L’arbitro (1974), Il domestico (1974) e San Pasquale Baylonne protettore delle donne (1976) sono le vere e proprie commedie sexy girate da Luigi Filippo d’Amico, che accetta di dirigere tre Lando Buzzanca movies, vero e proprio sottogenere con ben precise regole e situazioni stereotipate. Nei film con protagonista il bravo attore siciliano il personaggio principale è sempre un focoso maschio siculo attratto dalle donne e le storie mettono alla berlina vizi e stereotipi del meridionale medio.
L’arbitro (1974) è una commedia erotica ingiustamente stroncata dalla critica, perché affronta ancora una volta con proprietà di linguaggio il non facile argomento calcistico. Interpreti: Lando Buzzanca, Joan Collins, Massimo Mollica, Gabriella Pallotta e Marisa Solinas. Lando Buzzanca è Carmelo Lo Cascio, arbitro siciliano incorruttibile, ispirato alla figura del direttore di gara Concetto Lo Bello, principe del fischietto e arbitro per antonomasia. Il maggior pregio del film è quello di realizzare una perfetta ricostruzione del mondo arbitrale, perché non ci sono errori e approssimazioni, inoltre sono ben evidenziati rapporti equivoci e loschi intrallazzi. Lando Buzzanca in divisa da arbitro che fischia sotto la pioggia è uno spettacolo. Il rapporto conflittuale padre – figlio è un altro elemento di interesse, pure se tenuto in secondo piano, ma è ben descritta anche la relazione erotica arbitro – giornalista, tra pubblico disprezzo e amore privato. L’arbitro viene coinvolto a sua insaputa in una speculazione edilizia manovrata da un conterraneo, quando ne viene a conoscenza accusa pubblicamente il responsabile, ma resta coinvolto dallo scandalo. Il tono del film è da farsa, ma al tempo stesso mostra un arbitro disposto a tutto pur di arrivare, un uomo che sacrifica famiglia, figli, moglie, lavoro e amante sull’altare del successo. A un certo punto il film segue la filosofia scorreggiona in voga nel periodo, perché l’arbitro Buzzanca si prende una dissenteria durante una trasferta in un paese tropicale e termina una partita facendosela letteralmente sotto. Per curare la debolezza cronica l’arbitro deve assumere droghe e anfetamine, recuperando la stima del figlio che finalmente lo vede come un essere debole e pieno di difetti. La droga lo eccita a tal punto che durante la sua ultima partita non si decide a fischiare la fine e deve essere portato via dal campo in ambulanza. La critica del regista si appunta verso gli eccessi che portano a tristi risultati, anche se lo scopo è solo quello di divertire. Il nostro arbitro è dedito a passatempi erotici, che non possono mancare vista la presenza di Buzzanca, ma tra tutti spicca un bunga bunga ante litteram. Joan Collins ha quarant’anni ma è sempre affascinante e resta un’icona dell’erotismo internazionale. Nella pellicola è una giornalista intrigante e sporcacciona che si porta a letto l’arbitro, ma al tempo stesso ne parla malissimo sulla stampa, definendolo un pavone e un presuntuoso. Alcuni momenti erotici vedono nudi integrali della bella Collins, mentre fa l’amore con Buzzanca su una spiaggia tropicale, nel letto di una camera d’albergo e in alcune pose plastiche in bikini. Evidente il contrasto tra la moglie sicula sottomessa e la donna in carriera emancipata che fa le sue scelte e tratta l’uomo come oggetto. Lando Buzzanca è straripante nella macchietta da arbitro arrivista che per avere successo non guarda in faccia a nessuno. Daniele Vargas è un credibile presidente della commissione arbitrale che protegge il suo pupillo, lo segue quando dirige le partite, ma non parla con la stampa. Soggetto e sceneggiatura sono del regista, Raimondo Vianello e Alessandro Continenza. Football Crazy, la canzone dei titoli è cantata dal calciatore della Lazio e della nazionale Giorgio Chinaglia. Condivisibile il giudizio entusiasta di Marco Giusti su Stracult: “Uno dei migliori e più divertenti film sul calcio mai fatti in Italia”. Molti volti noti del calcio italiano: Pigna, Carosio, Chinaglia, che interagiscono con il protagonista. “Il film era stato scritto per Alberto Sordi, poi lo interpretò Buzzanca che in effetti aveva fisicamente con lui qualche punto di contatto, ma grazie all’attore siciliano la sceneggiatura prese una strada farsesca”, afferma Luigi Filippo d’Amico su Commedia all’italiana di Piero Pintus. Lando Buzzanca ribatte su Amarcord: “Io ho voluto fare quel film. Io ho contattato Luigi Filippo d’Amico, proponendogli di scrivere la storia di un arbitro, con tutte le implicazione del caso. Mi interessava analizzare il grande potere di un arbitro che fa stare con il fiato sospeso tutta l’Italia quando dirige una partita importante. Un grande film. Mi sono persino incontrato con Concetto Lo Bello per imparare a recitare bene il personaggio”. Rivisto oggi, comunque, mostra le rughe del tempo che passa e non è invecchiato bene.