Secondo un antico proverbio «san Benedetto la rondine sotto il tetto» la memoria liturgica del fondatore del monachesimo orientale era fissata al 21 marzo in quanto il santo muore proprio a Montecassino (Frosinone) il 21 marzo dell’anno 547 e/o 560.
Il 24 ottobre 1964 papa Paolo VI proclama san Benedetto patrono principale dell’Europa (negli anni tra il 1980 e il 1999 papa Giovanni Paolo II aggiunge all’autore della Regola i santi e le sante Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Cirillo e Metodio, Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein]). Il 24 ottobre 1964 è il giorno della riconsacrazione della chiesa e dell’abbazia di Montecassino, distrutta nel 1944, durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Oggi, 11 luglio, si celebra, dunque, la memoria liturgica di san Benedetto da Norcia, un uomo dalla «voce grande e dolce» (Jacques Le Goff), il fondatore del monachesimo occidentale. Conosciamo la vita di san Benedetto quasi esclusivamente grazie al libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno – papa dal 590 al 604 – che – come osserva e insegna Jacques Le Goff (cfr. Il cielo sceso in terra. Le radici medievali dell’Europa, pp. 24-25) «merita probabilmente più di altri (dello stesso san Benedetto o Carlomagno) il titolo di padre dell’Europa».
La nascita di Benedetto viene datata intorno all’anno 480. La sua famiglia proviene «ex provincia Nursiae» (dalla regione della Nursia). I suoi genitori benestanti lo inviano a studiare, a formarsi a Roma. Benedetto disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni di studi lascia l’Urbe e si sposta nei pressi di Tivoli per condurre una vita ascetica; da lì poi passa a Subiaco dove un monaco di nome Romano lo riveste con l’abito monastico. Nell’anno 529 circa san Benedetto sul monte che sovrasta Cassino fonda la celeberrima abbazia e dona una Regola ai suoi monaci che costituiranno l’ordine benedettino. Una Regola che riassume la tradizione monastica orientale ma si adatta con saggezza al nuovo mondo medievale latino, aprendo una via nuova alla e nella civiltà europea dopo il declino di quella romana. Nella Regola la preghiera e il lavoro (ora et labora) hanno un ruolo determinante, fondante. Nel solco di questa Regola in Europa sorgono tante abbazie: centri di preghiera, di cultura, di promozione umana, di ospitalità per i poveri e i pellegrini. Sempre il grande storico Jacques Le Goff ricorda come dove Benedetto e i suoi monaci si stabiliscono essi fanno «rifiorire la terra»: frutteti, orti, laboratori, ecc. Anche grazie a Benedetto l’Antichità cede il posto al Medioevo e il monachesimo diventa il centro propulsore del rinnovamento di quei luoghi, di quelle terre ove un tempo estendeva il suo dominio il diritto romano e che negli anni di Benedetto, e prima, erano piombati nel buio dell’anarchia.
Anche Benedetto – scrive il professore Roberto Osculati – «ha un ruolo eminente nell’enciclopedia religiosa della Commedia. La sua figura è collocata nel cielo di Saturno, quello più elevato della silenziosa contemplazione, che è anche un boato di protesta contro il tradimento degli ideali evangelici e monastici nelle epoche successive alle origini (cfr. Dante, Paradiso, XXII, 1-99). Il patriarca del cenobitismo dell’occidente ricompare nell’ultima visione unitaria degli spiriti beati collegato emblematicamente con Giovanni Battista, prototipo dell’ascesi monastica, con Agostino e con Francesco (Paradiso, XXXII, 32-36)» (R. Osculati, La teologia cristiana nel suo sviluppo storico. Primo millennio, Edizioni San Paolo, 1996, p. 281).
Nel Cielo di Saturno, Dante nell’ineffabile cantica del Paradiso, «la più bella delle tre cantiche della Commedia» (Umberto Eco, «Lettura del Paradiso» in Scritti sul pensiero medievale, Bompiani, p. 777) si rivolge ad «altri assai illustri ospiti» tra i quali spicca, rifulge per intensità un beato che si rivela essere appunto san Benedetto:
Quel monte a cui Cassino è ne la costa
fu frequentato già in su la cima
da la gente ingannata e mal disposta;
e quel son io che sù vi portai prima
lo nome di colui che ’n terra addusse
la verità che tanto ci soblima;
e tanta grazia sopra merelusse,
ch’io ritrassi le ville circunstanti
da l’empio cólto che ’l mondo sedusse.
Questi altri fuochi tutti contemplanti
uomini fuoro, accesi di quel caldo
che fa nascere i fiori e ’ frutti santi
Dopo aver parlato della sua esperienza di guida spirituale, Benedetto presenta a Dante gli altri beati del cielo di Saturno: Macario, esponente del monachesimo orientale, Romualdo, fondatore dell’Ordine dei Camaldolesi. Ciò che contraddistingue la vita di questi contemplativi è l’ardore della carità:
«quel caldo
che fa nascere i fiori e’ frutti santi» (Paradiso XXII, 47-48).
Il 24 ottobre 1964 papa Paolo VI proclamando san Benedetto patrono d’Europa intende riconoscere la meravigliosa opera di questo uomo e santo per la formazione della civiltà e della cultura europea. Sul problematico tema dell’identità e delle radici dell’Europa più volte è ritornato papa Benedetto XVI specialmente nel famoso discorso tenuto al Parlamento tedesco (22 settembre 2011) nel quale ha espresso in una forma assai sintetica ma saggia le sue idee in merito: «La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma – dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa».
P.S.: Le immagini dell’articolo raffigurano vari momenti della vita di san Benedetto così come sono illustrati dagli affreschi di Spinello Aretino, XIV secolo, nella Basilica di san Miniato al Monte a Firenze.