Reflexion (titolo originale ucraino Відблиск, translitterato Vidblysk; in italiano Riflessione) è un film scritto, sceneggiato, diretto e montato da Valentyn Vasyanovych, autore a tutto tondo, erede della grande cinematografia sovietica e del realismo puro. In concorso alla Mostra di Venezia, non vince niente, ma viene apprezzato dalla critica più attenta che sa riconoscere la diversità di stile delle varie cinematografie europee. Tema di grande attualità, visto che narra la guerra cominciata nel 2014 per il possesso di Crimea e Donbass, dopo lo pseudo referendum voluto da Putin per giustificare l’invasione. Uscito in sala da poco, è un atto di denuncia di tutti gli orrori della guerra attraverso le vicende del chirurgo ucraino Serhij che si arruola nell’esercito dopo l’ingresso russo nelle regioni orientali. Il medico si perde durante una missione con un collega, viene fatto prigioniero dai russi, seviziato e torturato, rinchiuso in una cella angusta, deve assistere all’uccisione di prigionieri e all’eliminazione dei loro cadaveri. La storia racconta la fine di Andrij, il compagno dell’ex moglie Polina, torturato a morte sotto gli occhi dell’amico, il suo impegno per recuperare il corpo (pagando un riscatto) e restituirlo alla famiglia che l’attende. Serhij viene liberato durante uno scambio di prigionieri, torna a Kiev, alla comoda vita borghese, dove prova a ricucire i rapporti con Polina e la figlia Ol’ga, inconsapevoli della morte di Andrij, che torna alla sua città sotto forma di cadavere.
Reflexion è costruito su immagini evocative, tanti piccoli quadri girati con la camera fissa, poche intense soggettive nei momenti più angoscianti, basato su poetiche metafore della guerra e crude rappresentazioni dell’orrore. Le dissolvenze non sono mai dolci e sfumate, ma secchi colpi di rasoio che separano un quadro di vita dall’altro. Tecnica sopraffina, fotografia cupa e dolente, colonna sonora disperata e monocorde, montaggio compassato. Il film comincia con gli adulti che parlano tra loro, preoccupati per la guerra, mentre al di là di un vetro i bambini giocano alla guerra sparandosi colpi di vernice; così il finale circolare vede un’altra sorta di gioco con le persone che devono riconoscersi attraverso il suono dei loro passi. Un film non certo spettacolare, girato secondo lo stile della cinematografia ucraina, montato con tempi lenti, realistici fino in fondo, seguendo l’andamento della vita, non facile se non siamo preparati al tipo di racconto che il regista vuol trasmettere. La morte del piccione che si schianta sul vetro della finestra è metafora della morte dell’amico, che resta come un fantasma sospeso, un’ombra attaccata al cristallo, stemperata dopo una pioggia furibonda che scatena un pianto liberatore. Reflexion racconta la guerra e la vita, il rapporto familiare, l’amore di un padre per la figlia, l’amicizia, l’orrore della guerra, l’uomo che si trasforma in una belva in un campo militare. I cani randagi, pronti a sbranare chi si trova sul loro cammino, realtà presente nei boschi ucraini, sono il simbolo della ferocia umana, di un aggressore vigliacco che attacca persone inermi. Immagini forti, sensazioni crudeli, persino violenza esibita (mai gratuita) in tutta la prima parte bellica; dolente ritorno a casa con tutto il peso dell’orrore che dimostra la difficoltà di vivere insieme al dolore sofferto. A Venezia critica divisa, il film non vince niente, mentre in Toscana è possibile vederlo in un cineclub coraggioso e intelligente come il Piccolo Cinema Tirreno di Follonica. Da recuperare su piattaforma, se verrà diffuso, vi perderete la fotografia glaciale di Kiev e della zona est dell’Ucraina, gli spazi immensi e i profondi silenzi in uno scenario desolante, tra la guerra e un ritorno a casa carico di dubbi. Un film utile, tra tante pellicole inutili, che dipinge un quadro minimalista, una piccola storia familiare, nel grande contesto drammatico di un conflitto.
Titolo Originale: Відблиск. Lingua Originale: Ucraino. Paese di Produzione: Ucraina, 2021. Durata: 125’. Genere. Drammatico, Bellico. Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Fotografia, Montaggio: Valentyn Vasyanovych. Scenografia: Vladen Odludenko. Produttori: Valentyn Vasyanovych, Ija Myslyc’ka, Volodymyr Jacenko, Anna Sobolevs’ka. Case di Produzione: Arsenal’s Film, Forefilms. Interpreti: Roman Luc’kyi (serhij), Nika Myslyc’ka (Polina), Nadija Levcenko (Ol’ga), Andrij Rymaruk (Andrij), Ihor Sul’ha (capo prigione russo).