Per ricordare Nino Castelnuovo (Lecco, 28 ottobre 1936 – Roma, 6 settembre 2021), scomparso all’età di 85 anni, andiamoci a rivedere uno dei suoi film meno noti, tra l’altro girato dalle parti di casa mia.
Quella età maliziosa è il terzo film di Gloria Guida, ancora una volta diretta da Silvio Amadio, in un lavoro a metà strada tra i peccati in famiglia e il dramma erotico. Amadio è solito mescolare amore e morte nelle sue opere, spesso torbide, sensuali e con finali altamente drammatici. Il film è scritto e diretto da Silvio Amadio che firma anche il montaggio mentre alla sceneggiatura collabora Piero Regnoli. La fotografia è di Antonio Maccoppi, le scenografie sono di Saverio d’Eugenio e le musiche di Roberto Pregadio. Prodotto da Domizia Cinematografica e distribuito da D.E. CA. Il cast: Gloria Guida, Nino Castelnuovo, Anita Sanders, Mimmo Palmara, Andrea Aureli e Mario Garriba.
Quella età maliziosa non è uno dei migliori film interpretati da Gloria Guida, anche se sono apprezzabili alcuni buoni spunti erotici e si segnala la presenza di un buon attore di fiction televisiva come Nino Castelnuovo che ricordiamo abile a saltare la staccionata nel Carosello di un famoso olio di oliva, ma anche nei panni di Renzo nei Promessi Sposi. Ha ragione Paolo Mereghetti (una stella e mezzo) a definirlo un film irrisolto che vorrebbe mescolare tensioni melodrammatiche, introspezione psicologica e morale di classe ma finisce per perdersi tra panorami dell’Elba e lunghi silenzi. Un film che ricordiamo con piacere per la suggestiva location elbana e per un piano sequenza al porto di Piombino che segue la partenza del traghetto. Napoleone (Castelnuovo) si lascia alle spalle il passato per un futuro da giardiniere nella villa di Anita Sanders (la madre) e di Gloria Guida (la figlia Paola). La storia cerca di costruire una suspense erotica grazie a una Guida ragazzina maliziosa e perversa che circuisce Napoleone (il nome giusto per uno che fugge dal passato e si esilia all’Isola d’Elba), tentato a più riprese anche dalla madre. Si ricorda la scena dell’autobus affollato e la Guida che si struscia al corpo di Napoleone complice uno sguardo malizioso. Non è da meno la sequenza della finta malattia, con Nino Castelnuovo medico improvvisato invitato dal padre di Paola a toccare i punti del corpo che più le fanno male. Se la pellicola può essere salvata è proprio per la carica erotica di alcune scene chiave. La trama vede Napoleone in fuga da una vita familiare insoddisfacente per colpa di una moglie bisbetica. Il film si apre con una voce fuori campo della consorte insoddisfatta che riempie di accuse il marito. Lui è un pittore (ma durante il film lo vediamo dipingere solo nella prima scena) che si improvvisa giardiniere e accetta un’offerta di lavoro lontano dalla città, all’Isola d’Elba. Il prototipo della moglie noiosa e bisbetica è molto stereotipato e resta nella memoria soltanto una voce fastidiosa priva di ogni spessore narrativo. Napoleone parte per l’Elba dal porto di Piombino, accompagnato dalla musica suggestiva di Roberto Pregadio e da un’ottima fotografia che fa risaltare uno stupendo paesaggio marino. A Portoferraio è atteso dalla bella Paola che prima esibisce una maliziosa carica da lolita mordicchiando un lecca-lecca e subito dopo, a bordo di una corriera colma di passeggeri, si lascia andare a una serie di toccamenti con un imbarazzato Nino Castelnuovo. La scena è molto sensuale, non mostra niente ma descrive bene una situazione erotica che vede il giardiniere circuito dalla ragazzina. Alla villa conosciamo un pescatore spagnolo (Mimmo Palmara) che si manifesta come un essere brutale mentre afferra Paola per un braccio e tenta di abbracciarla. La ragazza riesce a fuggire in casa. Napoleone comprende che madre e figlia vivono insieme e si accorge di essere oggetto di una contesa erotica tra le due donne. Il film si sviluppa con molta lentezza, come quasi tutti i film erotici del periodo storico. Si segnalano molti sponsor occulti: Punt & Mes, Fernet Branca, Ferrarelle… L’aiuto di certe aziende a base di pubblicità indiretta è fondamentale per le piccole produzioni, va da sé che si notano numerose scene con inquadrature forzate sulla bottiglia di turno.
