Rinascimento e Barocco: lontani culturalmente, cronologicamente vicini

Articolo di Marco Fumagalli

Sebbene il periodo storico dell’Umanesimo- Rinascimento sia cronologicamente attiguo a quello del Barocco seicentesco, innumerevoli sono le divergenze dal punto di vista storico, letterario e artistico. Quanto appena avvisato e facilmente ravvisabile nel genere letterario del poema. In particolare, il poema eroico, nato tra i dibattiti tra gli intellettuali del seicentesimo secolo, costituisce il genere che meglio di ogni altro rappresenta il risultato del contemperarsi delle esigenze di ordine individuale, aperti alle varietà del mondo e dalle esigenze della fantasia. Infatti sorse la necessità di portare quelle varietà ad un disegno unitario che giustificasse e mobilitasse la narrazione all’interno di un disegno provvidenziale. Tutte queste sfaccettature sono rintracciabili nel poema della Gerusalemme Liberata di Tasso e nell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Il XVII secolo, dal canto suo, rappresenta un vero spartiacque per i criteri costitutivi del genere letterario del poema epico. Infatti, nonostante il 600 presenti una ricca produzione di poemi eroici, la qualità di questi ultimi risulta sostanzialmente modesta. Il modello tassiano, a cui si spirano diversi autori seicenteschi, si avvio ad una in arrestabile decadenza. Questo fenomeno è da ricondursi ai nuovi gusti del pubblico; esempi emblematici di quanto appena asserito si trovano nella Secchia rapita di Alessandro Tassoni e nell’Adone di Giovan Battista Marino. Nella prima opera evidente fin dal titolo la volontà dissacratoria dell’autore. Il riferimento è al rapimento di Elena, dal quale prese le mosse la guerra di Troia, cantata da Omero nell’Iliade, a cui si rifecero i fautori cinquecenteschi del poema eroico. La guerra proposta dall’autore invece è un immaginaria diatriba del XIII secolo, che si combatté tra Modena e Bologna. Tuttavia, la volontà di liberarsi dalle regole prescritte dalla poetica di Aristotele, elaborate a metà del 1500, si esprimono pienamente nel poema lirico di Giovan Battista Marino. Nel corso della narrazione si nota una enorme dilatazione delle descrizioni, molto più ampia del racconto delle vicende del giovane Adone e di Venere. È quindi evidente il disinteresse dell’autore nel rispetto della concatenazione logica della narrazione e del filo conduttore della storia. Si arriva infatti al rifiuto dell’ordine tradizionale e delle gerarchie elaborate nel corso delle generazioni precedenti a Milano. Questa rottura con il passato risulta evidente quando si analizzano i poemi rinascimentale di Ariosto e Tasso. Nell’Orlando furioso, fin dall’inizio, l’autore cita esplicitamente i tre fili conduttori del suo poema. Anche nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso è ravvisabile una narrazione ed un filo narrativo. 

Un’ ulteriore evoluzione del genere letterario del poema si riscontra nel corso del 1700 quando, in tutta Europa, si afferma la corrente filosofico-culturale dell’Illuminismo. Paradigmatica è la più importante opera di Giuseppe Parini, il poema il Giorno. In quest’opera l’autore riprende la contaminazione tra “l’alto” e “basso” che venne introdotta da Tassoni nel secolo precedente. Tuttavia in Parini si nota una volontà didascalica finalizzata alla presa di coscienza del lettore di quanto fosse decaduta moralmente la classe nobiliare del suo tempo. Infatti Parini, in tutte le sue opere, abbraccia una visione utilitaristica della letteratura in linea con la visione illuministica.

Quindi si può affermare che il genere letterario del poema, sebbene abbia radici molto antiche, nel corso dei secoli sia stato uno specchio fedele della sensibilità e del periodo storico in cui è stato scritto. Dunque il confronto tra opere diverse tra opere scritte momenti storici diversi fornisce una chiara visione del cambiamento culturale maturato nel corso dei secoli.

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