato che: chi pratica la sessualità con la persona con la quale vorrebbe instaurare un legame affettivo, l’eventuale storia ha tutti i presupposti per finire prima del tempo. Lo ha detto Bauman, lo hanno ribadito altri, che quest’epoca conosce poco l’amore e quando se ne vogliono comprendere le dinamiche, si scappa senza esitare. Un uomo come RIlke, ed una donna come Lou, hanno continuato la loro storia in forma diversa, diventarono quegli amici custodi di un segreto, il poeta entrò a far parte della nuova famiglia della amata senza rimpianti, senza livore, ma con quella lucidità che è continuata attraverso i versi che possono considerarsi un vero e proprio giuramento: esserci anche quando i sensi torneranno nel loro stato di quiete. Il componimento, nonostante le varie traduzioni, rimane, a mio parere, tra le poesie più belle della storia della letteratura degli ultimi secoli. Probabilmente a quei tempi non si scriveva perché si sentiva la smania di diventare poeti bravi e famosi, ma si poetava la vita, i sentimenti vissuti, il legame col divino, se Leopardi ha scardinato la poesia dalle rigidi convenzioni, un motivo base c’era, ovvero la libertà di vivere ogni parola prima ancora che diventasse poesia. Leggendo ogni riga e gustando ogni parola ci si accorge di essere entrati nel capitolo poeticamente celato. Il poeta (vero) ama, continua ad amare, non si ferma, non cede il passo alle mistificazioni temporali, anche Alda Merini confessò di aver sentito Rainer dentro le sue vene, e questo incontro gli cambiò la vita, cioè prese coscienza che era arrivato già il tempo di fare poesia sul serio; senza lasciare nel silenzio la smania di cui è posseduto il cantore della vita e di tutte le sue forme. Eppure Rilke stesso consigliò a qualcuno di non scrivere poesie d’amore, chissà perché !
Rilke era un esteta?
Potremmo parlare di AEstetica filosofica, nulla a che vedere con le maniacalità del bello di questo secolo, (purtroppo l’AEstetica è intesa la bellezza dell’apparire.) come mera fisicità, l’ AEstetica è la percezione, attraverso i sensi, di qualità che risiedono nella intimità dello spirito e delle sue proiezioni: un tono di voce potrebbe essere bello, una movenza di mani è bellezza, l’artista quando realizza è bello, ma non assolutamente da confondere con i canoni della bellezza fugace. Lou e Rainer si innamorarono per la loro intensità di vita, del loro intelletto. Intensità che non tutti hanno la capacità di cogliere, infatti l’eros assoluto è forza es-plosiva, forza creatrice, è forza che coadiuva la ricerca dell’ Assoluto. Chi ha stabilito la bellezza del notturno cielo stellato? Nessuno, ma è bello proprio perché sconfina nella incapacità di restare entro definizioni posti dall’uomo.
La poesia è una iniezione di sorriso, di forza, come se, volteggiandosi col vento, chi ama nutre e si nutre della totale supremazia dell’Amore.
Si ringrazia il Maestro Cristiano Sandonà per la concessione della foto dell’opera