Nella parte centrale sono interessanti alcune situazioni erotiche. Gloria Guida prende un mangiadischi, si abbandona a un malizioso spogliarello a tempo di rock, sfoggia un sensuale completo intimo viola e una sottoveste bianca. Napoleone la spia mentre fuma una sigaretta ed è sempre più irretito dalla ragazzina. Alcune scene dopo Napoleone dà un passaggio a Paola per Portoferraio e la ragazza torna a casa a piedi per non far sapere alla madre che è andata in paese insieme al giardiniere. Il giorno dopo il pescatore spagnolo provoca sessualmente la ragazza ballando una rumba erotica e concludendola con una selvaggia masturbazione mentre lei chiude la finestra indignata. Napoleone accorre in difesa della ragazzina e tra i due finisce a cazzotti. Ha la peggio Napoleone, soccorso dalla padrona di casa che finisce per provocare sessualmente il giardiniere. Prima disquisisce sulle dimensioni del pene dello spagnolo e si lancia in un’accusa verso il perbenismo ipocrita di chi si stupisce che una donna parli di simili argomenti ma dopo compra le riviste porno. Poi sfida Napoleone a mostrasi nudo davanti a lei e per dare l’esempio si spoglia, salvo tirarsi indietro quando il giardiniere vorrebbe fare l’amore. Questa scena è ad alta gradazione erotica e, sebbene la Sanders non sia giovanissima come la ventenne Gloria Guida, sprigiona sensualità da tutti i pori. Fa una breve comparsa anche il marito, uno scrittore che studia la figura di Napoleone all’Elba. Più che uno storico pare un bello sporcaccione perché convince Napoleone a curare la figlia sofferente di quella che pare soltanto una finta malattia. Registriamo un’altra scena erotica interessante, male introdotta con la forzatura del padre di Paola che invita Napoleone a spalmare una pomata sulle spalle e sul petto della figlia. Il giardiniere non è un medico… A poco serve la successiva spiegazione del regista, quando fa confessare a Paola che l’uomo non è suo padre ma soltanto il marito della mamma. Si comprende la sua morbosa eccitazione mentre le mani di Napoleone si muovono lussuriose sul corpo della ragazzina. Napoleone scopre che la madre se la fa con il pescatore spagnolo (ecco perché conosceva le dimensioni del suo pene!). Ricordiamo alcune belle scene sul Monte Capanne con la salita in funivia, brevi scorci di una stupenda Isola d’Elba non ancora assalita dal turismo di massa e deturpata dalla cementificazione selvaggia. Gabbiani che volano e cantano con il loro caratteristico verso, agavi spinose, scogliere rocciose, calette sperdute in riva al mare. Tutto molto bello, merito della location ma anche di Antonio Maccoppi, diligente direttore della fotografia. Si scopre che Paola ha un fidanzato, ma di lui non le importa niente, infatti se ne libera per gettarsi tra le braccia di Napoleone, davanti ai ruderi di una chiesetta sconsacrata. Un’altra notevole scena erotica dove non si vede niente ma si intuisce molto è diventata la cover della pellicola. Gloria Guida allunga i piedi verso il grembo di Napoleone accarezzandolo mentre sta guidando l’auto. L’uomo rischia di finire fuori strada mettendo in pericolo l’incolumità fisica della madre e del marito. Abbiamo il tempo per assistere a uno strip notturno di Paola che dà appuntamento a Napoleone per il giorno successivo in pineta. Napoleone non se lo fa ripetere e il giorno dopo nel luogo convenuto trova i vestiti di Paola seminati ad arte come inquietanti tracce erotiche. Quando la raggiunge è completamente nuda e gli si concede. Si tratta della scena di sesso più esplicita del film e per diverse sequenze la giovane attrice appare senza veli. Tra Napoleone e Paola vediamo carezze e baci appassionati, poi la ragazza si concede distesa sull’erba. Un gioco di inquadrature passa dalla figura nuda della ragazza alle mani chiuse a pugno, quindi il regista sfuma per tornare sulla madre che sta cercando la figlia. A questo punto il dramma si scatena inatteso ed è una situazione tipica dei film di Amadio, in questo caso l’unica che sul piano della trama valorizza la pellicola. Infatti nessuno si attenderebbe la tentata violenza carnale da parte del pescatore spagnolo e neppure la reazione della ragazza. Paola riesce a liberarsi dell’uomo e lo tramortisce con un colpo di pietra alla testa. Napoleone era andato a lavarsi e al suo ritorno assiste alla tragica scena. Dopo qualche isterismo convince Paola a rientrare a casa, quindi cerca di rianimare il moribondo e getta la pietra con cui Paola l’ha colpito. Arriva sul posto la madre, scopre quel che è accaduto, si libera di Napoleone con una scusa (lo manda a prendere dei medicinali) e getta in mare il pescatore assassinato. Quando Napoleone torna con le medicine si accorge che il corpo dello spagnolo non c’è più. La madre di Paola lo minaccia e gli dice che se il corpo tornerà a galla lo incolperanno dell’omicidio. Paola è una bambina, non può pagare per una colpa non sua. Napoleone fa il gesto di strozzare la donna ma alla fine comprende che deve accettare la sua Waterloo e fuggire dall’Isola d’Elba. All’imbarco del traghetto appena il tempo per un’ultima suspense quando incontra due carabinieri che dicono: “Ha perduto qualcosa”. Dalla valigia cadono le mutandine di Paola. Il film termina con l’aliscafo che si allontana dal porto per immergersi in un suggestivo tramonto marino.
Marco Giusti (Stracult) definisce il film “un giallo all’italiana”, forse con un’iperbole, aggiunge che si tratta di una pellicola “poco vista” e non è vero, perché sia al cinema che nei passaggi televisivi è uno dei film più noti tra le interpretazioni giovanili di Gloria Guida. Pino Farinotti concede due stelle ed è la sintesi più giusta per una pellicola non completamente riuscita ma che conserva validi momenti da thriller erotico. Quella età maliziosa ha anche una versione francese, che sfrutta il successo de La liceale e inaugura la stagione dei titoli fuorvianti: La lycéenne a grandi.