Il 15 settembre 2006 nella città di Firenze muore Oriana Fallaci. Fin da bambina è uno spirito energico, battagliero. A dieci anni è una partigiana. Da piccola è educata a lottare per la verità. Un altro tratto fondamentale che caratterizza «uno degli autori più letti ed amati del mondo» è il suo odio per ogni dittatura.
Oriana Fallaci è una donna tessuta dalla ragione e dalle tante passioni che scrivono le pagine d’una storia di una straordinaria testimone del Novecento. Anche la sua storia d’amore con Alexandros Panagulis è una delle più straordinarie d’ogni tempo.
Al 1961 risale il primo successo editoriale della Fallaci con Il sesso inutile. Nel 1962 viene pubblicata la sua prima opera narrativa: Penelope alla guerra. Nel 1965 pubblica il libro Se il sole muore. Nel 1967 come corrispondente di guerra per L’Europeo – «officina» di grandi giornalisti – si reca in Vietnam per testimoniare quella che lei definì una «sanguinosa follia».
Sincera amica di Pier Paolo Pasolini, Oriana Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell’omicidio del poeta. Come PPP anche la Fallaci denuncia i vandalismi degli studenti borghesi che invocano Che Guevara ma poi vivono in casa con l’aria condizionata, che a scuola vanno con la macchina di papà. Un’analisi profetica per una generazione alla soglia dello sbando oggi divenuto «liquido» e universale.
Nel 1975 pubblica Lettera a un bambino mai nato (Ri-scrivo l’incipit che ha commosso e commuove ogni lettore: «Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla»). Un best e long seller da quattro milioni di copie e tradotto in venti lingue.
Nel 1977 consegnandole la laurea honoris causa in letteratura, il rettore del Columbia College di Chicago la definisce «uno degli autori più letti e amati del mondo».
Nel 1990 viene pubblicato il romanzo Insciallah in cui lo scrittore (è questo il sostantivo con il quale si definiva e che si legge sulla sua tomba al Cimitero Evangelico agli Allori di Firenze) riduce in unità narrativa la ribalta internazionale con il racconto, un lunghissimo racconto. Il libro è ambientato tra le truppe italiane inviate nel 1983 nella capitale Beirut. Allora la Fallaci ottenne dal Ministero della Difesa di essere accreditata presso il contingente italiano. Chi ha letto ed amato il romanzo non può non ricordare le lettere del professore: «[…] L’uniforme non mi mette le bende agli occhi, non provoca in me chiusure umane o intellettuali. Non mi vieta di amar la cultura, di leggere Platone ed Erasmo e Kant. Non mi impedisce di stare dalla parte dell’Uomo, di capire che malgrado la sua perfidia e la sua cretineria egli è davvero la misura di tutto […]» (p. 204). Ed ancora: «La vita non è un problema da risolvere. È un mistero da vivere» (p. 760).
Dopo la pubblicazione di Insciallah Oriana Fallaci sceglie di andare a vivere a New York. I suoi articoli, i suoi scritti sull’11 settembre (La rabbia e l’orgoglio un articolo pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera il 29 settembre 2001 poi divenuto un pamphlet; La forza della ragione; ecc…) hanno provocato e provocano ancora oggi sia apprezzamenti, elogi sia accese contestazioni. In questi scritti, Oriana Fallaci, con coraggio e determinazione, denuncia l’integralismo islamico e la vigliaccheria e pavidità di un certo Occidente.
I suoi libri, tradotti in tutto il mondo, sono la testimonianza di una «voce» libera, audace sempre alla ricerca della «verità» che si nasconde nelle pieghe della Storia.